mercoledì 29 marzo 2017

PUNTA FIGARI (m 2.345): Genovesi Est

Mercoledì 29 marzo 2017
Io e Paul

Dopo un week-end di brutto tempo e in vista di un nuovo week-end brutto, nonché a valle dello sconfortante esito della mia risonanza magnetica al ginoscchio (rottura del menisco mediale...), torno in montagna per regalarmi una via a lungo ammirata dal basso: la Genovesi Est (o Ravaioni) (6a   TD-   7L   200 m) a Punta Figari (m 2.345), nel mio giardino della Castello-Provenzale.
Giorno di ferie, meteo ottimo e via: parcheggio sotto la Provenzale poco dopo le 8,30.
Nessun altro, a parte un'auto di austriaci che prosegue, salvo tornare indietro poco dopo e tornarsene a valle...
Il nostro Grido di Pietra:
La temperatura dice 0°C:
Come abbiamo potuto vedere nell'ultimo tratto di strada, in alto c'è neve, speriamo non troppa.
Iniziamo l'avvicinamento, oggi ho con me anche la GoPro piantata sul casco.
Fino alle pareti della Provenzale è tutto ok, poca neve, poi iniziano i problemi: ne è venuta davvero parecchia!
Facciamo fatica, ma riusciamo a seguire all'incirca il sentiero; il problema viene quando raggiungiamo la Figari e ci tocca traversare a sinistra a mezza costa fino alla parete, il che sgnifica attraversare la lunga pietraia con massi enormi e un metro di neve sfondosa...
Un'odissea di un'ora, una nuotata nella neve alta e sprofondamenti improvvisi tra un masso e l'altro con gravi rischi di lasciarci una tibia...
La parete, magnifica, verticale e soprattutto in perfette condizioni; la nostra via sale nel bel mezzo, lungo l'evidente fessura che solca tutta la parete:
Il Colle Greguri ormai non dista più molto, via alla penosa traversata:

Il Paul raggiunge la parete prima di me e intanto scala il primo tiro (III) in solo con scarponi, poi si assicura alla sosta con spit e catena:
Poi è la volta anche per me di salire, ma mi assicuro volentieri, avendo gli scarponcini ai piedi e per di più completamente fradici:
Paul attacca la seconda lunghezza (V+), dopo aver salito i primi metri ancora con gli scarponcini ai piedi, per evitare la neve; prosegue poi superando lo strapiombo:
per riprendere poi la fessura che caratterizza la direttrice della via:
Lo raggiungo in sosta.
Ci alterniamo davanti e attacco la terza lunghezza (5b), qualche metro a destra lungo un diedro, fino a reperire un buon chiodo e una fessura verticale:
L'esposizione si mantiene massima, caratteristica di tutta la via:
Salgo la fessura, poi ritorno lungo un diedro leggermente a sinistra, fino ad una cengetta e ad un traverso orizzontale a sinistra; rinvio un anello ad un cordino, poi raggiungo la sosta a spit e catene in una nicchia, al di sopra della fessura larga dove corre la variante di 6a+ al terzi tiro:
Il Paul sale a sua volta il tiro:
Quarto tiro(6a): strapiombo iniziale:
poi in fessura, sempre verticale:
Dopo un altro strapiombo da superarsi prima a sinistra per poi tornare a destra in obliquo, si incontra una sosta, che il Paul rinvia per proseguire su una placca piuttosto delicata (3 chiodi), attaccando infine un pilastrino, lungo la fessura che ne incide il lato destro (piuttosto sprotetto), per ritornare infine a sinistra nella grande nicchia di sosta su spit e catene:
Salgo io:
La fessurina finale:
Qui succede di tutto: vado avanti per la quinta (o forse sesta) lunghezza (V): studiamo le 2 o 3 relazioni che abbiamo in tasca, ovviamente discordanti...
Pensando che dritti sopra di noi corra una variante oppure la via Il Bello Della Diretta, provo a traversare a destra una quindicina di metri, lungo un tratto sulle mani non difficile ma sprotetto, fino a salire un breve diedro e ristabilirmi su una cengetta.
Qui vedo un paio di chiodi sul diedro ancora a destra, li raggiungo e mi spingo fino a sbucare al di sopra, ma da lì la descrizione non sembra tornare molto con le relazioni, per di più non vedo alcun segno di passaggio (chiodi o altro)...
Siccome sopra il terreno non è certo facile, non avendo (colpevolmente) con me martello e chiodi diventa pericoloso andare all'avventura senza sapere dove andrò a parare...
Aggiungiamo che si son fatte quasi le 15,00 e che siamo ormai in ombra da un pezzo e... la decisione è presto presa: in caso riesca a tornare sui passi... scendiamo.
Non senza difficoltà riesco infine a tornare indietro e buttiamo le doppie, che in sole due calate lunghe ci riportano a terra, nella neve:
La parete, allontanandoci:
La Torre e la Rocca, spettacolo:
Giù per il pendio, ora la neve fa quasi piacere:
Quel che è certo è che torneremo presto.

sabato 18 marzo 2017

COLLE GREGURI (m 2.317) + MONTE BRACCO (m 1.308): I 3 Giorni della Merla

Sabato 18 marzo 2017
Io e Lollo

Giornata un po' folle (tanto per cambiare)...
L'idea è di scalare in Castello, così ci troviamo io e Lollo e su per la Val Maira, fino a Chiappera.
Le condizioni sono buone, mentre il meteo dovrebbe essere velato, senza sole ma con zero termico alto.
Proviamoci!
Nonostante il menisco lesionato, parto per l'avvicinamento dal basso, non essendo ancora raccomandabile passare da quello alto, dalle Grange Collet. Incontriamo poca neve e saliamo con calma, mentre illustro all'amico le varie vie che mano a mano ci sfilano davanti salendo, sulle pareti est prima della Rocca Provenzale, poi della Punta Figari, quindi della Torre Castello e della Rocca.
E' previsto un po' di vento da nord-ovest, che mi faceva sperare di essere al riparo sullo spigolo sud-est della Rocca... invece purtroppo più saliamo più il vento aumenta, e bello gelido per di più.
Poco prima del Colle Greguri (m 2.317), la neve è ancora presente: 
La via scelta per oggi è lo Spigolo Maria Grazia (V   D   8L   240 m), che ho già salito più voltre e che reputo ottimo come primo approccio alla Rocca per Lollo, ed è in perfette condizioni:
Purtroppo però il vento si fa letteralmente patagonico, con raffiche gelide fortissime, che ci spostano: impossibile pensare di scalare in sicurezza...
Aspettiamo, pensiamo a possibili alternative, l'unica delle quali (la Bonelli) è la via che abbiamo salito solo sabato scorso, per cui alla fine ci arrendiamo: scendiamo fino all'auto e proviamo ad andare al Monte Bracco (m 1.308), in Valle Po.
Giungiamo alle 12,40, in effetti si sta meglio come temperatura.
L'idea è di salire I 3 Giorni della Merla (6a   8L   225 m), una via lunga che non ho mai salito, al Settore Centrale:
La scelta è stata corretta, qui il sole è coperto ma la temperatura ottima, anzi fin troppo calda, e soprattutto non c'è vento.
Ci leghiamo e parto io per la prima lunghezza (5c), che presenta subito un passaggio strapiombante, da superare con decisione:
Lo studio un momento, poi salgo:
Segue un tratto più facile in placca:
In sosta, recupero il socio:
Ecco il secondo tiro (6a), una successione di muri, diedrini aperti e brevi strapiombi:
Resto davanti e salgo in cima alla parete, con qualche resting:
Lollo in uscita, sul ripiano sommitale dove sostiamo:
Va avanti lui nella terza lunghezza (3a), su placca appoggiata:
Dopo la sosta alla base della parete successiva, Lollo decide di affrontare davanti la quarta lunghezza (4c), su belle placche lavorate:

Torno avanti per il quinto tiro (5c), una bella placca compatta verticale sormontata da un tetto in uscita:
Sbuchiamo sulla grande placconata che chiude il Settore Centrale e Lollo conduce gli ultimi 3 tiri di quarto e terzo grado, sempre in placca:
La bassa Valle Po alle mie spalle, quasi all'uscita della via:
Alla nostra sinistra, l'imponente sagoma del Monviso (m 3.841) veglia su di noi:
Autoscatto in cima, prima della discesa lungo il canalone che ci riconduce alla base:
Non è certo come scalare in Castello, ma non abbiamo assolutamente sprecato la giornata!
Alle prossime avventure!

sabato 11 marzo 2017

ROCCA PROVENZALE (m 2.402): Bonelli

Sabato 11 marzo 2017
Io e Lollo
Si torna in Castello!
Le temperature sono ottime, l'innevamento scarsissimo: anche se nessuno manco ci pensa, io vado a scalare in Castello, che oggi sarà tutta per noi!
Per Lollo è il battesimo ufficiale.
Per non andare a cercare la neve, rimaniamo in basso, alla Rocca Provenzale (m 2.402), e la scelta cade su una bella via "introduttiva", la Bonelli (IV   AD+   7L   400 m), una classica molto bella per il grado di difficoltà che offre.
La vista sulla Rocca dai primi tornanti sotto Chiappera è spettacolare:
Pronti, si parte:
La parete è in perfette condizioni, come previsto; la temperatura è ottima, siamo di ottimo umore, Lollo in posa all'inizio della sua prima via in Castello:
La parete sopra di noi, con l'alberello dove si trova la prima sosta:
Vado avanti io, infilo le scarpette e... toh, la prima presa che tocco mi resta in mano!
Salgo senza problemi le placche appoggiate, poi qualche metro a destra (dopo aver rinviato una clessidra) per andare a reperire un diedro (III) e su diritto alla cengia con albero, dove trovo la sosta; Lollo segue con entusiasmo:
La sosta sull'albero:
La seconda lunghezza (IV) propone un breve passaggio per salire su una rampa ascendente verso destra, che seguo fino alla base dell'evidente fessura che caratterizzerà tutta la via; salgo poi dritto la fessura, rinviando uno spit alla base, fino alla sosta attrezzata per calata, da cui vedo il compagno in S1:

Il terzo tiro (IV) è splendido, su dritto lungo la fessura:
Lollo mi segue, fino alla sosta attrezzata su 3 punti, leggermente a sinistra del fessurone, poco prima di un marcato strapiombo:
Nel quarto tiro (IV) mi porto a destra traversando ad un masso incastrato, poi attacco il diedro-camino che mi permette di superare lo strapiombo:
Poco sopra sono in cengia, che percorro verso sinistra fino alla sosta.
Riparto poi per la lunghezza più caratteristica della via (III+): senza difficoltà lungo il bordo sinistro del fessurone, ora molto aperto, poi portandomi all'interno del camino-strettoia che anche questa volta richiede di togliere lo zaino e legarlo in vita ad un cordino:
Esco a tratti letteralmente strisciando tra due pareti di roccia, poi mi porto in fuori, sul bordo, dove recupero una posizione decente e guadagno la sosta dopo la strozzatura, dove poco dopo mi segue Lollo:
Siamo alla penultima sosta di Danza Provenzale, ma noi usciamo lungo la via Bonelli originale, partendo in diagonale verso destra con passi di III+, per un paio di lunghezze di corda, al termine delle quali proseguo fino alla Normale senza percorso obbligato.
Quando Lollo mi raggiunge, guardiamo l'ora e decidiamo che la vetta sarà per la prossima volta, esigenze famigliari mi richiedono a casa non troppo tardi...
Anche solo da qui, comunque, la discesa a piedi sulle delicate placche della Normale ci richiede tempo e la scelta si rivelerà opportuna.