domenica 30 agosto 2009

AIGUILLE du CHATELET (m 2.525): Velociraptor

Domenica 30 agosto 2009



Io, Wil, Max, Manu e Paolino l'Alpino


Torniamo agli spit: dopo molte vie salite in ambiente, ci regaliamo un'uscita decisamente plaisir, come piace ad alcuni di noi :-), impreziosita dall'essere incastonata in un ambiente da sogno, nel cuore del massiccio del Bianco.
Nell'occasione faccio la conoscenza di Max, personaggio di alto livello, colpito anche lui da indubbia e definitiva passione per la roccia e la montagna.
La pioggia ci accompagna fin quasi ad Aosta, poi, proprio quando serpeggiano manifesti i primi moti di disappunto e di sfiducia nelle mie previsioni meteo, ecco all'orizzonte l'azzurro intenso del cielo: non vedremo una nuvola per tutto il giorno!
Alle 10,00 siamo in Val Veni, dopo aver passato Courmayeur: la nostra meta è la nuova via Velociraptor (5+ 11L 320 m) all'Aiguille du Chatelet (m 2.525), aperta esattamente da un mese.
In foto, la parete a sinistra ed il vicino il Rifugio Monzino (m 2.590):

Le ragazze ci aspettano qui, noi imbocchiamo io il sentiero; in fondo, lo sguardo porta alla Val Ferret, al Dente del Gigante (m 4.014) ed alle Grandes Jorasses (m 4.208), teatro in questi giorni del previsto crollo del seracco da 40.000 metri cubi di ghiaccio che incombe sulla via Normale italiana:

Presto ci si apre dinanzi uno spettacolo incredibile: il versante sud-ovest del massiccio: i grandiosi pilastri del Brouillard, in granito rosso, sostengono la struttura sommitale del Monte Bianco (m 4.810); a destra, la Punta Innominata (m 3.730), la grandiosa Aiguille Noire de Peutérey (m 3.773) ed il Mont Rouge de Peutérey (m 2.941):

Alla base della nuova via ferrata che conduce al Monzino troviamo un'incredibile quantità di persone:

Risalita la prima parte della ferrata, abbandoniamo il sentiero e tagliamo a sinistra in direzione della tacca gialla che segnala l'inizio della via.

La parete dove sale la via:

Le cordate:
  • Manu e Paolino


  • Io, Wil e Max

Ci prepariamo, partono loro; seguo io lungo il primo tiro (IV+), la roccia è uno spettacolare granito; sono le 11,00:

Dopo lo spigolo iniziale, un diedro:

La seconda lunghezza (IV) non pone problemi:

La chiodatura è molto ravvicinata, spit nuovi fiammanti.

Alla nostra destra, la parete ovest del Mont Rouge (m 2.491):

Lo sguardo è però magnetizzato dalla slanciata cresta sud della Noire (m 3.773):

Terzo tiro (IV):

La quarta lunghezza propone una paretina con un movimento verso destra (IV+):

Seguita da una breve placca (V+), molto divertente, passaggio più tecnico della via:

Conduco il quinto tiro (III+), facile placca, poi cedo il comando a Max per il traverso della sesta lunghezza (III+):

Dopo la traversata a sinistra, saliamo una parete più levigata.

Max rimane in testa per il settimo tiro (IV+ con un passo di V); prima sale Paolino:

Il tiro è molto divertente, verticale ma con buone prese ed appoggi:

Arrivo in sosta, seguito da Wil:

Riparto da primo per l'ottava lunghezza (IV+), prima in placca, poi in dulfer nel diedro:

In opposizione nel diedro:

La placca finale, verticale, ben chiodata e divertente:


Ormai intravediamo l'uscita dalla via.

Il nono tiro (IV) parte con un traverso verso sinistra, che mi porta all'ombra, quindi diritto su placche un po' scivolose:

Gli amici mi raggiungono:

La decima lunghezza (IV) è in placca, con un paio di risalti, divertenti e soprattutto piacevolmente all'ombra:

Superiamo velocemente l'undicesimo ed ultimo tiro (III+), con una bella placca finale, poi usciamo a godere di un panorama veramente eccezionale:

I pilastri del Brouillard e, a destra, spunta la Chandelle, la parte sommitale del Pilone Centrale del Freney:

la Cresta di Peutérey dietro di noi:

Una certezza nel cuore: un giorno salirò la Cresta Sud (V+ TD 1.200 m) dell'Aiguille Noire de Peutérey (m 3.773)!

Dopo una pausa ristoratrice, iniziamo la discesa lungo la via ferrata, piuttosto impressionante da percorrere slegati...

Scendendo, non posso evitare di voltarmi continuamente a godere dell'ambiente in cui siamo immersi:

Che grande giornata!

Bella via, ambiente magnifico e compagnia fantastica: ricorderemo questa giornata, anche se scendendo io faccio già programmi per future scalate...

sabato 22 agosto 2009

CORNO NERO (m 4.322): Via Normale


Sabato 22 agosto 2009




Io, Wil e Valerio

Il gusto particolare di una salita quasi "di rapina"...
Le previsioni sono contrastanti, ma io mi affido al sito di fiducia e dico di andare!
L'idea è di salire in giornata una o due vette del Rosa, tra quelle che non ho mai scalato.

L'obiettivo è il Corno Nero (m 4.322) e la speranza è quella di concatenare la Ludwigshohe (m 4.343), vicina e semplice.
Ovviamente, salendo in giornata, siamo legati agli orari degli impianti di risalita: partiremo tardi (la prima corsa è alle 7,30) e dobbiamo rientrare in tempo per l'ultima corsa (17,15).
So bene che non è l'ideale viaggiare per ghiacciai dopo le 12,00, ma devo fare di necessità virtù e mi affiderò alla mia esperienza per fare continuamente le valutazioni del caso (meteo, condizioni del ghiacciaio e dei crepacci).
Parto alle 4,30 e passo a raccattare i grandissimi Wil e Vale a Torino alle 5,15.
E' ancora buio pesto, appena parcheggio (in anticipo) una lucciola si avvicina, ma appena vede che apro il bagagliaio e traffico con ramponi e piccozze forse mi prende per un maniaco e se ne va...
Arriviamo puntuali alla prima ovovia delle 7,30 a Staffal (Gressoney) ed alle 8,10 siamo in cammino dal Passo dei Salati (m 2.971).
Superiamo l'odiato Stolemberg (m 3.206) ed alle 10,10 siamo oltre le corde fisse, in vista della Capanna Gnifetti (m 3.647) e dei ghiacciai del Rosa:

Poco sotto, il bellissimo Rifugio Città di Mantova (m 3.498) e, all'orizzonte, il Monte Bianco (m 4.810):

La Piramide Vincent (m 4.215) e la Punta Giordani (m 4.046):

Il sole delle 11,00 ci cuoce senza pietà, ma lo sapevamo...
In compenso, sono contento che le previsioni del mio sito di fiducia siano corrette: il meteo regge.


La traccia sale evidente:

Saliamo verso il Colle del Lys (m 4.248); superata la fatidica quota 4.000, ecco per la prima volta visibile il nostro obiettivo, in secondo piano:

I miei grandi compagni di avventura, Wil non è al massimo della forma:

Alla nostra destra, il facile versante nord della Piramide Vincent (m 4.215), salito da me in solitaria nel 2004:

Saliamo incontrando chi scende dal viaggio alla Capanna Margherita (m 4.559); in primo piano, il Balmenhorn (m 4.167) e dietro il Corno Nero (m 4.322):

OK, il meteo tiene, puntiamo dritti alla nostra montagna:

Alla nostra destra, il Balmenhorn con il Bivacco Giordano (m 4.167) ed il celebre Cristo delle Vette:

Ci avviciniamo alla nostra cima:

A sinistra, il Naso del Lyskamm (m 4.100) ed il Lyskamm Orientale (m 4.527):

Incrociamo altre cordate, poi abbandoniamo la traccia autostradale che conduce alla Margherita e puntiamo al Corno Nero:

Giunti alla sella alla base del pendio finale, Wil è sempre più a pezzi ed abbandona ogni dignità...

Da qui, il Corno Nero è splendido: risaliremo il pendio di neve a destra (50°), fino alla cresta:

Alle nostre spalle, il dolce e facile pendio che conduce alla Ludwigshohe (m 4.342):

Attacco il ripido pendio nevoso, seguito dagi amici: l'attenzione è massima, sotto di noi si spalanca un enorme crepaccio, decisamente inquietante:

Finalmente sco in cresta, affilata e spettacolare:

Recupero Vale da una sosta in cresta; Wil è legato a lui tramite un nodo a otto, non può cadere.
In primo piano, la madonnina di vetta sulle rocce finali; il panorama è grandioso: a sinistra, la Punta Dufour (m 4.634), punto culminante del Monte Rosa, subito a destra la Punta Zumstein (m 4.563):

Siamo tutti riuniti in cresta, ora puntiamo alla madonnina sommitale:

Parto in traversata su misto, assicurato da Vale, poi le ultime rocce, facili ma molto esposte, mi portano in vetta.

Pochi istanti dopo, eccoci tutti riuniti in vetta al Corno Nero (m 4.322)!!!
Complimenti a Wil per aver stretto i denti, nonostante il malessere.
Per me è il 18-esimo Quattromila.

Dopoi le firme sul libro di vetta, pensiamo a scendere: sono le 13,15, dobbiamo rincorrere l'ultima funivia per scendere a valle; inoltre, salgono nebbie e nuvole dal fondovalle, lato Valsesia.
Abbandono l'idea di salire anche la Ludwigshohe (m 4.342), anche se potrei salirci in soli 15'...
Poco male, la farò quando tornerò per la Punta Parrot (m 4.436)...
Ora occupiamoci della discesa: in vetta è presente una solida sosta, che però è priva di anello di calata.
Il cavo metallico presenta dei fili rotti, che potrebbero abradere le nostre già sottilissime corde da 8 mm; sfortunatamente, ho lasciato i miei maillon da abbandono attaccati all'imbrago che uso su roccia...
Wil decide di sacrificare un moschettone e lo aggancia correttamente ad uno degli spit; annodo le corde e ci caliamo:

Come sempre, scendo per primo, prima lungo le rocce, poi sul pendio nevoso e la lunghezza di 30 m della calata è perfetta per atterrare fuori dai guai.

Ora sono le 13,45, è meglio tornare.
Galoppiamo in discesa, anche se Wil crolla dal sonno.
La discesa non presenta intoppi: la nebbia non è molto fitta, la traccia è ottima e io conosco la zona benissimo.
Siamo alla funivia alle 17,00, in tempo, e, durante la discesa, Wil ci manifesta in un sacchetto di plastica la prova tangibile del suo malessere...