sabato 29 marzo 2008

TRE DENTI di CUMIANA (m 1.361): Brik

Sabato 29 marzo 2008



Io e Paolino l'Alpino



La prima, vera giornata di primavera: sole splendido, temperatura oltre i 20° C.

Siamo ancora in Val Chisone, questa volta visitiamo i Tre Denti di Cumiana.



Dopo un avvicinamento di mezz'oretta, siamo all'attacco della via Brik (5c 250 m), via storica della zona, che percorre la parte bassa del Dente Orientale. L'idea è di concatenarla con lo Spigolo Sud (4c 190 m), per avere uno sviluppo totale di 460 m.

Il primo tiro (3b) ci fa capire che la via è da prendere con le molle: infatti, si vede solo un vecchio chiodo a metà del diedro verticale e nient'altro... Inoltre, per carità, nulla di difficile, ma si vede subito che quello non è senz'altro un terzo grado...

Parto io, supero il diedro, poi traverso a sinistra, dove trovo un punto di riposo; riparto in placca, facile ma senza alcun chiodo, fino a quando piazzo un buon nut sotto una lama, dopo aver percorso una ventina di metri.

Più su rinvio un cordone al tronco di una betulla, poi proseguo lungo un accenno di cengia obliqua, che termina sotto uno strapiombo percorso da una evidente e larga fessura.

Prima del passaggio in fessura, trovo un chiodo, poi salgo, dopo qualche tentennamento, dal momento che al di sopra la parete prosegue, ma chiodi non se ne vedono più...

Fortunatamente, sopra la via diviene più facile, sebbene effettivamente non vi siano più protezioni... La sosta è buona, due spit e un cordone decente. Recupero Paolino, che è già a dir poco perplesso... Il tiro è lungo quasi 60 m, le corde tirano e francamente la gradazione è ridicola... secondo me è almeno 5a.

Altro aspetto poco gradevole: un bel trasferimento a piedi, sempre antipatico.

Arriviamo sotto una parete verticale (5a), al di sopra di un piccolo strapiombo iniziale. Paolino si prepara, studia la parete, ma si vede un solo chiodo, posto bello in alto...

"Cadendo da lì sopra, prima di arrivare al chiodo, come minimo si finisce in sedia a rotelle"; in effetti, è vero...

Paolino fa prevalere lo spirito di conservazione...

Così, provo io: riprendo il materiale (anche se c'è poco da scambiarsi, visto che di rinvii ne servono ben pochi, purtroppo!) e salgo in placca; traverso a destra, molto delicatamente, tenendo una discreta fessura orizzontale con le mani.

Alla fine del traverso, trovo un insperato chiodo, vecchissimo, lo rinvio e salgo al di sopra, con passo faticoso: tensione massima e relativo sovra-sforzo...

Rinvio il chiodo che vedevamo dal basso, che si trova molto spostato alla mia sinistra, così allungo il rinvio; poi scalo una fessura verticale, dapprima tenendo una tacchetta, poi in dulfer, quando la fessura si allarga. Al di sopra, una cengetta mi offre un punto di riposo; traverso leggermente a sinistra, mi allungo ad afferrare una lama e la tengo ritraversando a destra, fino ad uscire dalla placca per ergermi al di sopra della parete.

Non trovo alcuna sosta, così mi allontano qualche passo e la predispongo su una betulla, da cui recupero Paolino, sempre più perplesso e tutt'altro che entusiasta.


Altro trasferimento, stavolta più lungo e complesso, seguendo bolli di vernice rossa.

Arriviamo all'attacco di una parete alta un centinaio di metri: il morale è basso, verifichiamo se la chiodatura migliora e compaiono gli agognati spit (la relazione parla di chiodatura RS2, quindi chiodi+spit)... Niente, solo rari chiodi.

Siccome il tiro sulla carta più duro (5c) deve ancora venire e si trova a metà di quella grande parete un po' strapiombante, ci guardiamo e facciamo dietro-front...

L'idea è quella di andare all'attacco dello Spigolo Sud della parte alta del Dente Orientale, by-passando buona parte del concatenamento di 460 m.

La discesa nel bosco, a fianco della via, non è agevole, ma è già tanto che sia possibile.

Alla base, gironzoliamo in lungo e in largo la vallata, ma poi ci rendiamo conto che ci vorrebbe troppo tempo, anche perchè, tra difficoltà e tentennamenti vari, sono già le 13,30...



Optiamo per il "piano B": McDonald's a Pinerolo!

sabato 22 marzo 2008

TRE DENTI di MEANO (m 1.000): Spigolo Sud-Ovest + Michelin-Battù





Sabato 22 marzo 2008


Io e Paolino l'Alpino


Da un po' di tempo avevo la curiosità di visitare i Tre Denti di Meano, in Val Chisone; e così, eccoci qui.
La giornata è fredda, soprattutto a causa del vento gelido che soffia impietoso.
Attacchiamo lo Spigolo Sud-Ovest (5b 230 m 7L) alle 10,30, parte Paolino: il primo tiro (5b) è una lunga rampa in placca, da affrontare sullo spigolo sinistro; l'uscita è un pochino ostica:


Lo raggiungo in sosta, una piazzola bella comoda, e parto per il secondo tiro (5b); mi sposto leggermente a sinistra, poi risalgo la placca verticale e mi porto sullo spigolo, con grande difficoltà...
La via presenta spit e chiodi, tutti puntualmente colorati di azzurro, in perfetto stile Fiorenzo Michelin (il chiodatore):

Risalito sullo spigolo, incontro minori difficoltà a raggiungere la sosta su albero, poi recupero Paolino:


Il vento è freddo, ma al sole si resiste.
La terza lunghezza (3b) risale una bella placca appoggiata, poi si riporta sullo spigolo e Paolino va a sostare ancora su albero:



Il quarto tiro (5b) mi sorprende: la relazione che ho in tasca è imprecisa e parla di 3b... Fatto sta che azzero e salgo oltre:


La quinta lunghezza (3b) risale facili placche:


Alla nostra sinistra corrono le vie lungo il Dente Occidentale:



La sesta lunghezza (4b) è splendida: placca dapprima appoggiata,


che poi si impenna per superare un muro leggermente strapiombante:



Sostiamo su un comodo terrazzino, poi Paolino impegna la settima lunghezza (5b), superando una partenza boulder e procedendo per belle placche, ben appigliate:


Lo raggiungo alla panoramica sosta in vetta al Dente Orientale:



Da qui ci caliamo con una doppia da 25 m fino all'intaglio tra il Dente Orientale e quello Centrale.




Scendiamo lungo il canale di sfasciumi e, a circa metà strada, attacchiamo la via Michelin-Battù (5b 130 m 5L), che risale il Dente Occidentale.
Proseguendo idealmente la via precedente, parto io per la prima lunghezza (4c), un muro verticale ed una placca di aderenza:



Il secondo tiro (4a), che salirà Paolino:




La terza lunghezza (5a) parte in aderenza, poi risale una fessura:


Il quarto tiro (5b) è decisamente impegnativo.
Paolino impreca riguardo alla chiodatura, supera la partenza boulder, le placche successive e si impegna in un diedro-canale povero di appigli, uscendo ad una sosta affollata da tre ragazzi che si stanno calando lungo la via:


Riesco faticosamente ad alzarmi e percorro la quinta ed ultima lunghezza (4a): un muro verticale


ed una placca più facile mi portano in vetta, dove sventola una bandiera italiana:

Foto di vetta:


poi tutti a casa!

sabato 15 marzo 2008

ROCCA del VISCONTE (m 1.300): Cresta dell'Uranio


Sabato 15 marzo 2008



Io e Paolino l'Alpino




Dove si va?
mah... Grandubbione...

In settimana, discorrendo con gli amici del forum di Quotazero, mi imbatto nella descrizione di una via interessante, che colpisce il mio animo di crestista: la Cresta dell'Uranio (5b 300 m 10 L), in zona Val Chisone, precisamente nella valle del Grandubbione.
Io e Paolino partiamo alle 7,00: le previsioni meteo dicono bello, ma in peggioramento nel primo pomeriggio.
Alle 9,30 parcheggiamo l'auto ed iniziamo il breve avvicinamento, una ventina di minuti; il posto è piuttosto sperduto e strani personaggi popolano le poche baite che incontriamo:


Il posto, il nome sembrano usciti dalla penna di Tolkien...

Quale sarà la Rocca del Visconte? Mah... Grandubbione...

Sembra questa... ah, ecco la palina che indica l'attacco della via:



Il primo tiro (5a+) prende subito il filo di cresta, bello aereo; parto io, come consuetudine:

Eccomi in sosta:

Paolino mi raggiunge e parte per la seconda lunghezza (5b), sempre percorrendo il filo dello spigolo, piuttosto verticale, con un passo un po' psicologico, dove si doppia il filo e si esce in placca.

Il passo, come del resto tutta la via, è chiodato molto bene.


Poi lo seguo io:

Il terzo tiro (5a) è una lunga placca da percorrere divertendosi, essendo ben lavorata e senza difficoltà serie:


Recupero poi Paolino:


La sosta è fantastica: chiodata a prova di bomba, sotto un tetto roccioso, insomma un posto da bivacco bonattiano!



Dalla terza sosta, si percorre la cengia sulla destra e si sale sotto un altro tetto sporgente (3a):

La quinta lunghezza (4a) sale ancora sul filo di cresta, fino alla sommità di un risalto, dove sosto comodamente:




Breve sosta per bere e sgranocchiare qualcosina; ecco la seconda parte della via:

Riparte Paolino con una lunghezza semplice (3c+), che impegna l'intero sviluppo delle corde, 60 m.

Il settimo tiro (4a) è ancora facilissimo e mi porta a sostare dopo 30 m alla base di un nuovo risalto.

L'ottava lunghezza (4a) non presenta difficoltà.

Alla nostra sinistra, alle poderose pareti, solcate da qualche via:

Parto per il nono tiro (5b): salgo un pilastrino, poi obliquo a sinistra e scalo una breve placca, dove si trova il passaggio leggermente più impegnativo; in ogni caso, gradare 5b questa lunghezza mi pare eccessivo...

Decimo tiro (5b), l'ultimo: Paolino si innalza su roccia splendida, supera un diedro, integrando con una fettuccia su spuntone e prosegue in cima allo sperone; anche in questo tiro le difficoltà si riducono ad un singolo passo.


La cima dello sperone che corre alla nostra sinistra, dominata da un bel pino:

Siamo fuori. Abbiamo impiegato 2 h 50' per salire 10 tiri di corda: questo testimonia come la via fosse più semplice di quanto credessimo.

Ecco lo sviluppo della cresta:

Come previsto, il meteo va peggiorando ed è una fortuna che la via termini qui, anche se in realtà non pioverà.
Foto di vetta:

La guida grada la chiodatura della via S2 (scala Oviglia): in realtà secondo me va considerata S1: è chiodata molto bene, a tratti anche troppo, direi adatta ai corsi si roccia.

Le difficoltà sono molto contenute: la relazione parla di cinque tiri su dieci di quinto grado, ma secondo me ci sono solo un paio di passi di quinto grado, nei primi due tiri.

La discesa si svolge per tracce di sentiero, dapprima segnalato da ometti, poi sempre più evidenti.

Dopo uno svacco sul prato gustando la focaccia di Giorgio, torniamo a casa.

Eravamo proprio soli come sembrava, in tutta la valle?

Mah... Grandubbione...