sabato 26 febbraio 2005

Colle di VERS (m 2.862)


Sabato 26 febbraio 2005




Io, Manu, Paolino l'Alpino, Carlo e Fabri



Previsioni meteo ottime; attacchiamo Rocca La Marchisa (m 3.071), bellissima montagna situata tra la Valle Varaita e la Val Maira.

Precisamente, imbocchiamo la valle laterale della Val Varaita, la splendida Valle di Bellino, risalendola tutta, fin dove possibile in auto, vale a dire fino al Rifugio Melezé (m 1.812).
Ci prepariamo e partiamo: fa molto freddo, ma è perfetto.
Al primo bivio, pochi metri dopo la partenza, prendiamo a sinistra la sterrata (ovviamente innevata), che con una serie di tornantini s'inoltra sulla sinistra orografica del Vallone Traversagn, stacca sulla sinistra (m 2.025) il sentiero per il colletto omonimo e si avvicina alla base della Rocca Vuorze. La traccia prosegue con una serie di lunghi tornanti, incidendo i franosi valloncelli che scendono dai monti Pence (m 2.832) e Gabel (m 2.873) fino a sbucare sul bellissimo Piano di Traversagn (m 2.240), dopo circa un'ora e mezza.
Da qui vediamo bene il nostro obiettivo:



Grandiose pareti calcaree intorno a noi, mentre percorriamo l'interminabile falso-piano:




Seguiamo la traccia, ma si fa molta fatica...

Saliamo ancora, ma Fabri arranca e rimane indietro... anche Manu si stacca, ma ci raggiungerà:

La vetta non pare avvicinarsi molto...

Alla nostra sinistra, la bellissima cresta che unisce il Bric Camosciera (m 2.934) al Pelvo d'Elva (m 3.064):

La traccia prosegue inerpicandosi lungamente sulla china terminale, fino a sbucare sullo spartiacque Varaita-Maira, inciso dal Colle di Vers (m 2.862).
Manu ci raggiunge, poi, con me, Paolino e Carlo, non possiamo far altro che constatare l'ora troppo tarda per pensare di proseguire fino in vetta...


In effetti sono già le 13,30 e la vetta dista almeno un'ora; la giornata è bella, ma in inverno la notte cala presto...

Torniamo giù, in fretta, visto che al colle siamo sferzati da un vento gelido incredibile e la temperatura è nettamente sotto lo zero.
Tornati alle grange sul pianoro, ci concediamo un riposo ed uno spuntino:


Scendendo, poi, lo sguardo è calamitato e rapito dalla splendida quanto sorprendente Rocca Senghi, coi suoi vertiginosi strapiombi dolomitici:

Ormai siamo quasi al rifugio, dove troveremo Fabri e dell'ottimo thè caldo!

sabato 19 febbraio 2005

VISO MOZZO (m 3.019): via Normale invernale

Sabato 19 febbraio 2005



Io e Paolino l'Alpino



Pochi giorni dopo il nostro precedente tentativo, naufragato nel vento fortissimo che spazzava l'alta Valle Po, torniamo sul luogo del delitto.
Siamo a ranghi ridotti, solo io e Paolino e le condizioni non è che siano molto migliori... anzi...
Nuvole e nebbia, freddo nella norma, ma buone condizioni del manto nevoso.
La vista del Viso Mozzo (m 3.019) dai pressi del Lago Chiaretto è piuttosto lugubre e repulsiva, sembra la Nord dell'Eiger; lo stesso vale per la Est del Monviso (m 3.841):
Oggi siamo molto determinati e bene attrezzati, con racchette da neve e ramponi per i tratti più impegnativi e ripidi.
Arriviamo alla sella da cui si scende per il Lago Grande di Viso (m 2.640) ed il Rifugio Quintino Sella e deviamo a sinistra, imboccando i lunghi pendii che pare non si sappia dove conducono, a causa della nebbia...
Saliamo su ottima neve, in completa solitudine, come piace a me:

Saliamo e ad un certo puno diviene indispensabile togliere le racchette e calzare i ramponi, per superare un tratto ripido con neve compatta.
Alle nostre spalle, il Visolotto (m 3.348) ci osserva:
Finalmente le nostre fatiche giungono a compimento, ecco apparire nella nebbia la croce di vetta:
Foto più o meno idiote:
Ovviamente siamo solo noi in giro...
Dopo aver sgranocchiato qualcosa, ci rimettiamo in marcia e scendiamo, facendo molta attenzione al terreno a tratti insidioso che ci attende:
Il morale è alto, finalmente abbiamo raggiunto la cima anche in condizioni invernali:
La pietraia sulla morena compresa tra il Mozzo ed il Viso:
Ormai siamo fuori, lungo la stradina che conduce agli impianti possiamo rilassarci: