sabato 23 febbraio 2013

I Soliti Idioti

Sabato 23 febbraio 2013

Io e Paolino l'Alpino De Ceglie

Incredibilmente ottimisti, al di là di ogni ragionevole evidenza...
Il meteo è penoso, diciamolo chiaramente... ma noi proviamo ugualmente!
Passo alle 8,00 da Paolino e puntiamo verso un fantomatico luogo "a nord del Po", come dicono le previsioni, che lì paiono lasciare un minimo barlume di speranza per oggi.
I vincoli sono molti, è pure nevicato fino a ieri... Dobbiamo restare a bassa quota, così decidiamo di andare a buttare l'occhio a Rocca Barale, nel pinerolese.
Quando ariviamo, però, il termometro dice -3°C e la parete vista dal paese presenta un po' di neve incrostata. 
Mentre azzanno una focaccia, facciamo il punto: no, qui non si arrampica, anche perchè il sole non c'è, si fa vedere giusto pochi minuti. 
Andiamo a cercare e saggiare un posto nuovo, allora, in modo da rendere un minimo proficuo il viaggio: Paolino menziona una certa Rocca Trincera (m 1.000), mai sentita prima. 
E sia: andiamo a Cumiana e ci mettiamo alla ricerca della borgata Ravera.
Quando la troviamo, abbiamo già capito che per oggi butta male: in questa valle infatti sembra molto più inverno... fa freddo e c'è decisamente più neve.
Incuranti, mentre comincia addirittura a nevicare, optiamo per andare a cercare la parete.
Ma sì, già che ci siamo portiamo anche l'attrezzatura... non si sa mai... 
Ci mettiamo in marcia con una descrizione in tasca, tutt'altro che sicuri già del punto di partenza...
Comunque la descrizione potrebbe anche corrispondere... ma sì, andiamo avanti.
Naturalmente io indosso le solite scarpe da avvicinamento leggere e basse, mentre per lo meno Paolino ha gli scarponi:
La stradina che imbocchiamo è invasa dalla neve, che presto arriva ben oltre l'altezza dei miei scarponcini...
Proseguiamo nel bosco: ormai il gioco è diventato interpretare il testo e trovare la via nella boscaglia, che ci dovrebbe condurre a questa Rocca Trincera.
Riconosciamo alcuni segni particolari tratti dalla descrizione, così andiamo avanti a mezza costa sul fianco della montagna, lungo un tubo collettore dell'acqua, mentre la neve aumenta di altezza: 
A tratti sprofondiamo fino alle ginocchia, ma seguiamo una serie di bolli di vernice rossa che si riveleranno corretti:
Dopo una quarantina di minuti, ecco sbucare dalle nebbie e dalla boscaglia la parete:
Occorre ancora raggiungerla...
Dobbiamo infatti scendere fino al torrente Chisola, guadarlo per la seconda volta e poi salire alla base della parete: 
Ci siamo: il problema è che, com'era ovvio, la parete è incrostata di neve, nella parte bassa, dove è più appoggiata:
Troviamo la via che ci interessava per saggiare la parete, lo Spigolo Rosa:
Con la solita follia, specialmente io valuto fino alla fine la possibilità di scalare anche in queste condizioni, ma non vale la pena di farsi male, scivolando sulle placche innevate e, soprattutto, ghiacciate al di sotto della neve...
Intanto, tra l'altro, sta nevicando abastanza copiosamente...
Paolino riesce a regalarmi un bel volo anche senza scalare, così, scivolando sulle rocce tra gli alberi, fortunatamente evitando di finire giù nel torrente...
Ok, ci arrendiamo: abbiamo scoperto un posto nuovo, ora ci sappiamo arrivare, ma per oggi meglio lasciar stare...
Torniamo all'auto, poi giù in paese.
Mangiamo un panino sotto la neve, seduti sul muretto di un distributore di benzina, poi si parte.
Ma non è finita: poco dopo smette di nevicare ed esce addirittura un po' di sole...
Ma sì, ormai la giornata è persa: tentativo estremo, andiamo al Bracco a vedere se per caso si è compiuto il miracolo del suo microclima e la roccia è asciutta!
Maciniamo chilometri, ma poco prima di Revello il cielo si chiude e... ricomincia a nevicare!
Ok, anche i Soliti Idioti si arrendono...
Dai, cazzo, andiamo a casa!!!

domenica 17 febbraio 2013

MONTE BRACCO (m 1.100): H2O (Variante iniziale) in solitaria

Domenica 17 febbraio 2013

Io

Oggi salgo da solo, approfittando di una rapida uscita domenicale in cui devo essere a casa molto presto.
Mi reco al fido Monte Bracco (m 1.100), dove arrivo praticamente per primo a parcheggiare.
Lo zaino, le scarpette, una mezza corda da 60 m e via, parto lungo il sentiero verso le pareti del settore del Torrione del Pissai, vicino alla Maga Circe.
C'è uno splendido sole, anche se fa freddino.
Salgo tranquillo, non incontro nessuno; la mia meta è la via H2O con Variante Iniziale (5b   10L   270 m): la via originale presenta infatti un primo tiro di 6a e non mi pare il caso di sperimentare l'autoassicurazione subito su un tiro di sesto...
E' da un po' di tempo che mi frulla in testa l'idea di provare l'autosicura: non mi va di ricorrere a troppi tecnicismi, però, così userò la forma più semplice, vale a dire mi assicurerò solamente con nodo machard e sarò costretto a salire, scendere e risalire ogni tiro.
Eccomi alla base della parete, dopo aver accuratamente imboscato i bastoncini telescopici:
Mi preparo, fisso un ramo di corda in sosta con un nodo barcaiolo e in un primo tempo infilo la corda nello zaino, nella speranza che riesca a sfilarsi con continuità:
Ok, sono pronto: primo tiro (4c), prima un muretto, poi sullo spigolo:
Molto presto mi rendo conto che la corda non viene... non riesco a darmi corda per progredire: ok, via la corda dallo zaino, la lascio libera:
Quando raggiungo la sosta, mi assicuro ed attrezzo una calata in doppia; scendendo, recupero i rinvii e, soprattutto, vado a liberare il capo della corda che avevo fissato alla sosta di partenza:
Risalgo poi arrampicando, recuperando ogni tanto la corda attraverso il nodo machard, fino a tornare in sosta.
Ora mi organizzo diversamente: fisso un capo alla sosta, normalmente, e mi avvolgo la corda a tracolla, per evitare che vada ad incastrarsi in qualche lama.
Il secondo tiro (4c) prosegue lungo una placca articolata, quindi traversa a sinistra alla sosta.
E' importante che tenga d'occhio sempre la lunghezza dei tiri, in quanto non devo mai superare i 30 m, pena l'impossibilità di poter ridiscendere in doppia fino a liberare il capo fissato alla sosta in basso...
Traverso ancora a sinistra, oltre la cascatella d'acqua, quindi attacco il terzo tiro (4c), un passo in partenza poi via senza difficoltà:
Il mio solito barcaiolo alla sosta di partenza:
La quarta lunghezza (4c) è molto divertente e bella verticale, seppur molto manigliata:
La roccia è ottima e così eccomi in vetta al primo torrione:
Ora mi aspetta un trasferimento di pochi minuti fino allo Sperone della Maga Circe, dove prosegue la mia via:
La quinta lunghezza (4c), partenza delicata, poi facile in placca:
Il sesto tiro (4c) prosegue in placca, mi stufo di manovre e salgo slegato:
Dopo un traverso a sinistra, salgo un breve tettino, ben appigliato:
Il settimo tiro (5b) è magnifico: un muro verticale da salire con attenzione, poi ancora in placca:
Dall'ottavo tiro in avanti le difficoltà non raggiungono più il quinto grado, quindi vado via liscio slegato:
Ancora un po' di neve qua e là:
Le placche del nono tiro:
La facile chiusura fino in cima alla struttura:
La discesa, dopo un breve spuntino, non è molto agevole: gli ultimi tiri erano più lunghi di 30 m, per cui non riesco a scendere in doppia con una sola mezza da 60 m...
Scendo a piedi, aprendomi un varco tra la vegetazione e le pietraie, fuori sentiero, fino alla base della seconda struttura, dove reperisco i sentieri e posso lanciarmi verso l'auto, per arrivare a casa nel primissimo pomeriggio, come pattuito...

sabato 9 febbraio 2013

ROCCA BARALE (m 800): Ciao Franco + Bagheera

Sabato 9 febbraio 2013

Io e Paolino l'Alpino

Pro e contro della rete, dove chiunque può scrivere tutto...
Avevamo letto su Gulliver che alla Parete del Visch "si scala bene in inverno, grazie all'esposizione favorevole"... Ebbene, ci rechiamo lì, raggiungiamo la parete, è una bella giornata di sole, ma... la parete è completamente in ombra e sono quasi le 10!
Per di più ci sono -5°C, insomma all'ombra è veramente impossibile pensare di scalare...
Tant'è... mastichiamo amaro, ma siamo costruttivi: facciamo dietro front, torniamo all'auto e decidiamo di scendere in bassa Val Chisone, a quota un pochino più bassa e con esposizione veramente favorevole: la Rocca Barale (m 800).
L'obiettivo è la parete sud-ovest, la via è recente: Ciao Franco (5b   4L   100 m):
La raggiungiamo e ci prepariamo; parte Paolino per il primo tiro in placca (5a), divertente:
Il secondo tiro (5b) è molto divertente, prevalentemente in placca fino ad un grande tetto, da cui traverso a destra e risalgo un breve strapiombo, fino alla comoda sosta:
segue Paolino:
La terza lunghezza (4c) è una facile rampa su ottima roccia, quindi a destra un breve muro ed un traverso a sinistra in cengia:
Il tiro più bello è il quarto (5a), vario e divertente, che salgo tutto d'un fiato:
Paolino mi segue:

Mentre Paolino sta ancora salendo, io attrezzo già la prima calata in doppia: la voglia di scalare è ancora tanta ed è già pomeriggio.
Paolino in doppia:
Tornati alla base della parete, la contorniamo e scendiamo fino alla parete sud, per ripetere (non avendo le relazioni delle altre vie) una via già salita qualche annetto fa, Bagheera (5c   7L   150 m):
Ci prepariamo veloci e Paolino attacca il primo tiro (5b), su placca liscia:
Lo raggiungo rapido:
quindi proseguo lungo le placche del secondo tiro (5a), bellissime:
Concateno il terzo tiro (5b), ricordando male la sua lunghezza...
Raggiungo la base della parete che ora si innalza verticale ed attacco un bel muro, che chiudo con un traverso in diagonale a sinistra, fino in sosta. Paolino mi raggiunge:
Quarto tiro (5b), quello del famoso albero provvidenziale, che anche stavolta noi (come tutti) usiamo per scalare lo spigolo che ci conduce alla parete soprastante:
Eccomi quasi in sosta:
La quinta lunghezza (5b) è magnifica, prima un diedrino verticale, poi un traverso in placca e via, ancora in diagonale in placca verso destra, fino alla sosta:

Il sesto tiro (5c) è magnifico: su diritti in placca, seguendo una fessurina e qualche scaglia:
Più in alto, la placca si fa più delicata, ma con bellissimi movimenti raggiungiamo e superiamo sulla destra il tetto che precede la cima:
Cima che raggiungiamo con il Monviso alle spalle:
Con tre rapide calate siamo a terra e possiamo tornare all'auto, volgendo un ultimo sguardo alla nostra parete: