sabato 25 luglio 2009

ROC DE LA NIERA (m 3.177): Cresta Ovest-Sud-Ovest + ROCCA BIANCA (m 3.064): Via Normale



Sabato 25 luglio 2009


Io, Livio e Paolino l'Alpino



Che splendida giornata alpinistica!
La sera prima io e Paolino siamo ancora indecisi sulla meta... poi stabiliamo di andare alla Rocca Bianca (m 3.064), in zona Colle dell'Agnello (m 2.744), con Livio che salirà la Normale (F) e noi che saliremo One Again (5b AD 6L 200 m).
Il meteo dice tempo splendido e zero termico a 4.500 m.
Partiamo alle 5,30, guida Paolino.
Un paio d'ore dopo parcheggiamo ai primi tornanti in terra francese e ci mettiamo in marcia.
Fa molto freddo, ghiaccio e brina: il meteo ha sbagliato, lo zero termico è molto più basso del previsto.
Dopo circa un'ora siamo al Col de Chamoussière (m 2.882):

Il panorama è già splendido ed è calamitato dalle forme accattivanti e grandiose di Roc de la Niera (m 3.177):

Volgendo lo sguardo ad ovest, sulla destra ammiriamo Le Rouchon (m 2.929), mentre sullo sfondo dominano le vette del Delfinato:

Un quarto d'ora dopo siamo sotto i risalti finali della Rocca Bianca (m 3.064):

Il problema è che il vento è forte e gelido, per cui non si riesce ad arrampicare...
Troviamo riparo dietro ad una grande roccia e ci accovacciamo al sole per mangiare e bere qualcosa, in attesa di miglioramenti...
Intanto arrivano diverse persone che attaccano la Normale; sono le 10,00, rompiamo gli indugi e decidiamo di cominciare a salire tutti insieme la Normale, poi si vedrà...
Il tracciato della via:

Io non riesco a staccare gli occhi da Roc de la Niera (m 3.177), che i francesi chiamano Tete de Toillies:

Fa molto freddo, soprattutto alle mani; la prima parte della via segue uno stretto passaggio tra neve e roccia:

Si sale poi lungo una trincea, chiusa da massi verticali che , seppur con buone prese, obbligano ad un passo faticoso; Livio impegnato:

Il percorso è sinuoso, dopo l'anticima siamo sotto il castello finale:

Livio segue deciso:

La vetta:

Ci infiliamo in una cengia-trincea, sbarrata da un salto roccioso:

Paolino precede sulla cresta finale:

Gli ultimi passi, un po' esposti:

Anche Livio percorre gli ultimi metri con attenzione; alle sue spalle, la splendida Roc de la Niera (m 3.177):

Il panorama dai 3.064 metri della vetta: verso ovest, il Delfinato, Le Rouchon e, sullo sfondo, il Bric Bucié (m 2.998), scalato pochi giorni fa:

Allegra foto di vetta:

Oggi giornata limpida, persino il vento gelido sta calando.
Oltre la croce di vetta, il Monviso (m 3.841) e, alla sua sinistra, il Visolotto (m 3.348):

Verso est, il paese di Chianale, la Val Varaita ed il lago:

Scendiamo senza problemi dalla cima e decidiamo il da farsi...
Alle 11,30 decidiamo che è ora di arrampicare, il sole è altissimo e caldo, il vento freddo è in diminuzione.
Scendiamo tutti e tre verso il Lago Blanchet Superiore, dove giungiamo a mezzogiorno.

La vista della montagna ci ha fatto cambiare idea: non scaleremo le placche spittate della Rocca Bianca, bensì andremo alla ricerca dell'avventura lungo la Cresta Ovest-Sud-Ovest (4c D 6L 150 m) di Roc de la Niera (m 3.177)! Troppo bella!

Livio ci apsetta qui al lago, gli lasciamo un libro, il sole ed una radio con cui ci terremo in costante contatto.
Stimiamo che non sia esageratamente lontano raggiungere la nostra meta e l'attacco della via, così alle 12,30 partiamo io e Paolino.
Ora il vento è cessato, saliamo in fretta e poso di fronte al nostro obiettivo:

Alle 13,30 siamo al Col de la Noire (m 2.959):

Sentiamo Livio via radio: dice che si era già addormentato!
Volgiamo lo sguardo alla nostra sinistra, il versante sud-ovest di Roc de la Niera:

Mezz'ora dopo, abbandoniamo zaini e bastoncini sotto una roccia e studiamo la nostra parete:

Salgo gli ultimi metri fino al Col Blanchet (m 2.898) e fotografo la prima parte della parete che saliremo, con uno sfondo d'eccezione: Visolotto (m 3.348) e Monviso (m 3.941):

Paolino mi raggiunge, "armato" di corda:

Ci leghiamo; parto io: il primo tiro (3c) mi conduce lungo una paretina molto articolata, in diagonale verso destra e poi diritto in un ampio diedro privo di difficoltà:

Sappiamo che la via, aperta nel 1960, è stata riattrezzata, ma solo con l'aggiunta di pochissimi spit, nemmeno tutte le soste sono attrezzate.
Percorro una trentina di metri, raggiungo una cengia ampia, non trovo la sosta, per cui ne attrezzo una su spuntoni. Paolino mi raggiunge.
Il secondo tiro ci pone già qualche problema di orientamento: un friend incastrato ed un chiodo da una parte, un chiodo più nuovo 4 o 5 metri a destra...
Da entrambe le parti la parete parte leggermente strapiombante; Paolino prova a sinistra, ma è titubante; torna indietro e mi lascia condurre, non trova la tranquillità necessaria a salire su terreno avventuroso, poco chiodato e un po' misterioso da individuare.
Io accetto con piacere: questo tipo di salite mi entusiasma, anche se mi rimprovero di non avere con me martello e chiodi.
Supero lo strapiombo (5b), aiutandomi anche con il chiodo:

Poi risalgo un diedro-camino piuttosto appoggiato, senza difficoltà, fino a raggiungere una seconda grande cengia, che offre tra l'altro una comoda via di fuga verso la via normale.
Trovo due spit nuovi nuovi da collegare, da dove recupero il compagno:

La via piega ora a destra, uno spit indica di affrontare la placca (4a) e di salire in diagonale verso destra, fino ad una nicchia posta alla base di un diedro.
La roccia è un ottimo gabbro, molto solida.

Trovo una splendida sosta, con gran sollievo di entrambi:

Sopra di me, il diedro presenta un paio di spit tranciati di netto: evidentemente la via è stat un po' ridisegnata, in fase di parziale richiodatura:

Recupero Paolino, che sale la divertente placca e mi raggiunge nella nicchia in mezzo alla parete.
Una frecciolina di vernice rossa mi indica di salire in diagonale a sinistra, lungo una placca caratterizzata da buone lame e prese:

Raggiungo il filo di cresta e lo risalgo per pochi metri; Paolino mi assicura:

Che ambiente! Fantastico...
Studio la placca sopra di me, che pare condurre verso un inquietante fettuccia rossa con maillon che penzola da un enorme tetto aggettante:

Mi sposto al di là dello spigolo e trovo un invitante terrazzino, in posizione molto esposta ma comoda, con uno spit da 30 kN; lo collego ad uno spuntone e faccio sosta; mi raggiunge Paolino:

Sopra di noi, le lunghezze chiave della via: una splendida placca (4c) sale per una ventina di metri, protetta da un paio di spit; la affronto deciso, molto divertente:

So che la via prima o poi traversa a sinistra, per cui ogni tanto mi sporgo oltre il filo di cresta, ma mi trovo sempre di fronte ad un baratro impressionante, assolutamente impercorribile; continuo a risalire la placca, fino ad un terrazzino di rocce rotte, dove organizzo una sosta su spuntoni:

Sopra le nostre teste, un tetto poco invitante; faccio capolino e vedo la placca che lo sormonta, con uno spit alla sua sinistra, distante 6 o 7 metri.

Intanto recupero Paolino, che mi raggiunge in sosta; la rinforza con una fettuccia lunga, intanto adocchia un chiodo che non avevo notato in precedenza, proprio all'altezza del tetto da superare.

Attacco il sesto tiro (4c), superando il tetto e portandomi in placca; la traverso da destra a sinistra, fino al sospirato spit; quindi esco da sotto il tetto successivo doppiando il filo dello spigolo a sinistra; appena proteso oltre l'ostacolo, mi ristabilisco e rinvio un altro spit.

Ora affronto una parete lavorata da striature orizzontali, salendo in diagonale verso sinistra:

Salgo in direzione dell'uscita in cresta sull'anticima della montagna, rinviando 3 o 4 chiodi provvidenziali:

L'arrampicata è decisamente esposta e molto divertente; finalmente afferro il filo di cresta con le mani e mi isso al di sopra, dove faccio sosta su spuntoni.
Recupero Paolino, comunicando via radio; anche Livio è in ascolto e non manca di farci avere qualche colorito commento...
Paolino all'uscita della via:

Sono le 17,00, l'arrampicata ci ha impegnati per 2h 45'.
Dall'anticima percorriamo l'ultimo tratto della via normale, dopo aver fatto su le corde, ed in pochi minuti siamo alla croce di vetta:

Che giornata magnifica! E' molto raro da queste parti avere un'atmosfera così tersa... Non una nuvola, niente nebbia.

Verso nord: la Crete de la Taillante (m 3.197), il Pain de Sucre (m 3.208), la Rocca Rossa (m 3.185) ed il Pic d'Asti (m 3.219); in primo piano, la Rocca Bianca (m 3.064):

Ad est, il Monviso (m 3.841) ed i suoi satelliti; in primo piano, il Vallone di Soustra:

A sud-est, i Laghi Blu:

Lo sguardo spazia libero fino al Monte Rosa ed al Cervino.
In primo piano, la vetta conquistata poche ore fa ed il Lago Blanchet Superiore:

Comunichiamo a Livio il successo della scalata, firmiamo il libro di vetta ed iniziamo la discesa; sono le 17,30.
Qualche passo delicato e due calate in corda doppia ci depositano sugli sfasciumi sotto la via normale.

Torniamo agli zaini, poi via, si fa tardi, a causa del ritardo mattutino dovuto al freddo.
Alle 18,30 siamo oltre il Col de la Noire, scendiamo veloci continuando ad ammirare la "nostra" montagna:

La verdissima valle dominata da Le Rouchon:

Alle 19,00 telefoniamo per avvertire a casa che va tutto benissimo, ma torneremo tardi.
Già ammiriamo la Cresta Nord-Est di Roc de la Niera:

Abbiamo lasciato Livio oltre 6 ore fa, lui per ottimizzare i tempi è già rientrato verso l'auto; continuiamo a tenerci in contatto radio.
Non facciamo soste, galoppiamo anche se siamo molto stanchi; ogni tanto volgiamo lo sguardo alla cima, bellissima da ogni angolazione:

Giungiamo all'auto alle 20,30, dopo una discesa continua di 3 ore.


La giornata si conclude in trattoria a Pontechianale, in allegria.