domenica 26 gennaio 2014

MONTE BRACCO (m 1.308): Diretta Stefano Mulatero in solitaria

Domenica 25 gennaio 2014
Io

Oggi mi regalo una salita in solitaria e mi piace tornare al Bracco, in queste occasioni, dove arrampico sempre in completo relax.
Ho poco tempo, voglio rientrare presto a fare il papà... nonostante tutto, la mia predilezione per le vie lunghe mi fa scegliere per la Diretta Stefano Mulatero (6b/A0   D+   18L   500 m), confidando sul fatto che la maggior parte dei tiri sono facili e da solo potrò salire rapidamente.
Inoltre, è l'unica via che conduce in vetta al Monte Bracco (m 1.308) e con la splendida giornata di oggi sarà un piacere ammirare il panorama da lassù e percorrere il sentiero di discesa dalla cima fino all'auto.
Parto verso le 7,00, breve sosta a prendere un po' di focaccia alle olive (che dimenticherò in macchina...), ed eccomi al parcheggio sotto al Rifugio Miravidi: sono le 8,00 e non c'è nessun altro. In compenso, la temperatura è altissima, 11,5°C: vento di phoen, che nella notte deve aver soffiato forte, a giudicare dal numero di rami rotti che vedo a terra...
Mi preparo, salirò con una mezza corda da 60 m nello zaino.
Risalgo le pendici del Bracco e mi porto all'attacco della via, che già conosco avendola salita con Paolino l'Alpino alcuni anni fa:
I primi tiri non superano il grado 4c, per cui li percorrerò slegato, calzando le scarpette per sicurezza:
Si parte, sono le 9,00:
Alla mia sinistra appare quasi subito il Monviso (m 3.841), maestoso come sempre:
Dopo il primo tiro, che presenta un paio di passaggi cui porre attenzione, a freddo, lo sperone prosegue piuttosto appoggiato:
Un trasferimento in diagonale a sinistra mi conduce sotto la parete verticale del sesto tiro (6b/A0), tiro chiave della via:
Qui si fa sul serio, ovviamente estraggo la corda dallo zaino e mi autoassicuro, anche se in maniera molto semplice, con un nodo autobloccante machard sulla corda, dopo aver bloccato un capo al primo spit alla base del tiro e tenendo la corda libera a tracolla.
Fortunatamente nei primi 10 metri, dove la salita è più dura, gli spit sono molto ravvicinati, così posso salire in tranquillità, integrando la sicurezza con la daisy-chain allo spit superiore.
Più in alto, le difficoltà sono di 5b e gli spit si allontanano, ma poco dopo sono su terreno più facile, che percorro comunque senza abbassare la guardia, fino alla sosta.
Attrezzo la calata in doppia e mi calo lungo il tiro, per andare a slegare il capo della corda al primo spit; la doppia è giusta giusta, 30 m:
Il Re di Pietra mi tiene d'occhio:

Ora riprendo a salire lungo placche facili, entro il 4b:
Raggiungo la sommità della struttura, dopo l'ottavo tiro, e traverso a sinistra per 60 m, fino a reperire la base del torrione successivo, sempre in placca:
Oltrepasso le soste senza fermarmi, certo che così i tempi si riducono per forza...
Le belle placche percorse:
e quelle di fronte a me:
Traverso leggermente a destra, lungo l'11-esimo tiro (4c), per salire un breve strapiombo, con uscita sulla placca soprastante:
La corda è nello zaino, ma nei passi più esposti cerco di rinviare momentaneamente la longe nello spit sopra:
Eccomi in vista delle ultime difficoltà, il muro verticale del 12-esimo tiro (5b):
Clima magnifico, cielo azzurro, ambiente solitario:
Begli angoli di roccia:
Il muro di 5b:
pochi istanti dopo, sono al di sopra:
Ora la via è praticamente finita, solo più qualche passo di 3° grado.
Posso togliere le scarpette e raggiungere la croce di vetta:


Dopo 2h di salita, sono in cima:
La piatta sommità:
Autoscatto con vista Monviso:
Purtroppo ho dimenticato in macchina la focaccia...
Bevo una bibita, poi mi corico su una pietra liscia a godermi il sole, salutando un gruppetto di escursionisti giunti in vetta.
La discesa non pone problemi, in 50' raggiungo l'auto e finalmente posso sfamarmi.

venerdì 3 gennaio 2014

TRE DENTI di CUMIANA (m 1.300): I Colossi

Venerdì 3 gennaio 2013
Io e Paolino l'Alpino

Si torna ad arrampicare, in una fredda giornata di inizio anno.
A lungo indecisi tra la Sbarua e i Tre Denti di Cumiana, quando sono a Pinerolo cambiamo idea e torniamo indietro fino a Cantalupa: troppo freddo (1° C)... andiamo a Cantalupa e ci facciamo un bell'avvicinamento di 1h 30', intanto magari la situazione migliorerà...
Vedremo anche che via scegliere: se permane il freddo, staremo tranquilli coi gradi, se no magari oseremo un po' di più.
Parcheggiamo ed imbocchiamo il sentiero nel bosco, che dopo un bel peregrinare ci conduce all'attacco della via I Colossi (5c   7L   180 m):
Dovrebbe essere una via abbastanza facile, date le condizioni per oggi basta e avanza (in realtà la via si rivelerà decisamente più divertente di quanto ci aspettassimo).
Attacchiamo verso le 10,00; Paolino sale il primo facile tiro (3c), lungo una rampa ascendente verso sinistra:
Saliamo a tiri alterni: mi tocca la seconda lunghezza (4a), una bella placca lavorata:
che mi conduce ad una sosta un po'... agricola, con una cintura di sicurezza:

Con il terzo tiro (5b) si entra nel vivo, percorrendo l'elegante spigolo proiettato verso il cielo, fortunatamente ora bello azzurro, poiché intanto è uscito il sole a riscaldarci le ossa (e soprattutto le mani!):
Quarto tiro (5b): mi avvicino all'evidente strapiombo, un grosso bombé che, grazie alla chiodatura intelligente, mi permette di spostarmi con tranquillità verso destra di un paio di passi, con i piedi sotto il tetto, per reperire buone prese ed issarmi oltre l'ostacolo:
Segue una serie di risalti più semplici ed un traversino verso destra in placca che evito, causa neve sulla cengia di arrivo, per cui tiro dritto lungo lo sperone e raggiungo la vetta del primo torrione:
Recupero il socio, sempre coccolato da uno splendido sole:
Alla nostra destra, la parete sud-ovest del Dente Orientale, già scalata altre volte, con le cenge invase dalla neve:
Ora la relazione parla di calata in doppia, per raggiungere la base del secondo torrione; il problema è che la cima del primo torrione è invasa dalla neve, uno strato di oltre 40 cm di neve gelata... dove sarà mai la sosta di calata?
Alla fine decidiamo di calarci dalla sosta di arrivo del tiro precedente, anche se posizionata sul lato opposto della sommità; attenzione, però: da qui la calata è di 45 m e non di 30 m come riporta la relazione!
Mi calo per primo, un pochino preoccupato dal recupero della corda; scende poi Paolino:
Fortunatamente, anche se un po' faticoso, il recupero delle corde avviene senza intoppi.
Quinta lunghezza (5c): attacchiamo il secondo torrione salendo prima delle facili placche, poi la parete si raddrizza e costringe ad un delicato traversino a destra sotto ad uno strapiombo:
Strapiombo da superare senza lasciarsi tentare a salire troppo a destra verso lo spigolo, pena assenza di appigli in uscita:
Salgo a mia volta:
Eccoci ad un punto decisamente caratteristico della via, il buco: si tratta del sesto tiro (4c), che presenta un passaggio attraverso una stretta feritoia, per ricomparire al di sopra di un marcato e liscio strapiombo:
Eccomi all'altezza dell'ingresso nel buco, oltre il quale si vede la vetta del Dente Occidentale:
Il problema è che l'uscita è ora ingombra di neve, per cui faccio molta fatica a tirarne via un po', mezzo incastrato nella fessurona (a mo' di nut umano)...
Alla fine devo riscendere, togliermi lo zaino ed assicuralo all'imbrago con un cordino, quindi affrontare e superare l'ostacolo.
Una volta fuoriuscito, l'Occidentale di fronte a me:
Alla mia destra, invece, l'Orientale, con molta neve: insomma, abbiamo scelto bene, la nostra via oggi è sicuramente la più pulita:
Una placca semplice mi conduce alla comoda sella dove trovo la sosta.
Recupero Paolino: anche lui deve togliere lo zaino ed eccolo sbucare in parete dal buco:
Non rimane che il settimo, magnifico tiro (5c), che tocca a Paolino, purtroppo per me...
Una cavalcata sul filo dello spigolo, lungo muri verticali di roccia spettacolare, un godimento per il corpo e lo spirito:
Tra l'altro, la chiodatura della seconda parte della via (secondo torrione) è decisamente più plaisir:
Giungo in cima anch'io, a dir poco divertito:
La cima è ovviamente innevata e si pone per un attimo il problema di capire da dove scendere, dopo le foto di rito:
Scendiamo a piedi sul versante nord, dove la neve arriva a tratti al ginocchio...
Decidiamo di seguire la traccia battuta che conduce dietro al Dente Orientale ed al Colle della Bessa.
Qualche passaggio delicato:
poi finalmente sbuchiamo sul versante sud e da lì scendiamo tranquilli per sentiero fino al parcheggio.