giovedì 27 settembre 2018

VISOLOTTO (m 3.348): Mauri

Giovedì 27 settembre 2018
Io e il Pol

Ultimi graffi stagionali in alta quota, forse...
Approfittiamo di una bella giornata di fine settembre, anche se inizialmente fredda, per salire una via che teniamo da un pezzo in lista di attesa: Mauri (6a+   TD-   8L   350 m) al Visolotto (m 3.348), una delle mie cime del cuore, dove salirei per la quarta via differente.
Temperature in forte calo in questi ultimi due giorni, ma alta pressione garantita e zero termico molto alto a metà giornata, con inversione termica.
Bene, col Pol è un attimo carpire l'occasione...
Dunque, per non congelare, essendo la via esposta a sud-ovest e non essendoci più rischio temporali pomeridiani, possiamo attaccare la via in tarda mattinata.
L'appuntamento è alle 5,45 al bar Mario, poi gettiamo tutto sulla mia auto e via verso la Val Varaita, con tappa colazione a Sampeyre.
Parcheggio a Castello di Pontechianale alle 7,15 e quindici minuti dopo siamo in marcia lungo il Vallone di Vallanta.
La temperatura è fresca ma camminando va benissimo; abbiamo con noi le solite due mezze corde da 60 m, una decina di rinvii e molta ferraglia, visto che la via non presenta più di uno spit per tiro, con tiri lunghi fino a 60 m...
Alle 9,20 siamo al Rifugio Vallanta (m 2.450), con alle spalle il Visolotto (m 3.348), la nostra splendida meta:
Una breve sosta per sgranocchiare qualcosina e bere un sorso, poi avanti per salire lo scomodo canalone detritico dopo il vecchio rifugio Gagliardone:
Ora saliamo con calma, non ho intenzione di salire tutta la via in ombra, dal momento che qui il terreno è ricoperto di brina... la via è esposta a sud-ovest, in più la gigantesca mole del Viso è proprio qui accanto a far ombra... ci vorrà ancora tempo prima che la via prenda il sole...
La scura parete nord-ovest del Monviso (m 3.841), col caratteristico Dado di Vallanta e un enorme masso a sinistra in posizione di equilibrio piuttosto precario, a giudicare da quaggiù:
All'uscita del canale risaliamo l'infinita pietraia che ci conduce in cima al fronte morenico posto di fronte alla parete sud-ovest del Visolotto, dove corre la nostra via:
Percorriamo il bordo del fronte morenico con un semicerchio da sinistra a destra, a cercare la targa commemorativa posta all'attacco della via, targa che avevo già visto anni fa in una mia precedente salita al Visolotto:
Alle 10,35 ci siamo:
Il primo tiro della via (4c) è sopra di noi, purtroppo ancora totalmente in ombra; fa piuttosto freddino, ci prepariamo con calma, attaccheremo i primi due tiri sperando che il sole arrivi non troppo tardi, almeno a riscaldarci le dita insensibili nei tiri più impegnativi...
Alle 11 decidiamo di partire, prendo il materiale e salgo la prima lunghezza, prima lungo lo sperone (spit con cordino una quindicina di metri in alto), in placca, poi salendo alcuni risalti, per guadagnare la sommità dello speroncino e salire qualche metro di placca piuttosto delicato, con le mani gelate... Incontro uno spit in placca e traverso poi a destra, dove reperisco la sosta attrezzata con spit e chiodo:
Il Pol mi segue, 40 m più in basso:
La placchina finale:
Alla nostra destra, il secondo tiro (4a), scuro ma non bagnato come spesso si trova, secondo la relazione:
Resto davanti, traverso a destra e salgo un primo risalto, dove rinvio un friend incastrato (posizionato vicino ad un chiodo...), prima di traversare a destra in placca, sul filo, facile ma esposto; al centro della placca rinvio un buon chiodo, poi proseguo a destra fino al margine, in una nicchia alla base di un diedro giallo trovo la sosta, dopo una ventina di metri, con spit e cordone in clessidra:
Pol segue poco dopo:
Intanto ecco l'agognato sole che sta per arrivare, illuminando il torrione di fronte a noi, avanzando rapido:
Proprio metre l'amico attacca il magnifico diedro giallo del terzo tiro (5c) il sole arriva a riportare la vita alle nostre estremità, e lo fa subito alla grande, caldissimo e magnifico!
Il Pol sale in opposizione, supera un passaggio tecnico a metà:
Più tecnico dell'uscita in alto a sinistra descritta in ralzione:
All'uscita dal diedro,una serie di placche e muretti conducono in sosta, dopo una galoppata di oltre 50 m; salgo a mia volta:

Quarta lunghezza (5b): resta il Pol davanti, visto che odio i camini; in effetti sale qualche gradone, sempre lungo il diedrone che caratterizza la parete, per andarsi a infilare, dopo aver rinviato l'unico spit, in un camino largo soli 30 cm!
Toglie lo zaino e lo lega con un cordino all'imbrago, dopo vicissitudini tragicomiche riesce a issarsi nella stretta fenditura, fino a raggiungere il pulpito di sosta (un masso incastrato nella spaccatura):
Poco dopo è il mio turno: tecnicamente non è difficile, ma la scomodità è indicibile, eccomi emergere dalle viscere in una sorta di secondo parto:
Quinto tiro (5c, secondo me almeno 5c/6a): Pol sale alcuni gradoni, poi una bella placca leggermente a destra, per infilarsi ancora in uno stretto passaggio e salire un muro verticale piuttosto tecnico, fino alla sommità del torrione:
Il sesto tiro (5a) è facile, scendo all'intaglio e traverso a sinistra per raggiungere la sella successiva, dopo 60 m, piazzando un friend strada facendo:
Caldo incredibile, per la stagione e la quota, giornata eccezionale.
Resto davanti per salire l'entusiasmante settimo tiro (5b), lungo una parete dai colori rossastri magnifici, cavolo sembra di stare ai pilastri del Brouillard!
Il Pol mi raggiunge in sosta, che, a differenza di quanto leggo sulle relazioni, è presente su chiodo e cordone in clessidra da collegare:
Alle nostre spalle l'himalayano versante nord-ovest del Viso ci tiene d'occhio:
Siamo già all'ultima lunghezza, l'ottava (6a+): Pol attacca deciso la fessura verticale che incide la parete al di sopra della sosta, magnifica:

La sosta a cui mi trovo:
Il tiro è breve e anche un po' ricercato, potendo uscire comodamente a sinistra, ma ci sta di salire l'estetica parete finale giallo ocra; poco dopo è il mio turno:
Selfie all'uscita della via, quando sono le 15,20:
Di fronte a noi la bellissima Punta Due Dita (m 3.147), che ho scalato con Simone qualche anno fa:
Come previsto, scendiamo in doppia: la prima calata è esattamente di 33 m e occorre scendere decisamente in diagonale a sinistra (faccia a monte) dall'ultima sosta della via.
Qui si reperisce una seconda sosta di calata, dalla quale scendiamo per l'intera lunghezza delle corde:
La calata ci deposita lungo alcuni risalti e gradoni, che disarrampichiamo senza difficoltà (sarebbe un po' meno simpatico in caso di roccia bagnata...) fino a raggiungere il pendio detritico sottostante, che percorriamo a semicerchio verso sinistra, tornando in direzione dell'attacco della via, dove giungiamo alle 16,45.
La via vista dal basso, ora in pieno sole:
Recuperiamo i bastoncini e iniziamo la discesa, volgendoci ogni tanto a rivedere il teatro delle nostre recenti scorrerie:
Il cielo oggi è incredibile, sembra ritoccato a Photoshop...
Un saluto anche al Re di Puetra:
Lo splendido Spigolo Bessone, via che prima o poi salirò:
Poco oltre il rifugio entriamo definitivamente nell'ombra e il panorama dietro è splendido:
La discesa si svolge senza intoppi, troviamo anche campo per il telefono poco sotto il rifugio, in modo da riuscire a dire a casa che è tutto ok.
Torniamo all'auto alle 18,45, alla meritata monster fresca da sorseggiare soddisfatti, come sempre.

sabato 22 settembre 2018

LE ROUCHON (m 2.927): Prises Surprise + Panpotchou

Sabato 22 settembre 2018
Io e Lollo

Torniamo in pista io e Lollo, approfittando di questo finale di estate ancora molto caldo.
Tra le mete siamo in dubbio tra Rocca Rossa (m 3.185) e Le Rouchon (m 2.927), entrambe in zona Colle dell'Agnello, in alta Val Varaita.
Io dono già stato a scalare entrambe, alla fine la scelta cade su Le Rouchon, che è esposto a sud-est e prende sole, mentre l'altra cima è in pieno ovest...
Parcheggio qualche centinaia di metri oltre il colle, in terra francese, fa freschino ma la temperatura salirà; ci prepariamo e poco dopo siamo in marcia, senza attrezzatura particolare, la via è attrezzata a spit e portiamo 2 o 3 friend per sicurezza.
Quando meno di un'ora dopo raggiungiamo il Col de Chamoussière (m 2.884), lo sguardo dalla parte opposta è subito rapito dal profilo ardito della Roc della Niera (m 3.177):
Scendiamo quasi un centinaio di metri, poi pieghiamo decisamente a destra, cercando il più possibile di restare a mezzacosta e non perdere quota più del dovuto, camminando fuori sentiero ma su terreno accettabile.
Una mezz'ora dopo siamo in vista del Rouchon:
La temperatura non è così male, la parete è invitante:
L'idea iniziale era salire la via Astres et Désastres (6a+   TD-   8L   220 m), ma quando arriviamo sotto la via e leggiamo la relazione ci pare un po' forzata: occorre salire 3 tiri su un torrione staccato, calarsi 40 m e tornare alla base della parete per salire altri 5 tiri fino in cima...
Non ci piace, così contrattiamo il fatto di salire la via Prises Surprise (5c   D+   7L   250 m), che io già salito qualche anno fa, con il concatenarla con una seconda via più breve in parete est, per me nuova.
Ci leghiamo, poco prima che la parete vada al sole partiamo: Lollo sale il primo tiro (5c), lungo un vago diedro e placche:
Ci alterniamo e proseguo lungo il bellissimo secondo tiro (5c), prima su placche poi superando un muro e un breve tettino ben appigliato, fino a portarmi in cima al pilastro, dove trovo la sosta:
L'amico mi raggiunge:

Volgiamo a destra per il terzo tiro (4c), un breve passo poi facilmente lungo lo sperone:
Anche il quarto tiro che salgo a seguire è di quarto, giro verso destra fino a reperire i due spit da collegare della sosta:
Quinta lunghezza (5a), Lollo si impegna in un traverso a destra di quasi 30 m, fino a raggiungere l'evidente sosta in posizione non comodissima:
Lo raggiungo e attacco il sesto tiro (5c+), con alcuni passi impegnativi in partenza, in un diedro strapiombante piuttosto ostico:
Ne esco in opposizione, poi mi impegno in una serie di muri, placche e diedri a dir poco entusiasmanti, seguito poco dopo dall'amico:

Sopra di noi un gruppo di gracchi sembra seguire le nostre evoluzioni:
Siamo già al settimo ed ultimo tiro (5c), dove architetto (anzi, avallo) un piccolo scherzetto all'amico: la relazioneparla di due possibili uscite, una facile a sinistra e una più impegnativa (ma magnifica, avendola percorsa io la volta precedente), su diritto: Lollo parte con l'intenzione di andare a sinistra, prima o poi, ma quando è abbastanza in alto gli dico che la variante facile era subito in partenza e che ormai deve uscire per di lì:
Peraltro il tiro gli piace molto e poco dopo siamo sulla vetta della montagna:
Il Monviso (m 3.841), a ovest:
Gli Ecrins verso est:
Mi attardo a far su le corde mentre sgranocchio qualcosa:
Poi caliamo in doppia (due calate da 30 + 40 m) sul versante est:
Saliremo ora la via Panpotchou (5b   D   2L   80 m), in pratica scaleremo la parete da cui ci siamo appena calati:

Attacco il primo tiro (5b), con un tratto strapiombante iniziale:

cui segue una rampa verso sinistra con un passo delicato, quindi l'uscita per placche fino alla prima sosta:

Lollo lungo la rampa, poco prima di raggiungermi in sosta:
La seconda lunghezza (5b), splendida, in placca e lungo una fessura continua, chiodata un po' distante:
Di nuovo in vetta:
Di nuovo giù in corda doppia, alla base della parete:

Sulla via del rientro, ripassiamo dal Col de Chamoussière, da cui ammiriamo il gruppo Pain de Sucre (m 3.208), Rocca Rossa (m 3.185) e Pic d'Asti (m 3.219), mentre a destra troneggia il Monviso (m 3.841):
Più a sinistra, la Taillante (m 3.197), teatro di una grande giornata con Lollo lo scorso anno:
Via, anche questa è andata, dopo la meritata Monster mi rimetto alla guida, alla prossima avventura!