sabato 30 maggio 2015

PUNTA DUE DITA (m 3.147): Torre Sud

Sabato 30 maggio 2015
Io e Simone

Una grande giornata di alpinismo, con la A maiuscola.
Per motivi famigliari ultimamente ho dovuto ridurre l'attività (spero ancora per non molto...), ma stavolta voglio sfruttare al massimo l'opportunità, realizzando un'idea che mi frulla in testa da tempo.
Si tratta di scalare la Punta Due Dita (m 3.147), certamente il Tremila più misterioso e dimenticato nel gruppo del Monviso.
Nonostante sia una punta magnifica, aguzza e solitaria, soffre la vicinanza di altre vette celebri e non ha vie di salita realmente facili oppure vie di scalata attrezzate in chiave moderna.
Aggiungiamo l'avvicinamento già di per sè decisamente alpinistico, con la marcia su neve fino al conoide alla base del Canale Due Dita (PD   45°   400 m), Quindi la salita del canale stesso, bella e generalmente fatta come uscita a sè stante.
Ecco, invece questo per noi sarà "solo" l'avvicinamento all'attacco della parete rocciosa, la Torre Sud della Punta Due Dita.
Questi credo siano gli ingredienti che spiegano come mai nessuno vada a scalare queste pareti, unitamente al fatto che in giro si legge (vecchie guide CAI) che la roccia non sia delle migliori e che occorra caricarsi di tutta l'attrezzatura possibile per progressione su neve, canale ripido e roccia da attrezzare.
In realtà una via normale esiste, ma presuppone gli ostacoli detti prima (avvicinamento alpinistico) ed è comunque una via di III grado, non proprio una passeggiata per tutti.

Partenza fissata alle 4,00.
Siamo io e Simone.
Guido rapido e alle 5,30 parcheggiamo al Pian del Re (m 2.020), dove ci prepariamo e ci carichiamo addosso praticamente tutto quello che si può pensare di dover usare in montagna... scarponi ai piedi, scarpette da arrampicata nello zaino, insieme con due corde da 60 m, imbrago, rinvii, nuts, friends, cordini e fettucce (anche da abbandono), martello, chiodi, anelli di calata, casco, piccozza, ramponi, ghette, racchette da neve, bastoncini telescopici, abbigliamento di alta quota, occhiali da ghiacciaio, cibo e da bere...
I versanti nord di (da sinistra): Monviso (m 3.841), Visolotto (m 3.348) e Punta Due Dita (m 3.147):
Saliamo lungo il sentiero che conduce al Rifugio Quintino Sella e, poco dopo il Lago Fiorenza, ecco un bel colpo d'occhio sulla nostra meta, la "piccola" punta a destra del Visolotto:
Una zoomata, che mostra bene la Torre Sud, bella diritta:
Quando raggiungiamo il Lago Chiaretto, siamo in vista del Canale Due Dita, a destra:
Di fronte a noi, intanto, la parete nord del Viso con il Bivacco Folchi-Villata cerchiato in rosso:
In questi giorni tra l'altro la nord del Monviso è letteralmente presa d'assalto, rispetto agli anni scorsi: le ottime condizioni ed il tam-tam mediatico richiamano molti amanti del genere.
Il Canale Due Dita (PD   45°   400 m), visto da dove inizia la neve e calziamo i ramponi (le racchette da neve non serviranno, solita precauzione cautelativa e ridondante...):
Il meteo è splendido:
Nessuno in giro, mentre risaliamo il conoide alla base del canale:
Ora abbandoniamo le racchette, da qui in poi non sarebbero servite comunque; la schifosa crema solare in faccia, d'obbligo purtroppo:
L'imbocco del canale, con evidenti segni di colate di neve:
Simone si attarda un po', poi mi raggiunge:

La salita del canale non pone problemi, anche se le condizioni sono obiettivamente già un po' al limite:





L'ora non è l'ideale, inoltre, essendo saliti in giornata... ma si prosegue:
Pian piano il colle si avvicina:

In basso si accumulano già le nebbie tipiche della Valle Po:


L'ultima parte del canale prima dell'uscita si presenta più ripida, fin quasi a 50°:
L'uscita, che raggiungiamo alle 9,15:
Volgo a destra lo sguardo ed ecco la parete est della Punta Due Dita, che ci aspetta:
Ci portiamo sulla spalla rocciosa, fuori dalla neve, dove possiamo comodamente cambiare assetto, passando dalla modalità neve a quella (a me più congeniale) roccia:
Quella che per tutti è la meta e la fine della gita (il Colle Due Dita), per noi è l'attacco della via...
La parete è bellissima, non vedo l'ora di attaccarla:
Dopo la pausa ristoratrice e la telefonata a casa per sapere se è tutto ok e posso proseguire, indosso le scarpette, ci leghiamo con una mezza corda da 60 m doppiata e via verso l'ignoto, dal momento che non ci sono praticamente relazioni o report di salita.
Incontro modeste difficoltà di III grado lungo le placche iniziali, dove mi innalzo diritto:

La roccia è molto buona, più su devio a sinistra:

Incontro la prima sosta su fix con anello, mentre la corda è finita e Simone può partire:
L'idea è infatti di procedere in conserva protetta fin quando sarà possibile.
Riparto anch'io, scalando le belle placche e fessure appena a destra del diedro rampa vicino alla sosta:


La roccia sopra di me mi fa sentire molto piccolo... pensare che da fondovalle questa montagna sembra piccola a sua volta...
Alle nostre spalle troneggia la parete nord del Monviso:
Proseguo e mi trovo di fronte a quello che dovrebbe essere il canale lungo cui corre la via normale e lungo cui probabilmente ci caleremo:
Simone mi segue:
Ora siamo a un bivio: non ci sono segni di passaggio o attrezzatura... L'istinto mi porta a destra, a seguire una rampa ascendente verso destra, fino a reperire la base della Torre Sud:


Salgo alcuni risalti e mi porto in alto:
Simone mi assicura, deve aspettare che scorrano i 30 m di corda che ci separano, in conserva:
Sopra di me una parete con i controfiocchi, dove credo corra la via della Torre Sud (5a   D+   4L   200 m):
Quasi subito mi trovo di fronte ad una scelta non da poco: vado o non vado?
Infatti mi aspetta già un passaggio dal quale non potrò tornare indietro, se si va si va...
Chi mi conosce sa bene che quand'è così... si va!
Salgo deciso; purtroppo devo ammettere che la via non è molto proteggibile, così in pratica scalo la torre di quinto grado senza assicurazione...
Verso la sommità del pilastro, un ultimo passaggio verticale da superare in opposizione parziale grazie ad una grossa lama staccata a sinistra ed ecco un segno di passaggio, un vecchio chiodo con moschettone di calata:
La parete verticale sotto di me, di roccia magnifica e continua nell'impegno e nell'esposizione:
Ne esco a sinistra, cavalcando la lama di cui sopra, poi raggiungo una comoda cengia.
Qui mi fermo e decido che il tratto precedente merita un'assicurazione degna al mio compagno, anche grazie al chiodo provvidenziale piazzato proprio sulla sua verticale.
Da qui intanto posso studiare quello che sembra il castello sommitale della cima sud:
Qui succede un intoppo: la corda rimane infatti pizzicata da qualche parte, così io penso che Simone abbia difficoltà a salire e lui pensa lo stesso... in realtà siamo entrambi fermi e perderemo quasi mezz'ora, soprattutto a causa del vento forte che si è levato e che impedisce qualsiasi tipo di comunicazione verbale tra di noi...
Alla fine Simone sale e raggiunge il punto di incastro; da lì in poi potrò recuperare corda ed assicurarlo.
Intanto a causa del vento gelido Simone ha qualche problemino di stomaco, ma stoicamente prosegue senza battere ciglio.
Saliamo ora alcuni risalti più facili, mi porto sotto la parete verticale che sostiene il castello sommitale della cima sud e studio per un po' dove salire, individuando addirittura 3 alternative:

  1. attaccare direttamente il pilastro alla mia destra, verticale e sicuramente impegnativo;
  2. scalare il diedro-fessura di fronte a me ed andare a reperire una sorta di rampa in placca verso sinistra, che intuisco potrebbe condurci al di sotto di strapiombi ad aggirarli per guadagnare forse l'intaglio tra le due cime della montagna;
  3. traversare deciso a sinistra, dove però la strada è sbarrata da un paio di metri non impossibili, ma impegnativi ed in piena esposizione, senza possibilità di protezione... dopo però il terreno è certamente facile, almeno finché riesco a vedere...
Tento la terza via, ma a metà del passo torno indietro: troppo pericoloso, oltretutto siamo in due e non potrei proteggere il passaggio...
Vado ad esplorare la seconda strada, salendo di un paio di metri nella fessura ed ecco che poco sopra individuo un vecchio chiodo:

Ok, ora sono certo che la via sia questa: salgo ancora poco, poi con un passo in fuori prendo aderenza lungo la rampa diagonale a sinistra che intuivo dal basso, che in effetti si presenta decisamente fattibile:
Incontro un secondo chiodo e proseguo: giro l'angolo e sono a pochi passi dalla cima sud, da cui posso vedere molto vicina la vera cima della montagna, la Cima Nord:
Mi fermo e recupero l'amico, che spunta con l'immancabile Go-Pro sul casco, con uno sfondo a dir poco himalayano:
Scendiamo pochi passi all'intaglio ed ecco l'ultimo breve tiro di corda, decisamente verticale:
Scende anche Simone e mi assicura:
Pochi istanti dopo raggiungo la vetta della Punta Due Dita (m 3.147), dopo un entusiasmante finale su tacche e in dulfer, seguito a ruota da Simone:
La sosta sull'esile vetta:
Sono le 12,00 in punto.
La vista è subito rapita dalle pareti nord-ovest di Visolotto (m 3.348) e Monviso (m 3.841):
Di fronte a noi, verso nord, Punta Gastaldi (m 3.214):
Magnifico!
Superfluo specificare che non c'è libro di vetta e ovviamente non c'è nessuno...

La prima doppia di calata è dalla cima, per tornare all'intaglio:
Un'ultima occhiata al Visolotto:
ed alla vetta del Viso:
con il caratteristico Dado di Vallanta:
Simone scende a sua volta:
Scendiamo poi a piedi lungo alcuni risalti ed una crestina, attraversando anche un piccolo nevaietto, poi eccoci in cima al canalone che avevamo individuato stamattina, che in effetti è quello lungo cui ci caleremo:
Sosta a prova di bomba:


Visolotto:
Zoom sulla sua vetta, che ho tra i miei prossimi obiettivi:
Ambiente magnifico:
Il canale lungo cui ci caliamo:
Attenzione: la terza calata richiede molto più dei 50 m che ho trovato riportati sulle relazioni di gulliver...
Usciamo dalle doppie, recuperiamo le corde sempre senza intoppi, poi scendiamo con attenzione lungo il diedro-rampa che porta ad affacciarsi nuovamente verso il Passo Due Dita, dove reperiamo l'anello di calata su spit da cui eseguo l'ultima doppia:
Il Passo ci aspetta; 
L'ultima doppia di Simone:
Ridiscendiamo i risalti alla base della parete e ci riportiamo in configurazione neve, con scarponi, ramponi e piccozza:
Lato italiano, come sempre, c'è nebbia, mentre lato francese tutto pulito.
Scendiamo i primi metri faccia a monte, poi acceleriamo:
Le condizioni come detto sono al limite, inoltre ormai è pomeriggio: risultato, scendiamo accompagnati da qualche colata di neve, che ci affianca come una sorta di piccolo fiume di neve marcia.
Poco dopo siamo al conoide alla base del canale: 
Qui incontriamo due sparuti alpinisti che vagano alla ricerca del Bivacco Villata, per la nord del Viso...
Li ragguagliamo su quanto siano fuori strada ed indichiamo la retta via, poi ci carichiamo anche le racchette da neve in spalla e via, si scammella fino al Pian del Re.
Simone per oggi ne ha abbastanza (anch'io...):
Una salita magnifica, a dir poco completa ed in ambiente grandioso e selvaggio.
Consigliata a chi si sappia muovere con una certa dimestichezza su terreni di alta montagna, ovviamente.