mercoledì 19 ottobre 2022

MARGUAREIS (m 2.651): Gandolfi - Gattai


Mercoledì 19 ottobre 2022

Io e Stefano

Un'altra  grande avventura con Stefano, di questo si tratta, più che di una normale scalata in montagna...

Tempo fa ho scovato la relazione di una via particolare, storica, sulla parete nord del Marguareis (m 2.651), la punta di diamante delle Alpi Liguri.

La via in questione è la Gandolfi - Gattai (IV   D-   7L   300 m), via aperta in stile classico e pochissimo attrezzata, se non per le soste chiodate a spit di recente da parte delle guide alpine della zona.

Inutile sottolineare come a Stefano la cosa sia sembrata subito a dir poco entusiasmante.

Arriva il giorno giusto, in questo splendido autunno 2022: le condizioni sono ok, il clima è già un po' freddino ma si dovrebbe ancora resistere; il cielo non è limpido nelle previsioni, ma tanto siamo in parete nord... in ombra comunque... ok, è deciso, si va.

L'appuntamento è alle 6,15 a Chiusa Pesio; trasloco il materiale sull'auto di Stefano e percorriamo i pochi minuti che ci conducono a Pian delle Gorre (m 1.032), dove posteggiamo ancora al buio...

Ci prepariamo con corde, rinvii, nut e friend, oltre ovviamente alle pile frontali accese.

Più tardi si fa giorno e, dopo l'iniziale deviazione causa lavori di sistemazione delle piste forestali, saliamo lungo l'usuale sentiero che ci porta in vista della celebre parete nord-est dello Scarason (m 2.359):

Più tardi arriviamo quasi a lambirne le propaggini inferiori, la parete è grandiosa... peccato sia tristemente famosa anche per la terribile qualità della roccia, friabile e insidiosa:
L'avvicinamento è lungo (1.300 m di dislivello), ma indubbiamente magnifico... alle 9,15 siamo al Laghetto del Marguareis:
Da qui, tocca iniziare la lunga e a tratti penosa risalita del Canale dei Genovesi, che si insinua tra le pareti calcaree del gruppo, lasciandoci a destra la Punta Tino Prato (m 2.595), dove tre anni fa io e il Pol avevamo salito la mitica via Aste-Biancardi:
La prima parte è camminabile, poi il detrito si fa più fine e sciolto e la pendenza aumenta... come la fatica:
Alle nostre spalle, illuminato dal primo sole, ecco il Rifugio Garelli (m 1.970):
Arranchiamo sempre più, salendo sul lato sinistro del canale (faccia a monte), aggrappandoci alle rocce quando possibile... con lo sguardo iniziamo a cercare la famosa cengia di inizio della via:
Stefano sale qualche metro avanti a me; la cengia di attacco è quella successiva, una sessantina di metri secondo la relazione, alla grande cengia Garibaldi:
Perdiamo molto tempo, ma alla fine scovo lo spit con cordino di inizio della via, su cui sostare:
Mi permetto un consiglio, secondo me più semplice e chiaro di quanto leggo sulle relazioni: semplicemente, l'attacco della via si trova all'altezza della grande caverna che campeggia sulla parete dalla parte opposta del canale:
Ok, sono le 11 e finalmente attacchiamo la nostra via; fa freschino ma non freddo; parto io davanti.
Salgo tenendo la direttrice della grande cengia che sale verso sinistra, con difficoltà molto contenute (II), ma su terreno decisamente infido e delicato, come noto; l'attraversamento di uno speroncino mi costringe ad alcuni movimenti in precario equilibrio; poso un friend e vado avanti; poi raggiungo una rampa sempre ascendente verso sinistra, con no spit alla base, rampa che ad un certo punto diventa ricoperta di detrito, dopo di che raggiungo i due spit di sosta in una nicchia sulla destra, dopo aver posato un secondo friend medio.
Quando Stefano mi segue, raggiunge il secondo friend e si impegna in una lotta furibonda per estrarlo... combatte più di mezz'ora, ma alla fine ce la fa, dopo aver in parte rotto una parte della fessura:
Ci alterniamo al comando; Stefano prosegue a sinistra per una decina di metri, poi scala le roccette e i lastroni alla base del canale nero; la relazione parla di sosta su un pulpito a sinistra del canale, dopo 40 m; Stefano viene ingannato da un cordone in alto a destra e lo raggiunge, capendo però di essere fuori via... Ok, decidiamo che attrezza una sosta e mi fa salire, in attesa di capire meglio.
In effetti, percorro i primi metri e, quando entro alla base del canale nero, riesco a scorgere molto a sinistra il pulpito di sosta; a difesa dell'amico, devo dire che in effetti il pulpito roccioso descritto sembrava un altro... Troviamo una soluzione: io vado in sosta e semplicemente assicuro Stefano mentre ridiscende e mi raggiunge.


















martedì 18 ottobre 2022

TORRE di AIMONIN (m 1.374): Pesce d'Aprile


Martedì 18 ottobre 2022

Io, Leo e Lollo

Oggi si festeggia il compleanno di Lollo! 

Da tempo mi son segnato la data ed è di rigore prendere ferie per andare a scalare in Valle dell'Orco.

Temperature ancora incredibili per la stagione, ma oggi non vogliamo esagerare e rimaniamo giù di quota, per salire una via famosa ma che ancora ci manca: la via del Pesce d'Aprile (VI   6L   170 m) alla Torre di Aimonin (m 1.374), dove ho scalato una volta anni fa con Bruno.

Per l'occasione c'è anche Leo, cordata a tre per una giornata di grande cumpa.

Appuntamento al casello di Carmagnola, poi carichiamo la mia auto e si parte per il torinese.

Dopo la lunga strada, tra l'altro irta di limiti e rilevatori di velocità, parcheggio nella piazzetta di Noasca e ci concediamo la giusta colazione; dopo prendiamo su la roba e via verso il breve avvicinamento.

La temperatura è buona come previsto, purtroppo nonostante il giorno feriale di mezza stagione troviamo una cordata all'attacco della nostra via...

Poco male, saranno veloci e la via è breve.

Quando tocca a noi, Leo attacca i tranquilli risalti del primo tiro (IV+), fino a sostare sul filo dello speroncino, dopo un divertente diedro:

Seconda lunghezza (IV-) in traverso a destra, lungo una vaga rampa anche discendente, rinviando un albero secco e andando a reperire un diedro-camino verticale:
Leo ne esce sostando su comoda cengia:
Salgo per secondo e chiude Lollo:
Oggi me ne sto rilassato, lascio andare avanti gli amici, a partire dal festeggiato.
Il quale affronta il famoso terzo tiro (5c+), il tiro "della lastrina" (o della "latrina", come lo ribattezziamo noi oggi), che consiste in una bella dulfer con l'aiuto di una grossa scaglia o lastra, con lo spazio buono per le falangi che tirano in fuori e controbilanciano la spinta del piede contro la parete:
E' presente un singolo spit, in partenza, dopo un breve traverso a destra:
Poi un nut incastrato aiuta molto la psiche: scopriremo il giorno seguente che il nut in questione era stato abbandonato qualche anno fa dal mitico amico Renna!!!
Qualche passo faticoso e si è fuori, in cengia, da cui senza problemi si raggiunge la comoda sosta.
Sale poi Leo e chiudo la fila io, trafficando un buon dieci minuti per rimuovere un friend di Lollo:


Quarta lunghezza (6a): un primo diedro a destra conduce ad un secondo diedro, verticale, che costringe a continui cambi di assetto alla ricerca dell'equilibrio:
Lollo in azione:
In alto, un ultimo passo delicato conduce all'esile terrazzino di sosta:
Salgo poi io e la lunghezza mi impegna a fondo:
Chiude il trittico Leo, che raggiunge la parte verticale del diedro:
Qui si impegna anche lui in una lotta furibonda con un friend, che alla fine cede e viene fuori dalla fessura, riportando il buonumore nella cordata:

Il quinto tiro (5c) è decisamente più abbordabile, seppur sempre bellissimo: Lollo sale i primi risalti granitici, portandosi al di sotto di un evidente strapiombo:
Lo affronta da sinistra, trovando fortunatamente ottime prese in uscita e andando a sostare appena al di sopra, dopo un tiro breve:
Quindi tocca a me, che salgo divertendomi un sacco:


Chiude ancora la fila Leo, che sale senza problemi:

Frattanto, la cordata trentino/valsusina che ci aveva preceduti all'attacco si sta calando lungo la via dello Spigolo, da cui scenderemo anche noi:

Leo ci raggiunge in sosta, al sole:
E siamo all'ultimo tiro (6a), il sesto: Lollo resta davanti, sale alcuni facili risalti:
Poi impegna una fessura-camino che dal basso sembra poca cosa, lo ammetto, ma che poi troverò bella ostica pure io:
Infine, sale una fessurina verticale che conduce a placche un po' sporche in uscita, fino alla sosta finale.
Salgo a mia volta, seguito a ruota da Leo:
Il provvidenziale alberello secco a metà fessura:
Un traverso a sinistra di una trentina di metri, un po' vegetato, ci porta alle calate, dove celebriamo il solito selfie di vetta:
La giornata si è fatta fotonica dal punto di vista del meteo, magnifica e calda.
Iniziamo le calate, almeno queste oggi le faccio da primo:

Le calate filano lisce, in breve siamo alla base della parete e al parcheggio, da cui possiamo riguardare il nostro percorso granitico di oggi:

Riusciremo a trovare un bar aperto per una bevuta di compleanno solo in autogrill in tangenziale a Torino... non il massimo della recettività turistica la Valle dell'Orco ad ottobre... ma va bene così.
Alle prossime avventure!