sabato 30 agosto 2008

PUNTA GASTALDI (m 3.214): Cresta Nord


Sabato 30 agosto 2008




Io e Carlo


Splendida giornata di grande alpinismo!
L'idea mi frulla in testa da tempo: l'unica vetta che non ho mai scalato in zona Monviso è Punta Gastaldi (m 3.214), una montagna poco frequentata, anche per via dell'approccio decisamente alpinistico che richiede anche la via normale.
Passo a prendere Carlo e alle 7,10 siamo al Pian del Re (m 2.020), dove subito ci sfilano i 5 euro del parcheggio...
Ci prepariamo, ci imbraghiamo e partiamo alle 7,30; da sinistra a destra: il Re, il Monviso (m 3.841), il Visolotto (m 3.348) e la Punta Gastaldi (m 3.214):



Mezz'ora dopo siamo al Lago Superiore di Viso (m 2.313):



Da qui si vede benissimo la via che saliremo sulla Punta Gastaldi (m 3.214): la Cresta Nord (II+ PD 219 m di dislivello), via di respiro classico, non attrezzata:

Salgo leggero, imbrago già indossato, zainetto da 20 litri e corda da 8 mm da 60 m.
Seguiamo il nuovo percorso che conduce al Passo Giacoletti (m 2.995), dove attacca la via.


Alle nostre spalle, ecco il punto di attacco della via normale a Punta Roma (m 3.070):


Il meteo è splendido, il vento nullo.
Il percorso è attrezzato con corde fisse, spit ed abbondanti segni di vernice:


Alle 9,45 giungiamo al Passo Giacoletti (m 2.995), da dove la vista spazia fino al Delfinato:


Alla nostra destra si stacca la cresta che conduce fino in cima a Punta Roma (m 3.070), di cui si scorge la croce sommitale:



Doppiamo il crinale ed attacchiamo il primo risalto di Punta Gastaldi:



Ci teniamo sul filo di cresta, che si sale facilmente:


Prendiamo quota rapidamente, dietro di noi si delinea una grandiosa linea, che va da Punta Roma (m 3.070) a Punta Udine (m 3.027) a Punta Venezia (m 3.095):



Ora la cresta si fa più affilata ed impegnativa, ma sulla destra, lato francese, diverse cenge permettono di salire più facilmente o addirittura di tagliare direttamente all'intaglio e di evitare così il saliscendi lungo i risalti.


Carlo sceglie questa strada, mentre io rimango in cresta; infine, mi raggiunge in cima al primo risalto:


Poi ridiscende per aggirare un salto più impegnativo, mentre io (integralista crestista) rimango sul filo e scendo (II+) con alcuni passi in forte esposizione sul versante italiano:


Niente da dire, i percorsi in cresta sono i più spettacolari...


Giungiamo all'intaglio più marcato dell'intera cresta, in cui ci caliamo per una decina di metri a corda doppia grazie ad un cordone con anello di calata ancorato attorno ad uno spuntone:

Questo punto è psicologicamente delicato, in quanto sembra precludere la via del ritorno, o quantomeno un ripiegamento agevole...
In realtà direi che è possibilissimo ripiegare e risalire la paretina scesa in doppia, senza eccessive difficoltà.
Giunti sull'altro lato dell'intaglio, decidiamo di legarci in conserva e traversiamo l'evidente placca appoggiata verdastra, quindi salgo la fessura gradinata in centro (II) e risalgo lo sperone roccioso, facilmente, fino a riprendere il filo di cresta:

Carlo continua a trovare più semplice e più rassicurante il percorso in parete, che però aggira alcuni dei risalti della cresta: noi siamo qui per scalare la cresta nord, per cui rimango sul filo; visto che è legato a me, Carlo mi deve seguire...


Sghignazzando per le perplessità di Carlo, che in realtà se la cava benissimo, come al solito, saliamo lungo lo spigolo nord, ora più verticale, ma sempre con ottimi appigli ed appoggi:


Saliamo veloci, pur senza forzare: la giornata è splendida, siamo in perfetto orario e ci divertiamo un mondo; come pensavo, non incontriamo nessuno, nemmeno in lontananza...


A tratti l'arrampicata è esposta, ma tecnicamente senza problemi:

Siamo in cima ad un altro risalto, ma le punte sembrano moltiplicarsi e si inseguono:


Proseguiamo, mentre dal versante italiano iniziano ad innalzarsi le tipiche nebbie della Valle Po, causate dalla risalita di aria calda e umida.
Carlo cavalca la cresta:


Un passaggio reso delicato dall'incredibile esposizione sul versante italiano ci conduce in cima al penultimo risalto, da dove scorgiamo la croce di vetta, davanti alla poderosa parete nord-ovest del Monviso (m 3.841):


Una volta realizzato che l'ultimo intaglio è superabile con una brevissima disarrampicata, sempre sul filo, arriva il momento in cui sono certo che calcherò la vetta che sto inseguendo.


Ancora una volta, anziché congiungerci alla via normale, che percorre un canalino di sfasciumi a centro parete, decidiamo di rimanere in cresta e scaliamo una bella placca appoggiata:


La conformazione della parete ci chiama praticamente a strisciare verso la croce sommitale, lungo un'invitante placca lucente di sole:


Il Viso incombe su di noi, seminascosto dai vapori:


Finalmente, alle 12,00 siamo in vetta alla Punta Gastaldi (m 3.214)!!!


Complimenti a Carlo, ci siamo meritati un bel panino con coca-cola, mentre scriviamo le nostre frasi sul libro di vetta; un libro di vetta incredibilmente scarno: nel 2008, prima di noi, solo 15 cordate in cima...
Dopo il riposo, riprendiamo la nostra traversata, scendendo lungo la via Normale (3c PD- 300 m dislivello).
Dapprima seguiamo una traccia, poi una serie di cenge e gradoni, segnalati da ometti e segni di vernice sbiaditi.
Un ometto posto su uno spuntone roccioso ci indica il punto in cui abbandonare le cenge, risalire e poi scendere lungo il diedro-canale descritto dalla relazione, dove troviamo subito un ottimo ancoraggio per calarci a corda doppia.
Una prima calata di 15 m mi porta ad un secondo anello, da cui mi calo fino ad una forcella: guardando alla mia sinistra, riconosco la parete dove attacca la via ed il segno di vernice bianca alla base:


Carlo mi raggiunge in sosta, quindi ci caliamo lungo questa parete, fino alla base ed alla pietraia:

Attraversiamo la pietraia ed andiamo a intercettare il sentiero segnalato da bolli di vernice recente, che collega il Colle Vallanta con il Passo Giacoletti.
L'effetto della nebbia che, salendo dal versante italiano, si infrange contro la cresta è spettacolare e ci regala una comoda discesa in ombra, senza rischio di ustione della pelle:

sabato 23 agosto 2008

ARGENTERA (m 3.297): Cresta Sigismondi


Sabato 23 agosto 2008



Io e Manu

Un altro vecchio progetto, una via sognata da tempo.
Previsioni meteo contrastanti: la tv dice che pioverà, così come diversi siti specializzati...
Non tutti, però, anzi: quelli che personalmente seguo di più dicono che il tempo sarà addirittura splendido, senza nuvole. OK, mi fido.
L'idea è di scalare la mitica Cresta Sigismondi (III+ AD 2.500 m) all'Argentera (m 3.297), in Valle Stura, la vetta delle Alpi Marittime.
Paolino purtroppo deve dare forfeit e la motivazione è a dir poco paradossale: giovedì è riuscito a farsi male... al mare!!! Un calcio rifilato ad uno scoglio gli ha mandato fuori uso il terzo dito del piede sinistro, che ora è gonfio e di un bel colore blu/viola...
Manu lavora, partiamo solo alle 17,00; parcheggio a Pian della Casa del Re (m 1.762) e ci carichiamo enormi zaini in spalla: sono le 18,45.
La cena è prevista alle 19,30 e, siccome la palina indica 2h 10' per arrivare al Rifugio Remondino (m 2.430), avverto telefonicamente che faremo il più presto possibile.
Ci mettiamo in marcia, saliamo veloci ed alle 20,00 siamo al rifugio, in tempo per la cena.
Sorprendentemente, oltre a noi due ci sono solo due ragazzi della Val Susa ed un gruppetto di quattro tedeschi: in genere il rifugio è molto frequentato, ma le previsioni meteo hanno scoraggiato tutti... Anche Franca, la rifugista, moglie del grande Patrick Gabarrou, ci sconsiglia di salire la Sigismondi, perchè le hanno trasmesso previsioni negative.
Noi puntiamo la sveglia alle 5,20: incredibile quanto sia ancora buio! Nonostante la luna piena, non si vede nulla, le giornate si stanno proprio accorciando...
Facciamo colazione, poi partiamo alle 6,20, in direzione del Passo dei Detriti; quando inizia la salita, pieghiamo a sinistra, verso il Colletto Freshfield (m 2.820), dove attacca la via:

Vi giungiamo alle 7,20; per ora, pare non esserci nemmeno una nuvola...
Siamo già imbragati, ma la corda rimane nello zaino: saliamo slegati la prima parte della via, la parete sud della Cima Purtscheller (m 3.040).

All'inizio la scalata è semplice (II), saliamo velocissimi:

Alla nostra destra, Cima Paganini (m 3.051) e Cima di Nasta (m 3.108):

In lontananza, si distinguono chiaramente il porto e le spiagge di Antibes (altro che meteo negativo!):

Incontriamo qualche passo un po' più impegnativo, nel tentativo di rimanere prossimi al filo di cresta, ma in breve siamo già in vetta alla Cima Purtscheller (m 3.040):

Proseguiamo veloci, slegati, a tratti a cavalcioni del filo di cresta, che alterna momenti in esposizione ad altri più facili e tranquilli, ma tecnicamente non ci sono problemi.
Poco dopo, anche la cresta che divide la Purtscheller dalla Cima Genova (m 3.191) è alle nostre spalle:

Ora saliamo verso quest'ultima vetta, la roccia è molto salda e l'arrampicata divertente; la strada è ancora lunga, ma il meteo è incredibilmente perfetto, addirittura la miglior giornata della stagione!

Risaliamo ora un tratto di rocce più rotte, senza difficoltà tecniche:

Poi eccoci lungo la cresta in un lungo tratto di roccia splendida, praticamente un'arrampicata in placca appena al di sotto del filo dello spigolo; mentre su in alto si intravede la cima vera e propria, io mi diverto come un pazzo:

Uno sguardo alla strada percorsa fin qui:

ed uno a quella ancora da percorrere:

La cresta si impenna nuovamente, Manu mi segue:

Siamo quasi alla seconda tappa della via, non c'è un altro posto in cui vorremmo essere adesso:

La roccia, lo gneiss delle Marittime, la mia passione:

Un sole magnifico ci accoglie in vetta alla Cima Genova (m 3.191), dove ci concediamo una pausa ristoratrice: sgranocchiamo qualcosa e beviamo un sorso sulla cima arrotondata e confortevole:

Ecco la sosta che permette una via di fuga dalla via, calandosi sulla cengia percorsa dalla Via Normale (II F+); in fondo si vede la diga del Bacino del Chiotas:

Ripartiamo, la lunghezza della via (ben 2.500 m di sviluppo!) ci impone di essere veloci per farci sorprendere dai problemi a metà percorso; le difficoltà sono contenute, ma la concentrazione rimane a mille, come sempre:

C'è tempo per qualche scatto fotografico di rara bellezza: il contrasto di colori della roccia con il cielo azzurrissimo e la luna che ci spia:

La ia ci riserva alcuni passaggi molto particolari:

Ora ci prepariamo ad affrontare il tratto più tecnico:

Alle nostre spalle, Cima Genova:

Bei passaggi, con roccia ottima:

Ora è meglio legarsi, anche perchè mi scoccerebbe portare la corda in spalla fino in vetta e ancor di più volare di sotto... con la corda nello zaino!
I passaggi ora sono veramente splendidi:

Ma c'è ancora un discreto sviluppo che ci aspetta:

Qualche passaggio impegnativo, III+ molto molto esposto e non protetto, se non da qualche fettuccia qua e là su spuntoni.
Bellissimo.
Ci volgiamo indietro, la via percorsa è già decisamente lunga, ora siamo quasi fuori:

Vinti gli ultimi risalti, percorriamo con un po' di emozione gli ultimi metri che ci conducono in vetta all'Argentera (m 3.297):
Proprio in prossimità della croce di vetta, un camoscio se ne sta sdraiato pigramente ad osservare il panorama superbo che ci circonda:
Sono le 10,20.
Nonostante gli avvertimenti riguardo alla estrema lunghezza della via ed in barba alle previsioni meteo clamorosamente sbagliate da molte fonti, abbiamo percorso tutta la Cresta Sigismondi in sole 3 ore esatte!

Il panorama è quanto di meglio si possa ammirare da quassù: verso nord-ovest, il Monte Matto (m 3.080) in primo piano, il Monviso (m 3.841) sullo sfondo:

Sono nel mio habitat, felice come un bambino...

Verso sud, il mare e le montagne della Corsica:

E' tempo di scendere.
Percorriamo con attenzione la Via Normale a ritroso, raggiungiamo il Passo dei Detriti ed ammiriamo la cavalcata che abbiamo compiuto poco prima, dalla Cima Genova alla vetta; è visibile la cengia della Normale:

Scendendo dal Passo dei Detriti verso il Vallone di Assedras ed il Rifugio Remondino (m 2.430), mi volgo continuamente verso la "nostra" cresta; ecco il punto dove ci si può calare in caso di bisogno:

Siamo passati sul filo, lassù:

La discesa verso il pranzo...



Ancora sotto la cresta:

W lo gneiss delle marittime!

Alla nostra destra, ora, il Colletto Freshfield (m 2.820), da cui abbiamo attaccato la via alle 7,20:
La Cima Purtscheller vista dal basso:
Il meritato riposo ed un ottimo pranzo a base di polenta e salsiccia non ce li leva nessuno!

Ammirando un'ultima volta uno dei miei futuri obiettivi, la splendida parete sud-ovest della Cima di Nasta (m 3.108), salutiamo e scendiamo verso valle.