sabato 25 luglio 2020

AIGUILLE de la BRENVA (m 3.278): Papa Giovanni II + Ottoz-Grivel

Sabato 25 luglio 2020
Io, Lollo e il Pol

Oggi ci confrontiamo con un altro dei nostri grandi obiettivi, un sogno a lungo cullato e studiato.
Arriva il giorno giusto e raduniamo la cordata dei giorni speciali: si scala l'Aiguille de la Brenva (m 3.278) salendo Papa Giovanni Paolo II (6a+   TD   8L   350 m) e poi la mitica via Ottoz-Grivel (5c/A0   TD   2L   50 m) alla guglia del Père Eternel.
Sì, quella della famosa pertica sospesa lì dal 1927...
Ritrovo al casello autostradale di Carmagnola alle 4,00, carichiamo la mia auto e via veloci verso la Valle d'Aosta!
Posso inaugurare la nuova guida di arrampicata sul versante italiano del Monte Bianco, partendo da una via mitologica:
Ho prenotato un paio di giorni fa tre posti sulla prima funivia della SkyWay alle 6,30; il trip prevede la discesa al primo troncone, al Pavillon, per poi traversare verso ovest e salire 800 m fino al Ghiacciaio di Entreves:
Chiaramente lo spauracchio è il rischio concreto di perdere l'ultima funivia alle 17, come abbiamo letto essere successo alla maggior parte di chi ha salito la via...
I primi raggi di sole accendono la vetta del Bianco e la grande Cresta di Peuterey, mentre ci prepariamo al parcheggio:
Alle 6,40 scendiamo dalla funivia e prendiamo il comodo sentiero che conduce al Belvedere; siamo solo noi e una coppia di ragazzi svizzeri, cui non prestiamo troppa attenzione...
Pochi minuti dopo eccoci lungo il sentiero, a volgere lo sguardo alla stazione del Pavillon alle nostre spalle:
e di fronte a noi la fantastica Aiguille Noire de Peuterey (m 3.772), all'inizio di una giornata radiosa:
Quando il sentiero inizia a scendere un po', quasi senza rendercene conto parlando tra una cavolata e l'altra come al solito (anzi, peggio del solito, essendo oggi tutti e tre...), raggiungiamo il belvedere e il sentiero finisce... Ok, ora risaliamo alla meno peggio, senza sentiero, cercando la via migliore per raggiungere la nostra meta, sempre ben visibile fin dalla partenza.
Ad un tratto... lo smacco... ecco i due ragazzi svizzeri, che ci eravamo lasciati abbondantemente alle spalle lungo il sentiero, lassù, molro in alto e ora davanti a noi!
Evidentemente conoscendo bene la zona e l'avvicinamento, hanno seguito una traiettoria diretta a mezza costa, mentre noi, con la nostra nuova guida fiammante appena acquistata e le sue tre parole in croce di descrizione, siamo finiti al diavolo...
Acceleriamo, ma sarà impossibile raggiungerli e riguadagnare il diritto ad attaccare per primi la via...
Sghignazziamo ma accusiamo il colpo...
Raggiungiamo la sommità di una morena detritica, da cui torna evidente la linea che dovremo seguire fino all'attacco: scendere e prendere piede sul ghiacciaio, per poi risalirlo fino all'attacco:
Oltre alle due mezze corde da 60 m, abbiamo portato una corda da 30 m per il ghiacciaio, oltre a piccozza e ramponi:
Ci leghiamo col Pol davanti, io in mezzo e Lollo dietro:
Dopo un quarto d'ora decidiamo di lasciare perdere: ci sleghiamo, non ci sono crepacci, quelle poche aperture nella neve mostrano la pietraia a meno di un metro di profondità...
Procediamo con grande fatica, fortunatamente all'ombra, e raggiungiamo dove il pendio nevoso si impenna ad oltre 50°, negli ultimi metri prima dell'attacco della via; sono le 8,45.
La cordata precedente in effetti è arrivata prima, ma come troppo spesso accade impiega quasi mezz'ora ad attaccare la via...
C'è un cordone rosso con alcuni nodi e asole, attaccato al primo spit, per gestire la partenza con le varie altezze della neve. L'ultima parte in neve prima della parete è veramente pendente, quasi da richiedere due picche.
Ci facciamo una piazzola nella neve al di qua della terminale e aspettiamo che partano... poco prima che il Pol sbotti spazientito, finalmente ce la fanno e lui attacca, mentre la ragazza fa sicura.
In seguito saranno veloci e non ci daremo fastidio, fortunatamente.
Frattanto purtroppo è sopraggiunta un'altra cordata da tre, una guida con due clienti, che a sua volta si mette in coda dietro di noi. Anche con loro non ci saranno problemi, noi saremo molto più veloci.
Alle 9,15 il Pol attacca la fessura verticale del primo tiro (6a), su un ottimo granito e con buona chiodatura a spit:
La via Papa Giovanni Paolo II è stata aperta dalla nota guida francese Arnaud Clavel.
Per essere più veloci possibile, abbiamo stabilito che rimarrà davanti sempre il Pol, oggi; io salgo da secondo il primo tiro, dopo essermi laboriosamente tolto ramponi e scarponi per infilare le scarpette, lasciandoli appesi al suddetto cordone... abbiamo poi fissato bastoncini, uno zainetto e le altre picche alla picca del Pol usata come ancoraggio nella neve.
Il primo tiro è bellissimo; quando sono in sosta, mi volgo indietro, dove trovo Lollo sulle mie tracce:

Secondo tiro (6a): Pol sale mentre i due svizzeri sono già alla sosta successiva, salendo una successione di muri e placche, magnifiche:
Saliamo poi io e Lollo, guadagnando già una bella quota sul ghiacciaio:
Una nuvoletta staziona sopra di noi, mentre tutt'intorno c'è il sole; poco male, si sta benissimo così; Pol attacca il terzo tiro (5c/6a), in leggero diagonale a destra, in placca:
Qui troviamo un breve tratto dove uno spit in più non avrebbe guastato, ma tant'è.
Lollo sale da secondo, sfruttando la fessura iniziale:

E' tempo di rifiatare, il quarto tiro (3c) è facile, seppur lungo:
Il Pol si disseta, evento più unico che raro:
Anche la quinta lunghezza (5a) fila veloce e ci permette di portarci al di sotto dell'impennata finale della via:
Troviamo la quinta sosta sulla destra.
Sesta lunghezza (5c): splendida, verticale, divertente, atletica:
Siamo al settimo tiro (6a+), magnifico, tipico da granito: si sale un diedrino fessurato a tratti strapiombante, che diventa in alto una fessura di dita da salire in dulfer, splendida, fino all'uscita su comodo terrazzino:

L'ottava ed ultima lunghezza (3c) non pone difficoltà, una placca appoggiata che ci conduce alla brèche, in posizione aerea, con vista mozzafiato già da qui:
Intanto alla nostra destra ecco ora ben visibile la guglia finale, il Père Eternel:
Mentre il Pol si porta facilmente sotto la famosa pertica all'inizio della guglia, in parete nord, io e Lollo ci regaliamo un selfie panoramico, con la Cresta di Peuterey alle spalle:
La grande cresta integrale, a strapiombo sul tormentato Ghiacciaio Freney:
La cordata che ci precede intanto ha già salito il Père Eternel e si sta calando in doppia:
Ed eccola in tutto il suo splendore, la mitica guglia, carica di storia e di vuoto...
Il Pol traversa facilmente in parete nord e va ad allestire una sosta alla base della pertica traballante, portata e fissata dai primi salitori nel lontano 1927:
La ragazza svizzera termina la calata:
Raggiungo il Pol in sosta:
E siamo così alla celebre pertica, traballante e apparentemente malsicura... Pol sale aiutandosi con i suoi pioli e poi con qualche ago da mina infisso nel granito, sparendo poi alla nostra vista:
Spettacolo...
Lollo sale a sua volta:
Ciò che non si legge mai sulle relazioni è che in realtà dopo la pertica c'è ancora un tiro molto bello, verticale, tutto da scalare... è tutt'altro che finita!
Esco infine da un tettino e raggiungo l'esile e super-aerea crestina sommitale, che traverso tenendone il filo tra le mani:
E così alle 13,10 siamo tutti e tre in vetta!
Inutile sottolineare come la vista da qui sia incredibile, siamo in posizione elevata, isolata, nel cuore del massiccio del Monte Bianco...
Per esempio, i piloni del Freney e del Brouillard, che sostengono la vetta del Bianco:
Mi calo per ultimo dalla cima, con una calata di 30 m dalla sosta su spot e catena:
In breve torniamo alla brèche, da cui iniziamo rapidi le calate lungo la via Papa Giovanni.
Siamo delle macchine, lavoriamo bene, veloci, coordinati e tutto fila liscio, fino all'ultima doppia:
Alle 14,45 siamo a terra, sul ghiacciaio; rimettiamo scarponi e ramponi e ci lanciamo veloci giù per il glacio-nevaio, che percorriamo quasi di corsa o sciando sugli scarponi in pochi minuti.
Ora seguiamo una linea più diretta in direzione del Pavillon, volgendoci ogni tanto a rimirare l'incredibile guglia appena scalata:
Un ultimo saluto alla Noire:
Contrariamente alle paure iniziali, arriviamo alla funivia con 1h 10' di anticipo sull'ultima corsa in discesa delle 17,10.
La meritata monster mi aspetta all'auto, poi cazzeggiando come sempre si torna a casa, già vaneggiando di uscite future...

giovedì 23 luglio 2020

PUNTA UDINE (m 3.027): Risiko

Giovedì 23 luglio 2020
Io e Lollo


Nonostante il mio recente tour de force, su proposta di Lollo sono di nuovo in pista... cioè, in parete!
Da un po' di tempo non scaliamo in zona Monviso, così oggi la meta è Punta Udine (m 3.027) per salire la via Risiko! (6a   TD-   13L   380 m), in zona Rifugio Giacoletti.
Io ho salito la via qualche anno fa con mio fratello, lui mai.
Ok, appuntamento alle 5,30 da Mario, carico Lollo e partiamo verso la Valle Po; parcheggio al Pian del Re, paghiamo i 10 € di furto per il parcheggio e ci prepariamo, portando con noi quasi solo i rinvii, essendo la via chiodata in stile plaisir a spit.
Iniziamo a camminare alle 7,15.
Saliamo per il sentiero della cascata, ancora incredibilmente vigorosa a fine luglio, e poco dopo, presso il Lago Superiore, ecco la vista superlativa sul Viso (m 3.841) e sul Visolotto (m 3.348):
Incontriamo solo un paio di pescatori che hanno pernottato in riva al lago, sul lato opposto al sentiero, saliamo chiacchierando come sempre del più e del meno, soprattutto della grande salita che ci aspetta dopodomani al Monte Bianco, al Père Eternel...
Alle 8,35 siamo al rifugio:
Pochi minuti dopo siamo già all'attacco della via:
Fa un caldo incredibile, se pensiamo che siamo quasi a Tremila metri...
Ci leghiamo e attacco il primo tiro (5c), una successione di muri e placche, con un passo che secondo me merita il 6a:
Lollo segue a ruota:
Seconda lunghezza (5b) con attacco fisico sulla faccia destra del diedro, poi si passa a sinistra per un diedro-camino e si esce in sosta:
La mia uscita, un pochino erbsa:
Lollo resta davanti per il terzo tiro (5b), salendo per placche e muretti, fino a uscire a destra in cengia, alla base del camino del quarto tiro:
Invece di partire per il tiro (6a), anche vedendo che oggi sono ancora un po' bollito dalle ultime n uscite in pochi giorni, mi propone di provare a salirlo lui.
Sale il primo strapiombo, poi entra nel camino vero e proprio, prima in opposizione, poi entrando più dentro per sfruttare qualche riposo di schiena, fino all'uscita a sinistra, dove si trova la sosta:
Salgo poi a mia volta:

Vado avanti per il quinto tiro (5b), bellissimo, uno sperone verticale ben appigliato:
Segue l'amico:
Proseguo lungo il sesto tiro (4b), con un breve passaggio in opposizione per superare un grosso blocco incastrato, poi a destra lungo placche e risalti:

Avanti, settima lunghezza (4a), facile, lungo placche appoggiate:

Salgo a destra, poi evito di uscire in cresta dove dice la relazione per evitare il tiraggio delle corde, poi raggiungo la Cresta Est e operiamo il sorpasso di una cordata di due ragazze, saltando la sosta e andando a fare sosta su uno spit lungo la Traversata degli Angeli:
Resto poi davanti, salendo fino a fine corde la cresta est, sostando a metà del diedro-rampa nella parte alta della via:
Poi resto davanti, saliamo in conserva protetta e mi fermo un tiro sotto la cima, facendo andare avanti Lollo; lo raggiungo a ruota e proseguo in vetta, lasciandogli gentilmente fare su le sue corde!
Ancora una volta in cima a Punta Udine (m 3.027), a rimirare la lunga cresta fino al Monviso (m 3.841):
Lollo lavora alle corde, mentre io inizio a sgranocchiare qualcosa:
Selfie celebrativo:

La discesa non pone problemi, lungo la normale e poi lungo il Coulour del Porco, passando per il Giacoletti e poi giù al Pian del Re, dove torniamo poco dopo le 15,00.
Alle prossime avventure!