sabato 29 aprile 2017

MONTE BERSAIO - MURO dell'ARCOBALENO (m 2.000): Don Frank

Sabato 29 aprile 2017
Io e il Pol

Oggi altra via bella dura, in un posto per me totalmente nuovo: il Monte Bersaio (m 2.386), in Valle Stura.
Praticamente, un angolo di Dolomiti a due passi da casa...
Ritrovo da Mario col Pol, salto sulla sua auto e via, nonostante la tosse e le temperature basse di questi giorni valutiamo che a 2.000 m al sole staremo bene.
Vedremo.
Il cielo è terso, una bella colazione a Demonte ed eccoci a Sambuco, dove chiediamo info da Bartolo (credo sia il figlio) e andiamo a parcheggiare in un magnifico spiazzo erboso dopo la segheria indicata nelle relazioni.
L'obiettivo è la Parete (o Muro) dell'Arcobaleno (m 2.000), uno dei contrafforti sud-est del Bersaio, dove corre la via Don Frank (6b   TD   6L   260 m), via dedicata al parroco alpinista di Sambuco, deceduto in montagna, proposta dal Pol.
Il Bersaio dal parcheggio:
Purtroppo la guida che ho in mano ("Stura-Ubaye") riporta un errore nella descrizione dell'avvicinamento, trascurando il primo ponte... Quando ce ne accorgiamo, torniamo indietro e nel complesso perdiamo una bella mezzora...
Per l'esattezza, al primo ponte occorre proseguire, trascurandolo, mentre bisogna attraversare il secondo ponte e poi tenere sempre lo stesso sentiero (splendido, tra l'altro), che in un'ora conduce alla Parete dell'Arcobaleno:
Pareti magnifiche:
Eccoci in vista della nostra parete, dove ho evidenziato il tracciato della via:
Le gole sono impressionanti:
Come previsto, in primavera i guadi possono essere problematici... In effetti anche per noi guadare il torrente non è facile: l'azione congiunta del disgelo primaverile (portata elevata del torrente) e del gelo di questi giorni freddi (patina di ghiacchio sulle rocce, nel torrente) rendono molto difficile trovare un punto adatto a passare...
Risaliamo molto a monte, poi finalmente il Pol trova il varco giusto e passa, prima di darmi una mano: dato il menisco rotto che mi porto appresso, meglio non fare movimenti sbagliati, quando possibile...
Scendiamo nuovamente sul lato opposto verso la parete, che raggiungiamo dopo una breve arrampicata su terra e roccia: il posto è magnifico, niente da dire.
Ci prepariamo e partiamo: il primo tiro (6a+) tocca al Pol, che si lancia sulle belle placche calcaree che aprono la via:
Il sole è magnifico, si sta benissimo.
I primi passaggi impegnativi, lungo la via molto ben chiodata:
Ambience:
Dopo un ultimo passo veramente ostico, esce sul terrazzino di sosta e via, tocca a me:
La prima sosta è con due spit collegati da un cordone, non più in magnifiche condizioni ma ancora ok; noi integriamo tutte le soste con fettucce, che poi togliamo.
Ci alterniamo al comando e vado avanti io nel secondo tiro (5c), una lunghezza abbastanza particolare nei movimenti che propone; mi porto in traverso verso il diedro a destra:
Poi salgo in verticale, spesso in opposizione, fino alla sosta posta a circa 45 m:
Il Pol segue:

Per lasciare al socio il tiro duro finale, resto davanti per la terza lunghezza, facile (5a), con cui esco dal diedrone per percorrere fcili placche e risalti, fino alla sosta:

Il quarto tiro (6a) è secondo me il più bello della via.
Una splendida placca da percorrere in diagonale verso destra, per poi salire diritti lungo ancora placca a tacche e buchi, magnifica:
Tocca al Pol, che non si fa certo pregare:
Quinto tiro (5c): salgo in verticale, supero una zona più appoggiata, per poi salire di nuovo in verticale lungo risalti di roccia non indimenticabile ma alla fine solida, un pochino vegetata; segue il socio:
Sesto ed ultimo tiro (6b): passo tecnico subito in partenza, verticale, su roccia strepitosa:
Segue una bellissima fessure che offre spesso lame da salire in dulfer, fino ad una placca liscia molto tecnica, che conduce dopo un paio di metri ad un sistema di cannelures da pinzare, da urlo:

Poco sopra termina la via, in cima allo sperone.
Decidiamo di calarci in doppia, con 6 calate che filano lisce lisce, fino alla base della parete.
Fortunatamente ora il guado non pone problemi, il ghiaccio è sciolto al sole e non abbiamo bisogno di risalire per attraversare.
Chiacchierando e programmando le prossime salite come sempre, percorriamo in discesa il bellissimo sentiero, fino all'auto e alla sospirata Red Bull.
Alle prossime avventure!

sabato 22 aprile 2017

ROCCA CASTELLO (m 2.452): Spigolo Maria Grazia

Sabato 22 aprile 2017
Io e Lollo

Finalmente Lollo sale in vetta alla Castello!
Ritrovo da Mario alle 6,15 e via verso la Val Maira (tanto per cambiare...)!
Parcheggio basso, non mi fido ancora a salire alle Grange Collet... e faremo bene, come vedremo dalla cima.
Saliamo dopo esserci "armati" di tutto punto, con qualche friend, martello e chiodi, e dopo una simpatica chiacchierata con un amico conosciuto al parcheggio e in vena di scambiare due parole.
Quando ci avviciniamo alla Rocca Castello (m 2.452), a destra del magnifico Spigolo Castiglioni alla Torre ecco l'elegante Spigolo Maria Grazia (V   D   8L   240 m), nostro obiettivo odierno:
La giornata è splendida, un sole enorme e poco vento.
Incredibilmente, né ora, né durante tutto il giorno vedremo anima viva!
Ci avvicinamo all'attacco della via, che presenta ancora 5 o 6 metri in neve, dalla consistenza ormai molle e camminabile:
Ci leghiamo e vado avanti, Lollo rimane all'asciutto mentre supero il nevaietto ridicolo e salgo con gli scarponcini i primi metri dello zoccolo dello spigolo, fino ad una cengetta dove mi cambio le scarpe e dove trovo un chiodo:
A questo punto decidiamo che Lollo mi raggiungerà qui, in modo da evitare di bagnare le corde facendole strisciare nella neve.
Sono le 10,00.
Parto così per il primo tiro (IV+), salendo lo spigolo senza difficoltà, fino ad un passo delicato in corrispondenza di un diedro chiuso da un tettino, che un chiodo suggerisce di superare a sinistra, in spaccata e poi con un breve passo di forza, fino al comodo terrazzino di sosta (un paio di chiodi e uno spit):
Oggi indosso la GoPro sul caschetto, questa bella via manca al mio archivio di filmati.
Assicurato in sosta, posso recuperare Lollo:
Seconda lunghezza (IV+), splendida: tralasciando lo spit che invita a salire il diedro a sinistra della sosta (Via del Panda, tratto che avevo salito anni fa per poi tornare sulla retta via più in alto), traverso a destra e doppio lo spigolo, seguendo una rampa in diagonale a destra e trovandomi subito in grande esposizione.
Salgo poi la bellissima parete che segue, diritto in verticale con uscita un po' a sinistra, a riprendere il filo dello spigolo, per poi tornare a destra in diagonale per qualche metro, una quindicina, fino a sostare su 3 chiodi e uno spit da collegare; da qui recupero l'amico:
Sopra di me, il tetto del terzo tiro (V), che raggiungo con un bel traverso in diagonale a destra; rinvio un primo chiodo alla base del tetto, poi appena mi alzo ne trovo un secondo e con buone prese mi isso al di sopra dell'ostacolo:
Segue un diedro verticale, quindi una rampa a sinistra in diagonale, fino al terrazzino di sosta, piuttosto esile, a circa 5 metri dallo spigolo.
Lollo sale a sua volta il tiro:
La quarta lunghezza (III+) mi vede traversare a sinistra deciso fino al filo dello spigolo, lungo una cengetta esile e con una spaccata, poi ribatto col martello un chiodo (che l'ultima volta mi era rimasto in mano...), prima di salire il diedro-fessura verticale che mi fa guadagnare un terrazzino e il filo di spigolo:
Salgo poi lungo il filo per una trentina di metri, rinviando un paio di chiodi, poi mi fermo su un comodo terrazzino, dove trovo due chiodi da collegare:
Lollo, tocca a te!
Gli ultimi passi prima della comoda sosta:
Quinta lunghezza (III+), salgo direttamente la parete articolata lungo cui prosegue lo spigolo, fino a raggiungere la sosta in comune con la Balzola, il famoso (per me) terrazzino Rabino, teatro del mio incidente del 2006:
Alla nostra sinistra, la pala incredibilmente verticale della Punta Figari (m 2.345):
Lollo in sosta al terrazzino Rabino, sotto il diedrone della Balzola:
Oggi però l'idea è di percorrere tutto lo Spigolo Maria Grazia, integrale e senza varianti, per cui attacco qualche metro a sinistra del diedro e proseguo:
La parete torna subito verticale, solcata da un fessurone e protetta da un paio di chiodi:
Dopo la fessura affronto una splendida placca, in diagonale a sinistra passando sotto ad un tettino appena pronunciato, quindi salgo la parete seguente, a tacche e sempre verticale ma non difficile, per portarmi nuovamente sul filo di spigolo, che salgo di altri 6 o 7 metri fino al comodissimo terrazzino di sosta:
L'ultimo risalto prima della sosta, roccia magnifica e cielo terso:
Lollo mi segue, senza problemi:
Sesto tiro (sulla guida III+...): come già alcuni anni fa, quando avevo salito la via, trovo strano questo tiro, per non dire inquietante...
La relazione dice di attaccare a sinistra della cengia di sosta, per poi salire e tornare a destra lungo una rampa, portandosi sulla verticale della sosta, circa 5 m al di sopra.
Ok, traverso a sinistra e salgo, con passo non facilissimo e decisamente esposto, senza chiodi.
Ok ancora, mi dico, non ci sono chiodi in quanto poi si traversa a destra e si torna sulla verticale della sosta, quindi rinviare qui causerebbe gran tiraggio di corde.
Traverso, prima alto, poi torno sui miei passi per traversare basso, sulle mani, sempre senza protezione...
Vabbeh...
Torno quindi sopra la sosta, vicino al filo di spigolo, dopo aver recuperato un nut lasciato da qualcuno, e salgo in verticale lungo lo spigolo, trovando un chiodo decisamente malsicuro, mezzo fuori, piantato tra rocce non troppo rassicuranti...
Salgo ancora, piazzo un friend non dei migliori e guardo su: nulla...
Strano, la via fin qui è chiodata bene, nel suo genere...
Salgo ancora, ma continuo a non vedere alcun segno.
Memore della salita di 5 anni fa, quando Rena era davanti e bestemmiava da queste parti, traverso a sinistra e inizio a seguire la parete in diagonale verso sinistra, iniziando a trovare alcuni chiodi, come allora.
Nonostante la relazione dica di salire lo spigolo lungo il filo, mi trovo di nuovo a salire in piena parete, in diagonale verso sinistra, su difficoltà di quinto grado.
Alla fine, dopo un tiro di 50 m, esco sul cengione alto, allestisco una sosta su spuntoni e recupero l'amico.
Sopra di me, il castello sommitale torreggia severo e invitante allo stesso tempo:
Lollo mi raggiunge, mentre io già parto per l'ultima lunghezza (IV), una fantastica galoppata su un muro verticale ma ben appigliato, roccia da urlo:
Poco dopo sono in vetta, sono le 14,45.
Lollo finalmente tocca la vetta del gruppo Castello-Provenzale, che ormai frequenta da qualche settimana:
Spettacolo, tutta la vetta, la montagna, il gruppo sono solo per noi:
Il panorama è magnifico come sempre, oggi c'è una luce particolarmente radiosa.
Verso nord-ovest
Noto frattanto che la croce di vetta della Torre Castello è crollata su se stessa...
Invece verso nord ecco le condizioni della neve, in chiave avvicinamento:
Direi che abbiamo fatto bene a salire dal basso.
A sud, l'Oronaye (m 3.100):
Autoscatto in cima:
Dopo una sosta non troppo lunga, è tempo di scendere e ci caliamo lungo King Line, con 4 calate:

Giunti a terra, facciamo su le corde e prendiamo il sentiero, parliamo del più e del meno, oltre ai soliti immancabili programmi futuri.
Giunti all'auto, un ultimo sguardo alla Rocca Provenzale (m 2.402) è d'obbligo, insieme ad un arrivederci a presto:

Il video della salita: