venerdì 30 agosto 2019

CATENA delle GUIDE (m 2.760): Sperone Gioele

Venerdì 30 agosto 2019
Io e Pier

Oggi faccio la conoscenza di nuovo amico, grazie alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Incontro Pier al casello autostradale di Sant'Albano Stura e subito ne ricavo una buona impressione.
La meta che abbiamo concordato è una via recente tracciata sulla Catena delle Guide (m 2.760), precisamente tra la Punta Plent e la Forcella Piacenza. La via è lo Sperone Gioele (6a   D+   7L   200 m).
Saliti al Rifugio Bozano, facciamo conoscenza e non possiamo resistere al richiamo della mitologica crostata di castagne di Marco...
Poi usciamo e imbocchiamo la pietraia che conduce alle vie, tenendo d'occhio i primi metri di arrampicata in solitaria del leggendario e intramontabile Sergio Savio sulla via Isi:
La parete:
Il nome della via è ben segnalato da una targhetta nuova fiammante:
Salirò io da primo, Pier deve verificare le sensazioni e lo stato di forma, non avendo molta esperienza di arrampicata in ambiente.
Il primo tiro è facile (III) e salgo in un attimo, per portarmi lungo un diedro abbattuto alla base del muro verticale della seconda lunghezza. La via è veramente super chiodata, uno spit ogni due metri, a volte anche meno. Attacco il secondo tiro (6a), salendo la parete prima in opposizione a destra, poi uscendone a sinistra, per poi superare un muro a splendide tacche:
Pier sale a sua volta:
Salgo poi il terzo tiro (5), lungo belle placche, con un passo interessante per doppiare lo spigolo a destra:

L'amico mi raggiunge in sosta, sul filo dello spigolo:
Avanti, salgo il quarto tiro (4), in diagonale verso sinistra, poi rinvio la vicina sosta e proseguo lungo il tiro successivo (4), un bel muro lavorato verticale, poi più facilmente fino alla comoda nicchia di sosta:

Qui ci incrociamo con la cordata che aveva attaccato la via sopra di noi, che sta scendendo in doppia.
Salgo a sinistra per qualche metro facile, poi opto per l'uscita di sinistra, laddove la via si sdoppia in due offrendo una doppia via di uscita; salgo poi uno splendido muro (5) fino alla sosta:
Pier alle prese con il bel muro verticale:
Salgo infine la settima e ultima lunghezza (4), in facile diagonale verso sinistra, fino alla sommità:
Sale poi Pier:
La targa commemorativa a fine via, in memoria del ragazzo caduto sulla nord del Viso:
La vicina Punta Plent:
Autoscatto in cima:
Panorama:
Iniziamo le doppie, ci caleremo con sole 3 doppie da S7, S5 e S2:

Al rifugio troviamo il tempo, una volta tanto, per un piatto di pasta e una polenta e salsiccia come si deve, ammirando la pala sud-ovest del Corno:
Un'ultima occhiata alla nostra via, poi giù verso il fondovalle:
Una giornata molto divertente, tranquilla e rilassante; non sempre dev'esserci il disagio o la lotta con l'alpe, per oggi va bene così.

giovedì 29 agosto 2019

ROCCA DELL’ABISSO (m 2.755): Sperone O-N-O in solo

Giovedì 29 agosto 2019
Io

Oggi faccio visita, da solo, a una via che avevo percorso credo una dozzina di anni fa, in un posto in cui torno volentieri a rimettere il naso.
Salirò la Rocca dell’Abisso (m 2.755) lungo lo Sperone O-N-O (IV   AD   6L   300 m), salita ai tempi in cordta con Paolino l'Alpino.
La giornata è splendida, in auto raggiungo il vecchio Colle di Tenda, lungo 6 km di strada sterrata molto bella; parcheggio alla Bassa di Peirafica, nei pressi di un torrente.
Mi preparo, porto con me l'imbrago e 30 m di corda per sicurezza, verso le 9,00 sono in cammino.
Dopo 45' sono solo in un ambiebte magnifico:
Raggiungo una conca, poi il primo Lago di Peirafica, su cui svettano i Torrioni Saragat (m 2.609), piuttosto invitanti:
Proseguo, salendo al Lago Superiore di Peirafica (m 2.358), quindi supero una pietraia con grandi blocchi e mi volto ad ammirare il luogo fantastico in cui mi trovo, tutto solo:
Dopo la pietraia salgo il ripido pendio che mi conduce al Colletto dell'Abisso (m 2.550):
Ora alla mia destra posso vedere la via che cercavo, ancora in ombra:
La dirimpettaia Punta di Peirafica (m 2.661):
In breve sono all'attacco della via:
Attacco il primo diedro, quando sono quasi le 11, freddo in ombra, poi salto in groppa allo sperone vero e proprio, trovando qua e là qualche protezione "fissa", tipo un friend incastrato:
Altro diedro, bellissimo:
Salgo al di sopra di un torrione, da cui ammiro il seguito della via:
Ogni tanto mi imbatto in una sosta attrezzata:
Lo sperone torna a impennarsi, su roccia sorprendentemente bella:
Qualche chiodo di progressione:

Non solo diedri e muri, anche qualche bella placca come questa:
Magnifico, semplicemente:
Avanti, concentrato come sempre, ma allo stesso tempo rilassato e in pace col mondo:
La cresta salita fin qui:
Ultimi risalti, difficoltà che scemano, a mezzogiorno son in cima allo sperone, alla fine della via; alla mia destra, la facile crestina che conduce alla croce sommitale:
Visto che vedo già gente in cima, mi fermo qui a sgranocchiare qualcosa, poi riparto e in pochi minuti arrivo in vetta, da cui mi godo lo splendido panorama, che arriva fino al Frisson salito pochi giorni fa e molto oltre:
La vetta:
Scambio due chiacchiere coi francesi in cima, poi arrivano altri 3 ragazzi; stavolta mi godo la vetta un po' di più del solito, anche perchè la discesa non pone problemi, lungo facile sentiero. Dopo 45' riparto e scendo il versante opposto a quello salito, verso sud-sud-est, fino al forte, da cui devio a destra per ritornare alla Bassa di Peirafica da cui sono partito:
Riparto in auto accompagnato dal sapore della mia solita Monster, per arrivare a casa presto come tutte le volte che scalo da solo. La testa è già a domani, si architetta la prossima salita!

lunedì 26 agosto 2019

TESTA del GRAND ETRET (m 3.201): Bricco-Gandolfo

Lunedì 26 agosto 2019
Io e Simone

Settimana di ferie, meteo perfetto, Simone pronto a rispondere: bene, ci sono tutti gli ingredienti per una grande salita.
La scelta cade su un itinerario poco conosciuto, in una zona per noi nuova, per una salita dal sapore trad in ambiente: Testa del Grand Etret (m 3.201), via Bricco - Gandolfo (
5a   8L   200 m), nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Il viaggio in auto è lungo, l'avvicinamento a piedi è lungo... ovvio che la partenza è a un'ora diciamo... alpinistica... Ritrovo alle 4,00, Simone puntuale carica la sua roba sulla mia auto e via nella notte verso Ceresole Reale e poi ancora su, fino a posteggiare lungo i tornanti che salgono al Col del Nivolet, dove stranamente non sono mai stato.
Ci prepariamo, portiamo l'attrezzatura "pesante" da via trad in ambiente, anche se con la corda ci limitiamo a una sola mezza da 60 m che useremo sdoppiata, come suggerisce la relazione, e ci mettiamo in cammino lungo un sentiero che compie un lunghissimo tratto a mezzacosta, tornando in pratica fin sopra a Ceresole, in linea d'aria.
Gli immancabili stambecchi, simbolo del parco:
Alle 8,30 scavalliamo il Colle della Terra (m 2.905), la giornata è splendida, la temperatura alta:

Perdiamo purtroppo oltre 100 m di quota, poi risaliamo lato opposto e alla nostra destra eccoci proprio sopra Ceresole e il lago:
Risaliamo poi lungamente il fronte morenico, su sentiero molto buono ed ecco lo sperone sud che scaleremo, dietro a Simone:
Laggiù in fondo, oltre lo splendido Lago Lillet (m 2.795), il Colle della Terra superato 45 minuti fa e, a destra in foto, le possenti pareti granitiche di Punta Fourà (m 3.411) e Mare Percia (m 3.385):
Alla fine attraversiamo un tratto con neve dura come il marmo, che ci fa perdere tempo, per giungere al Colle della Porta (m 3.002):
Aggiriamo brevemente lo spigolo verso est e risaliamo qualche decina di metri, dove purtroppo vediamo che la cordata da due che incredibilmente si è materializzata dal nulla alle nostre spalle durante l'avvicinamento, per poi superarci, è ancora impegnata sul primo tiro... come se ci aspettassero... cosa che mi manda in bestia!
Tant'è.
Aspettiamo una ventina di minuti, poi attacchiamo a nostra volta la via, quando sono circa le 10,00.
Superato il primo risalto, salgo un diedrino che conduce ad un terrazzino sotto un tetto (chiodo con cordino). Aggiro il tetto a destra e seguo il bellissimo diedro a sinistra; ignoro una vecchia sosta e con passo delicato (5a) traverso verso destra, a reperire una splendida fessura verticale che seguo fino alla sosta a spit, in piena esposizione:
Simone sale a sua volta:

Secondo tiro (4c): salgo la fessura soprastante la sosta fino ad un terrazzo con una vecchia sosta:
Simone in sosta, visto dal terrazzino:
Traverso a sinistra oltre lo spigolo e salgo il bel diedro (spuntone con cordone vecchio al termine) e proseguo sulla bella placca fessurata fino alla sosta a spit posta su uno spigolo leggermente a destra.
Il terzo tiro (5a) è splendido.
Mi sposto un paio di passi a sinistra, a reperire le belle fessure sul muro quasi verticale, dove trovo 2 chiodi e un vecchio friend, fino ad una zona più facile; salgo quindi per piccoli diedrini fino ad un terrazzino con sosta a spit:

La parete, magnifica, come il granito che la compone:
Simone esce dal diedro e sale la placca seguente:
Quarta lunghezza (4c): Simo passa avanti, sale le prime facili placche e si porta sotto al tettino:
Piazza un buon friend e sale il breve passo di forza con cui si issa al di sopra del passaggio:
Poco sopra ecco la sosta, da cui mi recupera:
Resta davanti nel tiro successivo, il quinto (3 grado), senza problemi fino ad una selletta in cresta:

A mia volta salgo il sesto tiro (4a), non difficile, che mi porta ad una selletta successiva, dove attrezzo una sosta:
Da qui parte il trasferimento verso destra ad aggirare un tratto di cresta lato est, lungo sfasciumi abbastanza stabili, fino a ritornare in cresta in corrispondenza di una sella.
Da qui parte il settimo tiro (4c), che salgo in pochi istanti, essendo piuttosto breve, fino all'evidente sosta a spit posta sul filo alto dello spigolo:
Prima di partire, presto ascolto a quanto letto nella relazione, vale a dire lasciare qui in sosta lo zaino, in vista dello stretto camino del tiro finale.
Simone mi raggiunge in sosta:
Siamo all'ottavo ed ultimo tiro (5a), con il famigerato camino... lo chiamo così in quanto non sono molto amante del genere, solitamente...
Lascio la sosta per un deciso traverso a destra, in forte esposizione:


Dopo il traverso salgo diritto il camino, che definire stretto è in effetti un eufemismo...
Dopo il "secondo parto", esco facilmente sulla cima, dove poco dopo mi raggiunge l'amico, non meno stretto:
Qualche nuvola ostacola la vista, ma verso nord-est ecco il Rifugio Vittorio Emanuale, base di partenza per il Gran Paradiso (m 4.061):

A nord il Monte Bianco (m 4.810):

Eccoci qua:
A questo punto... sorpresa... abbiamo seguito l'indicazione di lasciare gli zaini alla penultima sosta... peccato che nello zaino è rimasta anche la relazione, che indica dove si trova la sosta do calata dall'aerea punta su cui siamo sbucati...
Ricordo di aver letto che occorre andare a sporgersi, rimanendo legati... gironzolo un po' a destra e sinistra, alla fine la trovo, al di sopra dello spigolo, e mi calo per primo:
Simone si cala subito dopo:
Percorriamo poi a ritroso il trasferimento e scendiamo per un tratto, prima di reperire le calate lungo i primi quattro tiri:
Senza intoppi, fortunatamente.
Poco sotto il colle, volgiamo lo sguardo allo spigolo scalato:
Il sentiero è lungo, come detto i tempi per il ritorno non differiscono più di tanto rispetto all'andata, essendo per buona parte un sentiero a mezzacosta:
Si chiude così una splendida giornata in un angolo per noi nuovo delle nostre magnifiche Alpi.