sabato 27 novembre 2010

BRIC RUTUND (m 2.492): Salita invernale da Chiazale


Sabato 27 novembre 2010



Io e Paolino l'Alpino

Scende la prima neve e noi ci facciamo trovare pronti.
Alla fine la conta dei presenti si ferma ancora una volta a due...
Paolino passa a prendermi alle 7,00 e si parte alla volta della Valle di Bellino.
Inutile partire troppo presto: la via che saliremo è esposta a nord e farebbe un freddo cane; il rischio valanghe è minimo, come constateremo sul posto.
Saliamo con calma, giriamo la macchina poco prima del Rifugio Melezé (m 1.812) e torniamo giù fino al ponte quotato 1.738 m; qui ci prepariamo e partiamo, io con le racchette da neve e Paolino con gli sci.
Sono le 9,20.
La nostra meta è il Bric Rutund (m 2.492), facile escursione su neve al cospetto della parete nord del Bric Camosciera (m 2.934):

Splende il sole, ma le previsioni parlano di maltempo in arrivo dopo le 16,00.
Cominciamo la salita, che si rivela piacevole e molto tranquilla; la temperatura in partenza è -6° C.
Alle spalle di Paolino, la valle di Bellino, dominata dal curioso monolito quarzitico della Rocca Senghi (m 2.455):

La traccia è ottima: potere di Gulliver... la voce si sparge via web e la gente accorre...

Con il vestito invernale, le montagne assumono un aspetto himalayano:

La nostra meta è la cima sulla sinistra, sotto gli strapiombi del Camosciera:

Le cui pareti sono veramente impressionanti, orlate dagli sbuffi di vento e neve dalla vetta:

Più a ovest, la meta dei nostri amici Bruno e Simone, Rocca la Marchisa (m 3.071):

A nord-est, invece, ecco spuntare il Re di Pietra, il Monviso (m 3.841), oggi simile al K2:

Verso ovest, ecco nuvole in arrivo, in anticipo sui tempi...

Usciti dal bosco, siamo investiti da raffiche di vento gelido, che tra l'altro peggiorano non poco la progressione, ricoprendo la traccia di neve di accumulo... Paolino passa in modalità Hannibal:

Verso quota 2.300 m, usciamo su un crinale e ci si apre la vista verso il Vallone di Vallanta, dominato da Monviso (m 3.841), Visolotto (3.348), dove eravamo poco più di due mesi fa, e Punta Gastaldi (m 3.214):

Fa freddissimo, ma la cima si avvicina:

Le pareti che ci circondano mi rapiscono...

Paolino mi regala un effetto colorato, riprendendomi attraverso la mascherina:

Intanto il sole ha lasciato rapidamente posto alla tormenta... nevica!
Ma siamo in cima, dopo 1h 50':

Alle mie spalle, la nord-est del Bric Camosciera:

Ed eccomi sulla vera cima del Bric Rutund (m 2.492):
Fa troppo freddo, facciamo quasi subito dietro-front e scendiamo tranquillamente, nonostante il vento abbia quasi cancellato la traccia.

sabato 13 novembre 2010

TRE DENTI di MEANO (m 1.000): Via delle Placche + Michelin-Battù + Via delle Placche Rosse


Sabato 13 novembre 2010


Io, Bruno, Manu e Paolino l'Alpino




Tempo uggioso anche oggi.
Appuntamento con Bruno a Perosa Argentina.

In macchina dibattiamo sulla destinazione: io dico Tre Denti di Meano, Manu dice Vallone di Bourcet.
Benché stufo di aver quasi sempre ragione :-D, provo ad assecondarlo: arrivati al Bourcet, parcheggio e ci incamminiamo verso le pareti, che raggiungiamo in dieci minuti: c.v.d, tutto bagnato...

La nebbia ha bagnato la roccia, che in quella valle stretta e chiusa non asciugherà per un pezzo...

Torniamo in macchina e ci dirigiamo ai Tre Denti di Meano (m 1.000), non lontani ma esposti più favorevolmente, dove infatti la situazione è molto migliore: appena scesi dall'auto già avvertiamo un microclima più mite; ci prepariamo e saliamo nel bosco verso le pareti.

Venti minuti dopo, ci siamo: la roccia è asciutta.

Attacchiamo il Dente Occidentale, dividendoci tra chi vuol fare vie lunghe e FF (f**ci falesisti :-D):

  • Io e Paolino l'Alpino - Alpinisti
  • Manu e Bruno - FF

Parte Paolino, che attacca la Via delle Placche (5c TD- 3L 80 m):


Il primo tiro è gradato 5b, ma entrambi troviamo qualcosa di strano, che credo vada al di là delle solite maggiori difficoltà del primo tiro della giornata...
Alla fine chiudiamo il tiro un po' lavorato, ma veramente non può essere 5b; anche il 5c va stretto, io dico 5c+.

Ultimi metri per me:

Ci alterniamo come sempre ed attacco la placca della seconda lunghezza (5c):

La spittatura si mantiene bella ariosa e, da sotto il tettino in alto, non trovo più spit fino alla sosta, 10 m più in alto...

Paolino mi segue:

La roccia è bellissima, asciutta; il tempo tiene, anche se coperto.
Paolino esce dal tetto:

Il terzo tiro (5a) è ancora in placca e Paolino procede senza difficoltà:

Sotto di me, Bruno arriva in catena:

A questo punto, decidiamo di traversare a destra in parete e raggiungere la prima sosta della via Michelin-Battù (5b D 4L 110 m):

Abbiamo già percorso questa via 2 anni e mezzo fa.
Vado avanti lungo il primo tiro (4b), senza problemi:

Poi Paolino risale le placche della lunghezza successiva (4c):

La roccia è splendida ed eccoci al tiro che aveva fatto bestemmiare Paolino due anni e mezzo fa.
Stavolta invece salgo la lunghezza (5b) senza difficoltà, vincendo lo strapiombo iniziale, le placche ed il diedro che seguono ed il passaggio chiave pochi metri sotto la sosta.
Paolino mi raggiunge:

Non lontana, la vetta del Dente Centrale:

Paolino supera di slancio l'ultimo breve tiro (4a) ed in pochi minuti siamo in vetta al Dente Orientale:

Con lo sguardo vado immediatamente alla Via delle Placche Rosse (5b 4L 100 m), non lontana:

Paolo, ormai siamo qui: se non la saliamo ora, quando mai?
Si tratta di una delle ultime vie aperte da Fiorenzo Michelin; anche se Manu e Bruno a quest'ora staranno già aspettando, ci lanciamo in quest'ultimo viaggetto!
La discesa dal Dente è spettacolare: prima una traversata in cresta, poi una doppia da 25 m su una una sosta piuttosto... artigianale!

Poco dopo eccoci all'attacco della grande placca rossa: parto io e salgo ingran velocità il primo tiro (5b), molto bello:

Paolino mi raggiunge:

Alle nostre spalle, la vetta del Dente Orientale appena scalato e disceso, circondato dalle nebbie che vanno alzandosi:

Il secondo tiro (5a) è ancora molto divertente:

Segue una lunghezza facile ed interlocutoria, poi un breve spostamento a piedi fino alla base del risalto finale (4c):
Dalla cime, nebbia ovunque:

Veloce foto di vetta, poi via, giù per gli sfasciumi e senza sentiero, fino a raggiungere i due soci, che se la contano seduti accanto alla mia auto, chiusi fuori!

sabato 6 novembre 2010

MONTE SETTE CONFINI (m 1.300): Cresta dei 7 Confini

Sabato 6 novembre 2010
Io e Paolino l'Alpino
Ancora una volta in Sbarua, per sfuggire al grigio ed alla nebbia padana.
Siamo io e Paolino, ma quando arriviamo al parcheggio incontriamo il nostro ex-corso di alpinismo, con tutti gli istruttori: Sergio, Massimo, Filippo, Valerio e naturalmente Osvaldo. Data la grande affluenza, decidiamo di defilarci e di salire ai Torrioni del Talucco, un settore un po' fuori dai soliti schemi, che raggiungiamo per un sentiero ideato da noi, decisamente migliore di quanto descritto dagli apritori delle vie...
Lo spettacolo della natura oggi vale il prezzo del biglietto: il Monviso domina sul mare di nebbia che ingabbia tutta la pianura: Il tutto è impreziosito dagli splendidi colori autunnali, che ogni anno riescono nel miracolo di lenire il mio dolore per l'estate che ci lascia...
In breve siamo al cospetto dei nostri torrioni: la via che saliremo è la Cresta dei Sette Confini (6b+ max 5c ob 10L 220 m): Anche oggi siamo al sole e la temperatura è molto gradevole, ciò che accresce la nostra commiserazione per i piccoli uomini che penano nel recinto sociale, laggiù da qualche parte nella nebbia...
Eccoci all'attacco della via: Ci leghiamo, parto io: lo sperone si impenna immediatamente:
Il primo tiro (5a) offre movimenti particolari, molto verticale, con una serie di brevi strapiombi ben manigliati: La seconda lunghezza (5a) vede Paolino avanti, ci alterniamo come al solito:
La roccia è splendida, un granito che offre grip notevole.
Unico neo della via, due o tre trasferimenti a piedi per passare da un torrione all'altro.
Dopo il primo, io salgo un breve tiro in placca, facile (4a), cui segue un traverso e la quarta, bellissima lunghezza (5b), un diedro verticale: Dopo un altro breve trasferimento, attacco un pilastro verticale, prima sullo spigolo, poi in placca; è la quinta lunghezza (5b): La chiodatura è molto generosa, niente da dire.
Mangiamo qualcosina, mentre la temperatura sale all'inverosimile: io arrampico a tratti in maglietta, a tratti con una maglia sottile addosso... da non credere, a quasi metà novembre!
Il sesto tiro tocca a Paolino: una serie di divertenti diedri (5a): Ci portano al cospetto del tratto chiave della scalata: la famigerata placca strapiombante quotata 6b+: OK, vado avanti e subito ho il mio daffare per superare un breve strapiombo, ben protetto da spit.
Al di sopra, qualche metro di tregua conducono sotto alla placca strapiombante, segnata da un'evidente fessura svasa e quasi cieca: Abbondano chiodi e spit e non impiego molto a capire che ovviamente si tratta di azzerare e alla svelta, prima di ghisarsi completamente...
In effetti laparete è azzerabile, anche se rimane un passaggio obbligato che mi richiede tutta la mia tenenza... una presa svasa da tenere duro mentre rinvio lo spit alto.
Dopo qualche tentativo, ci riesco e continuo a salire: OK, sono al di sopra dell'ostacolo.
Trovo un'ottima sosta e faccio salire Paolino: Volgiamo lo sguardo a quanto ci aspetta davanti e la vista non è rassicurante, perchè ci si para innanzi una seconda placca, dritta e lievemente strapiombante, ancora di sesto grado: Paolino si salva, cavandosela con un facile tiro di collegamento, fino alla base della successiva lunghezza, la nona (6a), che tocca ancora a me...
Parto deciso, la roccia è magnifica e nella prima parte mi muovo in aderenza: Una cengia mi separa dalla parte invece più fisica ed atletica del tiro, una parete lievemente strapiombante solcata da un paio di fessure parallele:
Stavolta la roccia offre qualche appoggio per i piedi, ma le mie braccia sono a pezzi, per cui prima di ghisarmi definitivamente tiro un paio di rinvii e salgo in cima: Qui giunto, mi accorgo che la via non è ancora finita, mentre invece è proprio così che definirei le mie braccia... finite!
Paolino va avanti, è il decimo tiro (5b), che ormai non ci fa più impressione: risale le placche e supera il risalto finale prima sulla sinistra, poi uscendo a destra: Salgo a mia volta, affamato e stanco: Vetta!
Splendida giornata, vissuta in solitudine totale nonostante l'invasione di corsi CAI nei settori più frequentati della Sbarua: Il Monviso veglia sempre su di noi: I Denti di Cumiana sembrano chiamarci:
Chissà, un giorno o l'altro ci torniamo!