sabato 31 dicembre 2016

ROCCA SBARUA (m 1.100): Gervasutti-Ronco +Diretta Bianciotto

Sabato 31 dicembre 2016
Io e Bruno (e Livio)

Finisco l'anno alla grande, regalandomi un altro viaggio sulle tracce del Fortissimo, la firma di Gervasutti a Rocca Sbarua.
Stavolta la cumpa è composta da Bruno per scalare e da Livio che ci accompagnerà a Casa Canada, per salire il Monte Freidour, punto più alto della Sbarua.
Noi saliremo la Gervasutti-Ronco ((5c   TD-   4L   120 m) + Diretta Bianciotto (6a/b   2L   50 m).
Ritrovo a Pinerolo con Bruno, che io e Livio raggiungiamo insieme.
Stavolta parcheggio al posteggio basso, non al solito posto in borgata Dairino; ampio parcheggio, ma decisa salitina iniziale per raggiungere il Col Ciardonet; c'è subito uno stupendo sole che ci fa capire che oggi staremo benissimo.
Poco dopo, al rifugio, ci dividiamo, Livio farà la sua escursione, io e Teo raggiungiamo l'attacco della Gerva:
Il sole ha appena raggiunto anche il diedro iniziale, scaldando per bene la roccia: perfetto!
Ci leghiamo e Bruno attacca il primo tiro (5b), prima sulla faccia destra del diedro iniziale, poi lungo l'antipatico passo che costringe prima ad entrare in un diedro-camino, poi ad uscirne in fuori in massima esposizione con buone mani ma pochi piedi; quindi facilmente in sosta:
Vicino alla sosta nuova (a spit), quella storica, sempre affascinante:
Ci alterniamo e vado avanti nella seconda lunghezza (III+): salgo leggermente, poi traverso a sinistra e salgo verso una sosta nuova, che salto per proseguire e portarmi nel diedro verticale che sale a destra:
Non si capisce bene dalla relazione fin dove mi devo spingere, così nel dubbio, non vedendo oltre uno strapiombo se sopra troverò la sosta o no, decido di fermarmi a questa sosta storica, probabilmente originale del Fortissimo: due chiodi, che collego e che rinforzo con un buon friend medio:
Bruno mi raggiunge; il diedro prosegue verticale, chiuso da qualche tettino.
Decidiamo di lasciare a Bruno la dulfer dell'ultimo tiro, così resto davanti io per la terza lunghezza (5b), bellissima:

Alterno movimenti in opposizione a qualche passo in aderenza:
Trovo un'ottima sosta a spit e catena e recupero l'amico:
La temperatura è strepitosa, incredibile che oggi sia l'ultimo dell'anno!
Sbagliando, pensiamo di essere già all'ultimo tiro... Bruno va avanti e supera un singolo passo insidioso (5c), per poi salire un diedrino che non è la celebre fessura finale...
Decide comunque di proseguire e di salire la mitica dulfer direttamente, piazzando un paio di friend, ma costretto a usare l'ultimo spit causa la mancanza di un secondo friend medio-grande come quello usato poco sotto.
Tocca poi a me:
Che dire, un tiro magnifico:
La roccia è particolarmente buona come grip, temevo un po' di usura, invece no:
Tutta in dulfer:

All'uscita della via, ci portiamo in alto uscendo a sinistra lungo un tratto attrezzato con spit (ma fattibile in slego, con un minimo di attenzione), poi saliamo verso l'attacco della Diretta Bianciotto (6a/b   2L   50 m):
Ancora un po' ghisato dalla dulfer finale, lascio a Bruno condurre i due tiri di questa via a cui tiene.
La prima lunghezza (6a/b) è una variante diretta dello Spigolo Bianciotto, molto bella e su roccia strepitosa, con chiodatura decisamente plaisir:
Placca, breve strapiombo non difficile, poi una placca delicata, che costringe ad un balletto di appoggi piuttosto aleatori, alternando una mano sullo spigolo a sinistra ad altri passi più interni:
La gestione del baricentro non è sempre semplice e Bruno lotta bene, fino alla comoda sosta su terrazzino:
La partenza del secondo tiro (5c+) presenta un passo molto particolare verso sinistra, da cui poi si torna sul filo dello spigolo:
Si prosegue sul filo dello spigolo, con passaggi splendidi, aerei e su roccia da urlo, poi io e l'amico interpretiamo in maniera differente gli ultimi 7-8 metri della via: Bruno si ribalta a destra in parete e ne risale la parte finale; io resto sullo spigolo e ne esco solo in uscita:
La mia uscita:
Autoscatto in cima, beatamente al sole:
Il Monviso (m 3.841) è sempre là:
Con una sola doppia ci portiamo sulla traccia di discesa, dove avevamo lasciato gli zaini:
In pochi minuti siamo siamo al rifugio, proprio mentre Livio fa ritorno a sua volta.
Sgranocchiamo qualcosa nel piazzale antistante, dove per la verità mi aspettavo di trovare molta più gente, essendo Capodanno con condizioni atmosferiche incredibilmente favorevoli e piacevoli...
E' ancora presto quando torniamo a casa, in vista dei bagordi di questa sera.

mercoledì 28 dicembre 2016

TRE DENTI DI CUMIANA (m 1.348): Gervasutti

Mercoledì 28 dicembre 2016
Io e Simone

Bellissima giornata ai Denti di Cumiana!
In pianura fa freddino (siamo a capodanno!), ma in montagna si sta benissimo, anche oggi sarà così.
Finalmente riesco ad andare a salire la Gervasutti (5c/6a   6L   150 m) al Dente Orientale di Cumiana (m 1.348), una via storica e, a quanto leggo e visto dalla vicina Via dei Diedri che ho scalato tempo fa, bellissima.
Per l'occasione torno finalmente a scalare con Simone: solito appuntamento al freddo parcheggio, poi via verso il Pinerolese, colazione e parcheggio a Cantalupa.
L'avvicinamento qui è di quasi 1h 30', su sentiero molto bello, oserei dire piacevole.
Per l'occasione saliamo accompagnati da un bel cane, che ci ha accolti al parcheggio e ha deciso di seguirci; anzi, per la verità ci precede lungo il sentiero, come per indicarci la strada.
Eccoci finalmente all'attacco della Gervasutti, poco a sinistra dello Spigolo Sud del Dente Orientale, per intenderci quello sormontato da un'incredibile chiesetta abbarbicata sulle rocce sommitali:
Fa incredibilmente caldo e Pumin (così si chiama il cane, dotato di taghetta al collo) non è per nulla convinto di vederci salire su per le rocce senza seguirci, così appena io parto con la scalata abbozza una salita nel diedro a destra, riuscendo ad elevarsi di 4 o 5 m, per poi bloccarsi...
L'attacco è indicato da una targhetta con il nome della via; il primo tiro (5a) parte in placca:
Segue una serie di blocchi da salire ribaltandosi a destra, poi un diedro chiuso da uno strapiombo, che supero sulla destra, dove trovo un chiodo, per uscire poi verso sinistra fino al comodo ballatoio di sosta (spit e catena, mentre la via è attrezzata a chiodi):
Simone attacca a sua volta:

Il secondo tiro (5a) è semplicemente magnifico:
Resto davanti, Simone per oggi preferisce togliere ruggine (non scala da un po' di tempo) in sicurezza.
Un traverso a destra mi fa guadagnare la base di un diedro verticale:

Lo affronto deciso, chiodo in partenza e un altro pochi metri sopra:
Segue una fantastica cavalcata lungo lame e scaglie verticali, su roccia magnifica, sempre dritto fino a sbucare su un terrazzino sullo spigolo, dove sosto su spit e cordoni:
La prua di granito che ci sovrasta:
Roccia fantastica.
Simone intanto sbuca dalla dulfer e mi raggiunge in sosta:
A sinistra, Rocca Sbarua, con il Rifugio Melano in vista:
Dietro di noi, il Monviso (m 3.841), presenza costante:
Terza lunghezza (5c): leggermente a sinistra in placca, poi un bel diedro in aderenza fin sotto ad uno strapiombo, da cui esco a sinistra ancora per diedro:
Mi ribalto a sinistra, salgo in placca, quindi traverso a sinistra, rinviando un chiodo vecchissimo, fino alla comoda sosta:
Simone sull'ultima parte, prima della placca:
Dalla sosta posso già vedere il mitico diedro strapiombante aperto da Giusto Gervasutti nel 1937:
E' il quarto tiro (5c/6a): salgo un primo strapiombo, facile, al di sopra della sosta, poi percorro una rampa abbattuta verso destra, fino a salire la faccia destra del grande diedro che mi sovrasta:
Raggiungo un chiodo e inizio a salire in diagonale verso sinistra, seguendo una linea strapiombante; ben presto sono costretto ad un resting per studiare i movimenti successivi:
Non sarà l'ultimo: la via è piuttosto dura, secondo me il 5c/6a è molto stretto come gradazione; i piedi quasi totalmente assenti nei primi metri, le mani che trovano alcuni appigli piuttosto sfuggenti, non così netti:
Riesco ad uscire, anche se proprio l'uscita riserva ancora un passo delicato (non protetto, né proteggibile), poi salgo a destra lungo la cengia camminabile a reperire la sosta sul filo dello spigolo.
Simone avrà il suo daffare a salire il tiro, ma alla fine sbuca anche lui in cengia.
La prua sopra di noi:
Resto davanti per la quinta lunghezza (5a): senza difficoltà lungo l'aereo spigolo, poi rinvio un chiodo sotto ad un tettino e lo forzo sulla destra, con un singolo passo delicato, per poi proseguire in cresta facilmente:
Simone fa sicura in cengia:
Il proseguo del tiro, dopo l'uscita dallo strapiombo:
Simone sulle mie tracce:
Uno sguardo alla sesta ed ultima lunghezza (4a), una divertente cavalcata in cresta fino alla sommità del Dente Orientale:


La chiesetta abbarbicata sulla cima:
Ci siamo, il Monviso ci tiene d'occhio:
La croce di vetta e il panorama verso nord-est:
La discesa, di per sè comoda, ci dà qualche grattacapo nei primi minuti a causa del ghiaccio presente, sempre insidioso, poi diventa una bella passeggiata fino all'auto, quando ormai le tenebre la fanno da padrone.