lunedì 24 dicembre 2007

Val Veny


Lunedì 24 dicembre 2007




Io, Carlo e Paolino l'Alpino


Alcune recenti letture e serate a sfondo alpinistico ci spingono a lasciarci plasmare dal mito e dala storia, così, in questa vigilia di Natale 2007, abbiamo voglia di "pestar neve" al cospetto delle grandi vie, teatro di imprese incredibili compiute da fenomeni che rispondono al nome di Walter Bonatti, Giusto Gervasutti, Gaston Rébuffat, René Desmaison, Riccardo Cassin, Christophe Profit, Chris Bonington, ecc.

Manu dà forfeit.

Partiamo in tre e nel giro di un paio d'ore eccoci di fronte al colosso himalayano, il versante sud del Monte Bianco (m 4.807).

Svoltiamo a sinistra e parcheggiamo all'imbocco della Val Veny; siamo a circa 1.400 m di quota.

Il panorama è già mozzafiato: a sinistra, un mio grande sogno e progetto ancora incompiuto, il Dente del Gigante (m 4.014), da cui si sviluppa la Cresta di Rochefort, una grande classica alpinistica, e, sulla destra, la parete sud delle Grandes Jorasses (m 4.208):


Da noi il tempo è brutto, mentre in Vallée non c'è una nuvola!

Ci prepariamo e partiamo, con andatura tranquilla: oggi ci dedichiamo alla contemplazione, soprattutto.

Alla prima svolta a sinistra, si apre uno dei panorami più grandiosi dell'intero arco alpino: la grande Cresta di Peuteréy, una cavalcata dallo sviluppo di 8.000 m, che prevede nell'ordine: la cresta sud dell'Aiguille Noire de Peuteréy (m 3.773),con le sue cinque torri, la discesa in doppia lungo il sinistro ed interminabile spigolo nord della Noire, la salita dell'Aiguille Blanche de Peuteréy (m 4.112), la discesa al Col de Peuteréy, la salita di misto al Monte Bianco di Courmayeur (m 4.748) e la cresta nevosa finale, fino alla vetta del Monte Bianco (m 4.807)!



Stalattiti di ghiaccio contornano la via:


Eccoci, dopo circa due anni, al Santuario di Notre Dame de la Guérison, incastonato in questo scenario incredibile... Io rimarrei qui giorni interi ad ammirare, a progettare ed a sognare...


Seguo con gli occhi le linee delle vie più celebri, teatro di imprese epiche e di tragedie drammatiche, e con lo sguardo mi par di accompagnare idealmente i protagonisti delle leggende dell'alpinismo, scritte su questi versanti tormentati...

Ecco, per tornare alla realtà, una di queste leggende al mio fianco: chi è, Walter Bonatti? No, è Paolino l'Alpino!


Al centro della foto, davanti all'Aiguille Noire, il Mont Noir de Peuteréy (m 2.928); sulla sinistra, il Mont Rouge de Peuteréy (m 2.941), su cui corrono diverse belle vie moderne; a destra, tra luce ed ombra, il ghiacciaio della Brenva, con il crollo di un seracco:


Dettaglio del seracco distaccato:


Proseguiamo, mi lascio andare a qualche scatto in bianco e nero:



Ancora il Mont Noir:



Foto natalizia, ancora in bianco e nero:


Il sole fa capolino tra i pini carichi di neve:


Giungiamo, praticamente senza incontrare nessuno, cosa che non manca di stupirci vista la bella giornata e la data vacanziera, al minuscolo abitato di Peuteréy, dove in estate sorge un campeggio:

Ci troviamo esattamente sotto il Mont Noir:


Paolino in versione Gigi Buffon:


Rivoli nevosi danno sfogo ai piccoli distacchi di neve fresca lungo la parete, creando un effetto straordinariamente simile ad una cascata d'acqua:


Ci spostiamo ancora verso l'alta valle e si apre un panorama splendido sulla celebre Cresta Sud dell'Aiguille Noire de Peuteréy, una via che prima o poi sogno di scalare:


E' visibile al di sopra di una vasta cengia sospesa, tra il Mont Rouge ed il Mont Noir:


In lontananza, verso la Val Ferret, il Dente del Gigante e le Grandes Jorasses:


E' quasi un dispiacere "rovinare" la neve vergine e lasciare la traccia del nostro passaggio:


Ancora la sequenza di torri che individua la cresta sud: Pic Gamba (3.069 m), Punta Bifida, Punta Welzenbach (3.355 m), Punta Brendel (3.497 m), Punta Ottoz (3.586 m), Punta Bich (3.753 m) e vetta della Noire de Peuterey (3.773 m).

Torniamo indietro, sempre con calma, ammirando ancora la cattedrale di granito e ghiaccio che ci sovrasta:


Prima di arrivare ad Entreves (AO), bisbiglio un arrivederci al Dente del Gigante, poco prima di rivedere l'auto.

sabato 8 dicembre 2007

CORMA di MACHABY (m 798): Bucce d'Arancia



Sabato 8 dicembre 2007



Io e Paolino l'Alpino


Previsioni meteo: vento di phon, per cui siamo dubbiosi, poiché in zona Paretone, ad Arnad (AO), spesso soffia il vento, già di per sè...
Abbiamo una valida alternativa, lo Spigolo Hindu Kush alle vicine Placche di Oriana, ma intanto decidiamo di andare a vedere la situazione di persona.
Parcheggio sotto la parete, c'è poca gente (strano, oggi è festa), una sola macchina ed una scena tenerissima: due genitori scaricano i due loro figli, di età apparente 14 e 16 anni, li salutano e torneranno a prenderli dopo la via. Bene, credo che faranno strada: iniziano presto e salgono in autonomia. Paolino si lagna di non aver iniziato la scalata alla loro età, ma io dico che bisogna vivere intensamente il presente e poi mi pare che nel nostro piccolo qualcosina stiamo facendo...
Le condizioni climatiche sono ideali, considerando il calendario, per cui ci prepariamo e saliamo verso l'attacco delle vie.
Alle 10,15 attacchiamo la via prescelta: Bucce d'Arancia (5c max 5c ob 280 m 9L), una tra le più gettonate al Paretone.



Arriva il sole, la giornata è tersa.
Comincio io a "tirare" la via: la guida dice 5+, un'altra relazione dice 5b, fatto sta che, complice la minor frequenza delle mie uscite arrampicatorie ed il sempre duro "primo tiro", l'arrampicata mi vede decisamente impegnato.

Arrivo in sosta e recupero il fido Paolino:




La seconda lunghezza (5c) tocca a lui: si esce a sinistra, rimontando uno speroncino, poi si affronta una placca veramente impegnativa, solcata da una fessura:


Il terzo tiro (5a) prevede una traversata a destra di 5 o 6 metri; parto, ma quando sono a 4 o 5 m dallo spit e non arrivo a rinviare quello successivo, mi blocco: maledico il chiodatore, in quanto si trtta di fare un passo non molto difficile, ma un po' aleatorio e con il rischio di un lungo volo a pendolo; leggiamo e rileggiamo la relazione, poi lascio provare Paolino, perché veda anche lui e possiamo decidere in due il da farsi.
Quando si trova sul passo esposto, estrae il fido frog e tenta di allungarsi al massimo, finché riesce a rinviare. Bravo Paolino, possiamo proseguire!
A questo punto va avanti lui, ovviamente, e lungo il tiro le difficoltà diminuiscono.
Dalla terza sosta:



Parto per la quarta lunghezza (4a), alzandomi lungo uno speroncino divertente, poi giungo alla grande cengia mediana, alla sosta in comune con la via Tike Saab.


Paolino mi raggiunge e va avanti nel quinto tiro (5b), con partenza tranquilla, ma molto particolare nella seconda metà; la via passa infatti in un grande diedro, dalle pareti lisce, da affrontare prevalentemente in opposizione ed in spaccata. Paolino se la cava bene, giunti in sosta concordiamo nel ritenere la valutazione delle difficoltà piuttosto stretta.


Eccoci al tiro chiave della via, il sesto (5c): vado avanti io, con partenza tribolata e difficile, su placca viscida e avara di appigli; mi aiuto con l'albero retrostante e tiracchio pure un po' il rinvio, ma in qualche modo salgo.


Il tiro è veramente tosto, inoltre è lunghissimo. Secondo me ci potrebbe stare anche il 6a, ma dato il mio scarso allenamento negli ultimi tempi non vorrei esagerare...



Il settimo tiro (5a) ci permette di arrampicare finalmente in relax e procediamo, braccati dall'ombra che ormai sale inesorabile lungo la parete.


Sugli ultimi tiri andiamo via veloci e finalmente ci rilassiamo, ormai sicuri che riusciremo a sbucare in vetta; l'ottava lunghezza (5a) mi vede obliquare a sinistra, incorciando di nuovo la via Tike Saab e proseguendo per una quarantina di metri:


Paolino mi raggiunge e parte per il nono ed ultimo tiro (4a), ormai abbattuto e via via più semplice...


L'ultimo sole illumina il Pilastro Lomasti e la cima del Monte Coudrey (m 1.298):


ed ecco la vetta della Corma di Machaby, ancora una volta:


Il mio compagno di avventura, anche oggi, alla sosta improvvisata in vetta:

Foto di vetta:

Lungo il sentiero di discesa, una breve sosta al pittoresco santuario di Machaby: