sabato 31 luglio 2010

LAGGINHORN (m 4.010): Cresta Ovest


Sabato 31 luglio 2010



Io e Paolino l'Alpino

E sono 20!
Oggi vado alla caccia del mio ventesimo Quattromila: il Lagginhorn (m 4.010), nella valle di Saas in Svizzera.
Partenza alle 3,30, da veri forzati della vacanza... Con me e paolino l'Alpino anche Livio, che viene a farsi un bel giro in Svizzera al cospetto dei suoi numerosi giganti al di sopra dei Quattromila metri.
Il viaggio scorre veloce e alle 7,10 molliamo Livio a Saas-Fee, di cui visiterà per bene paese e impianti di risalita, oltre al rifugio Britanniahutte.
Noi saliamo all'Hohsaas (m 3.142) con gli impianti ed ammiriamo la cima che vogliamo raggiungere, che scopriamo ricoperta di neve e verglas:

La Cresta Ovest (PD II 900 m) è quella di sinistra.
Sono le 8,15.
Traversiamo a mezza costa i risalti rocciosi, con tratti esposti ed attrezzati con cavi e corde fisse:



Fa decisamente freddino, siamo appena sopra lo zero.
Continuiamo a traversare, dovendo in pratica passare una parte all'altra della parete del Lagginhorn, da sud-est ad ovest; dopo un tratto roccioso superato con un po' di attenzione, eccoci in vista del Lagginhorngletscher:

Alle nostre spalle, una moltitudine di giganti oltre i Quattromila metri, sopra Saas-Fee:

La giornata è tersa ed eccoci lungo il ghiacciaio, che percorriamo slegati, data la sua ridotta consistenza:



Indossiamo i ramponi lungo il ghiacciaio, poi finalmente raggiungiamo il pendio roccioso che ci conduce alla cresta ovest, lunghissima, fino alla vetta:

C'è neve fresca, come si intuiva dal basso, e qua e là anche fastidioso verglas...

Alla nostra destra, verso sud, il Weissmies (m 4.023), dove eravamo poco meno di un anno fa:

Di fronte a noi la lunga scala verso quota 4.000 m, sempre più incrostata di neve e ghiaccio:

Superiamo una serie di risalti della cresta, alcuni dei quali richiedono attenzione, specialmente una placca di II grado lunga una quindicina di metri, che in condizioni di asciutto sarebbe banale.
La via è comunque molto frequentata:

Avanti, anche se la fatica comincia a farsi sentire:

Qualche passaggio alternato alla traccia su neve:

La cresta sembra non finire mai, l'altimetro sale lentissimo, impietoso:



Finalmente raggiungiamo il pendio nevoso che sostiene la piramide sommitale:
Gli ultimi risalti:

Poco prima di mezzogiorno, dopo 3h 30' di salita, siamo in cima!
Per me è il 20-esimo Quattromila salito.
Il prospiciente Weissmies:

Verso nord, la vicina vetta del Fletschorn (m 3.996):

Alle sue spalle, i giganti dell'Oberland Bernese e la celebre lingua ghiacciata dell'Aletschgletscher, il ghiacciaio più esteso d'Europa con i suoi 22 km di sviluppo:

Un amico italiano appena conosciuto ci regala lo scatto di vetta:

Ci fermiamo ad ammirare lo splendido panorama, intanto scatto foto un po' a tutti quelli che raggiungono la croce sommitale, poi è ora di scendere... ci aspetta una discesa lunghissima, dove occorre mantenere alta la concentrazione per non rischiare brutti incidenti.
Fortunatamente l'unico infortunio sarà il mio rampone su un dito di Paolino...
Complessivamente scenderemo per oltre 3 ore... una faticaccia immane...

La cresta vista dal ghiacciaio, con la cima lontanissima:

Fortunatamente siamo tranquilli per l'orario: il ghiacciaio non dà problemi nemmeno il pomeriggio e per la funivia abbiamo molto margine.
Mi regalo un autoscatto al termine del tratto attrezzato su roccia, quasi alla fine del ritorno:

Raggiungiamo gli impianti, sono stanco ed affamatissimo.
Al ritorno a Saas-Grund, all'arrivo della funivia, ecco in che stato troviamo Livio ad aspettarci:
In Svizzera... roba da rischiare l'arresto per vagabondaggio!

sabato 24 luglio 2010

PUNTA VENEZIA (m 3.095): Via dei Torrioni


Sabato 24 luglio 2010


Io, Manu e Paolino l'Alpino


Splendida giornata di arrampicata in alta montagna!

Per la passeggiata di avvicinamento organizziamo una bella compagnia: il ritrovo è al Pian del Re (m 2.020) poco prima delle 7,00.

Il panorama è splendido e grandioso, il meteo è terso, anche se tira un vento forte e freddo.

Saliamo tutti insieme fino al Rifugio Giacoletti (m 2.741), accolti da un vento ancor più gelido:

Ci informiamo dal gestore sulle condizioni delle vie che vogliamo salire; le mie previsioni dicono che il vento cesserà al più tardi verso le 11,00 e inoltre la parete sud-est di Punta Venezia (m 3.095) è opposta alla direzione da cui proviene il vento, per cui confido sia abbastanza riparata.

Io, Paolino e Manu vogliamo salire la Via dei Torrioni (6b D+ 11L 350 m), mentre gli altri amici puntano ad Alice 120-80 sulla Udine, dove però fa sicuramente più freddo.

Mentre siamo ancora davanti al rifugio, ridacchiamo del mio aggeggio, un frog con una prolunga leggermente vistosa... per arrangiarmi a rinviare il famoso bombé di 6b presente al secondo tiro della via... Ma il gestore mi dice che non serve; io lo porto lo stesso, ma non mi servirà...
Io sono il più deciso a partire e faccio presente che secondo me possiamo andare anche subito; il rifugista ci presta gentilmente una piccozza per il nevaio alla base della via, così partiamo. In effetti, più ci avviciniamo, più il vento cala.

Il nevaio non è molto lungo ed inclinato e la consistenza è buona, così lasciamo la piccozza ad un ragazzo che sta andando al rifugio, così non dobbiamo portarcela dietro.

Raggiungiamo con molta attenzione la cima del nevaio e... sorpresa: c'è una seria crepaccia terminale da superare:

Tentenniamo un po', poi alla fine Manu fa il primo passo e raggiunge uno spit della via:

Lo raggiungiamo io e Paolino, mentre anche gli altri amici hanno deciso di seguirci e di fare la nostra stessa via.

Raggiungiamo anche noi lo spit, mentre Manu estrae il sacchetto con dentro le scarpette da arrampicata. Incredibile: dal sacchetto saltano fuori... dei sandali!!!!!!!!!!!!!!

Sconcerto iniziale... poi ilarità incontenibile, Paolino ha le lacrime agli occhi dal ridere.

Allora, ormai sono quasi le 11,00, non ci sono alternative: Manu salirà con gli scarponcini, che per sua fortuna hanno un'ottima suola per arrampicare.

OK, parto davanti io: il primo tiro (4c) supera le lisce placche iniziali levigate in passato dal ghiacciaio e, lungo un diedro, raggiunge la grande cengia erbosa soprastante:

Mi raggiungono i compagni:

Attacco il secondo tiro (6b), che contiene il famigerato passaggio duro, su bellissime e compatte placche di gneiss:

La giornata è perfetta, il vento è cessato.

Armato del mio "accrocchio infernale" per azzerare il passo duro, attacco le prime placche:

Non vorrei essere da nessun'altra parte se non qui adesso:

Raggiungo ben presto il bombé di 6b, che supero rapidamente azzerando: la chiodatura è molto ravvicinata, per cui il mio aggeggio speciale non mi serve:

Segue una bellissima placca di 5b a tacche, fino alla comoda sosta:
Mi raggiungono i compari, spalmati in placca:

Riparto lungo la terza lunghezza (5a), una placca verticale ma ben appigliata, splendida:
Seguono i compagni:

Intanto purtroppo Wil mi comunica via radio che loro tornano giù, non sono in gran forma: attrezzano una doppia e si tolgono così il fastidio di ridiscendere il nevaio.
Il quarto tiro (4c) parte con una placca verticale:

Per portarmi sulla destra, lungo una cengia comoda di sosta, dove recupero Manu e Paolino:



La quinta lunghezza (5b) è molto particolare: in pratica siamo al termine della lunghissima placconata che ci ha impegnati fin qui dall'inizio; mi porto a destra lungo una placca semplice, poi mi infilo in una fessura-camino piuttosto ostica:

da cui esco lungo la placca verticale a destra:

Paolino impegnato nello stesso passaggio:
Recupero i compagni appeso ad una sosta decisamente scomoda.
Da qui in avanti la via cambia totalmente registro, entriamo in una successione di torrioni, lungo uno sperone che condurrà in vetta:

Attacco il sesto tiro (4b), lungo spigoli e brevi placche sempre ottimamente chiodati:

Raggiungo un comodo ed aereo terrazzino di sosta su una selletta, da cui la vista sulla vicina parete nord-est di Punta Udine (m 3.027) è clamorosa; dietro, fa capolino il Monviso (m 3.841):

Intanto mi raggiungono Manu (con i suoi scarponcini...) e Paolino:

La via ci sta divertendo moltissimo, logica, varia, elegante e molto ben chiodata.
Alla partenza del settimo tiro (5a) io e Paolino ci scambiamo il comando della cordata; eccolo innalzarsi lungo la bella placca iniziale:

Intanto, lungo la cresta sommitale non più molto lontana, ecco stagliarsi uno splendido stambecco, statuario ed altezzoso, dominatore di questi anfratti:

Quando Paolino è in sosta, seguo a ruota e Manu dietro di me:

Ottavo tiro facile (3c), divertente in cresta:



Non riesco a non ammirare la parete della Udine su cui siamo saliti 2 settimane fa:

Arriviamo ad attraversare un couloir, da dove Paolino attacca la nona lunghezza (4c), molto lunga (55 m):



Decimo tiro (4c): molto divertente, verticale e ben appigliato; Paolino sale senza problemi, a parte un po' di stanchezza:
Percorriamo poi di slancio l'undicesima ed ultima lunghezza (3c), in cresta:
L'uscita è vicinissima:

Paolino e Manu all'uscita della via, all'ultima sosta:

Una breve cengia ci conduce al sentiero della via normale:

Da veri alpinisti, non ci priviamo della vetta, anche se la via conduce un pochino sotto.
In pochi minuti siamo al bivacco sotto la cima, pittoresco e rimesso a nuovo recentemente:

Una foto all'interno è d'obbligo:



Altri cinque minuti e, con qualche passo di arrampicata, siamo alla croce di vetta:

Mi trovo qui per la terza volta, dopo le due salite di Dimensione Quarto, prima al corso di alpinismo, poi con Manu:

Sono le 17,00: meglio sbrigarsi a scendere.
Discendiamo il Coulour del Porco e facciamo tappa al Rifugio Giacoletti (m 2.741) per un thè, una torta ed una telefonata a casa.
Il luogo è fantastico, gestito da gente simpatica e disponibile, oltre che ben frequentato:

Lungo il sentiero di discesa mi lascio affascinare dalla natura:

Incontro anche un amico che sta salendo, poi scendiamo con calma godendoci la montagna in un orario inconsueto ma sempre bellissimo: