sabato 12 dicembre 2009

TORRE CARLA (m 1.100): La Tentazione è Forte


Sabato 12 dicembre 2009




Io, Manu e Paolino l'Alpino

Giornata a dir poco bizzarra...
Oggi c'è anche Manu... ed è subito scompiglio!
Viaggetto in macchina verso Pinerolo, saliamo al Colle del Crò, ci prepariamo e stiamo per partire... L'altra mezza corda? Ce l'ho io? Ce l'hai tu?
L'abbiamo lasciata a casa...

Attimo di gelo, poi si sghignazza e si valutano le possibilità: alla fine mi sacrifico e mi offro di comprarne una, visto che la mia è un pochino vissuta...

Scendiamo, ma in tutta Pinerolo nessuno pare venda attrezzatura da alpinismo... incredibile...

Per farla breve, ci tocca portarci fino a Torre Pellice per trovare un negozio fornito e la giornata mi costa già 120 €....

Torniamo al Crò e parcheggiamo sotto un inizio di nevicata...

Mauro Corona la chiama "la vocina", quella entità misteriosa che pare suggerirti in anticipo quando non è giornata.

Il nostro obiettivo è la via La Tentazione è Forte (5c/6a 110 m 4L) alla Torre Carla (m 1.100), vicino alla Rocca Sbarua.

Dopo tanto peregrinare, la nevicata non sembra seria e ci portiamo all'attacco della via quando sono ormai le 13,00:

La roccia non sembra troppo bagnata: proviamo!

Ci leghiamo, parte Manu:


Il primo tiro è subito verticale ed atletico e, causa freddo alle mani, impegna non poco:

La via è spittata alla grande, le soste sono collegate:

La mia nuova corda:

Paolino infreddolito:



OK, tocca a noi:

Sale Paolino:

Dopo pochimetri, però, si ferma:

Troppo freddo, ha già le mani insensibili: e dire che la sera precedente abbiamo partecipato ad una serata del grande alpinista Patrick Gabarrou, ricca di vie di misto e ghiaccio in parete nord ad oltre 4.000 metri!

Intanto, la nevicata prende vigore e stavolta non scherza più: occorre alzare i tacchi al più presto!

Scendiamo (o meglio, scendono, io non mi sono ancora staccato da terra...) in doppia e via verso il sentiero:

Nevicata veramente natalizia:

Ho dimenticato la corda, ne ho comprata una nuova e... non ho arrampicato: grande giornata, non c'è che dire!

Ci consoliamo con una sosta da McDonald's, con le solite figuracce:


sabato 5 dicembre 2009

MONTE RAMA (m 1.148): Mediterranea


Sabato 5 dicembre 2009


Io e Paolino l'Alpino

Fortunatamente mi capita molto di rado, ma stavolta devo commentare che la via non mi è piaciuta.
Andiamo per ordine: le precipitazioni e le temperature di questi giorni ci fanno propendere per il clima sempre invidiabile della riviera ligure.
Andiamo a far visita alla nuova via (2008) Mediterranea (5c D+ 7L 200 m) al Monte Rama (m 1.148), nell'entroterra di Arenzano (GE).
Conosciamo già la zona, la scorsa primavera abbiamo salito una bella via al vicino Bric Camulà (m 818).
Posteggiamo, ci prepariamo ed imbocchiamo il sentiero che ne risale le pendici: un sentiero molto bello e panoramico, con vista mare e sui vicini campi da golf:

Le cime sono tutte innevate, salvo la "nostra", essendo la più vicina al mare:

Continuiamo a salire, mentre, quasi giunti al Passo Camulà, osserviamo con entusiasmo la qualità delle rocce affioranti ovunque:

Proseguiamo lungo il sentiero detto Diretta al Monte Rama e, 40 metri dopo una sorgente, lo abbandoniamo per salire all'attacco della via, poche decine di metri più in alto:

Dietro di noi, il bellissimo scorcio disegnato dal Bric Camulà (m 818) e dal mare sullo sfondo:

Le placche da cui inizia la via:

Ci prepariamo: l'attacco è segnalato da una freccia bianca di vernice sulla parete; ci leghiamo e parto io per il primo tiro (V-):

Supero la placca, a tratti verticale, su roccia non splendida (serpentino); la spittatura è buona, quindi esco su una grande cengia erbosa.
Alla base di una parete lievemente strapiombante trovo due spit da collegare, da cui recupero Paolino.
La temperatura è buona, un po' di vento fresco, ma la Liguria è comunque un altro pianeta (o meglio, un'altra stagione) rispetto alle Alpi...
Ci alterniamo e Paolino passa in testa: un paio di metri alla sinistra della sosta attacca un breve strapiombo, piuttosto bagnato, quindi si issa a fatica lungo le placche soprastanti (5c):

Non si tratta tanto della fatica fisica, ma questa roccia non dà sensazioni molto positive riguardo al grip, la tenuta della scarpetta in placca...
Una ventina di minuti dopo le difficoltà diminuiscono e, anziché sostare su albero come recita la relazione, preferisce proseguire per portarsi alla base del tiro successivo.
I problemi sono due: non ci sentiamo assolutamente a voce ed inoltre penso che non sia il massimo della sicurezza salire assicurati da 60 metri di distanza, con 60 metri di corda elastica a trattenere un eventuale volo...

Quando penso che l'amico mi stia effettivamente tenendo in sicura, parto e scalo anch'io con i miei buoni problemi il muro che mi sovrasta.
La roccia non mi piace e non mi trasmette fiducia; tra l'altro, qualche scaglia effettivamente si stacca...
Un altro trasferimento a piedi ci porta alla base di una placca di buona roccia, che salgo senza difficoltà (III):

Supero la paretina, che mi porta ancora una volta lungo un pendio erboso, dove rinvio anche un albero...
Sosto su un albero e faccio salire Paolino, mentre guardo già dubbioso il prossimo tiro.
Infatti ci aspetta il quarto tiro (V-), che propone quasi subito il cosiddetto Passo della Salamandra, dove occorre strisciare sotto una grande scaglia staccata, in placca:

Il problema è che la placca è invasa da una colata d'acqua...
Sembra proprio impraticabile...
Prima di desistere, propongo di fare un tentativo da parte mia: l'idea è quella di verificare se sia possibile passare un paio di metri a destra, fuori dalla strettoia, ma quando vi arrivo lascio perdere, sarebbe troppo difficile e rischioso traversare appeso solo alle mani e con i piedi nel vuoto...
Sinceramente, se dovessi forzare il passaggio per accedere alla vetta del Cervino o del Badile, potrei correre qualche rischio in più, ma oggi non mi sembra il caso...
Facciamo su le corde e risaliamo una rampa erbosa verso destra, poi ci imbattiamo nella parte finale della Via del Vecchio, facile, che percorriamo slegati seguendo frecce bianche di vernice sulla roccia:

Alle 14,00 siamo in vetta al Monte Rama (m 1.148) e la vista spazia subito verso Genova:

Verso sud, il mare:

A nord-ovest, le Alpi Marittime:

Verso nord-est:

Fa freddino in cima, infatti abbonda il ghiaccio:

Autoscatto, la via non ci è piaciuta granché, ma il posto è bellissimo:
Questi luoghi meritano senz'altro di essere visitati, soprattutto camminando; scendiamo, senza accorgercene abbiamo percorso 1.000 metri di dislivello!

sabato 28 novembre 2009

ROCCA delle VISIONI (m 1.000): 626 El Culto a la Vida


Sabato 28 novembre 2009



Io, Wil e Paolino l'Alpino
Partiamo con destinazione Rocca Sbarua, ma strada facendo puntiamo l'attenzione su una via abbastanza nuova: 626 El Culto a la Vida (6b/A0 max 12L 250 m) alla Rocca delle Visioni (m 1.000).
La relazione dell'apritore ci porta a parcheggiare l'auto al Colle del Crò e parla di 50' di avvicinamento.
Ora, io penso sia una burla, dal momento che ravaniamo una vita tra sentieri più meno accennati, giri lunghissimi con scavalcamento di un paio di vallate:


Guadi avventurosi...

...salvo scoprire da una cordata che incontriamo all'attacco della via che loro hanno parcheggiato lì vicino, al Gran Dubbione in cui effettivamente ci troviamo...
Potrei dire che, a causa del lungo girovagare alla ricerca della via, aiutati persino da un local... di lingua anglofona!, abbiamo deciso di accorciare la via aggirando i primi 4 tiri, ma la verità è che, essendo questi 6b/A0, avevamo già stabilito di evitarli, anche perchè si trovano su un torrione staccato dal resto della via.
Ecco la Rocca dal lato opposto della valle:

Quando attacchiamo la via sono le 12,30...
Ci leghiamo.
La parete è molto bella, la roccia uno gneiss di buona qualità, anche se il grip non è quello del granito della vicina Sbarua...

In compenso la chiodatura è incredibilmente ravvicinata, da qui il nome della via legata alla legge sulla sicurezza...
C'è uno splendido sole e la temperatura è gradevole, indosso solo un micro-pile.
Paolino conduce i primi 3 tiri; attacca la placca (5), aggira a destra uno strapiombo...

ed esce su un comodo terrazzino di sosta:

Purtroppo c'è traffico sulla via: tallonano ben 2 cordate, a distanza ravvicinatissima (troppo...), anche dove in sosta non ci sarebbe spazio per tutti...
Tra l'altro, stranamente vista la quantità industriale di spit presenti in via, quelli di sosta sono da collegare.
Seconda lunghezza (4+): breve traverso a sinistra...

...quindi muro verticale molto ben appigliato, 4+ generoso ma divertente:

La seconda sosta è oltremodo scomoda, siamo appesi nel vuoto e sopra la nostra testa si dipana la terza, splendida lunghezza della via (5+): una fessura che va allargandosi sempre più:

Negli ultimi metri la fessura diventa un camino e Paolino ci si infila deciso:



Wil sale da secondo e, non senza difficoltà, si issa al di sopra delle difficoltà:

Quando li raggiungo in sosta, prendo il comando della cordata ed affronto una bellissima placca, che diventa via via più verticale (5+):

Si tratta del tratto più tecnico della via, su roccia ottima a tacchette orizzontali:

Il quinto tiro (5) presenta un'altra placca, simile ma più appoggiata:



Seguita da un muro verticale, con buone prese e su roccia splendida:



Raggiungo una sella e vi trovo una comoda sosta.
Quando gli amici mi raggiungono, attacco la sesta lunghezza (5+): un traverso a destra, dapprima facile:

Poi molto più delicato e, soprattutto, totalmente esposto:


Una buona fessura offre una buona presa per le mani, ma i piedi poggiano sull'aleatoria placca...
Dopo una decina di metri la via sale completamente verticale e diritta: un diedro appena accennato mi permette di innalzarmi in spaccata e di raggiungere poi buone prese e lame.
Lunghezza prima tecnica, poi atletica, sempre adrenalinica: in sostanza, veramente splendida!
Dalla comoda sosta in cima al risalto recupero i compagni; prima Wil:



Poi il mitico Paolino:

Breve trasferimento lungo la cresta larga e frastagliata, poi Wil passa avanti per superare il risalto del settimo tiro (4):

Un diedro, quindi, dopo una breve traversata a destra, una placca lavorata conducono ad una comoda piazzola di sosta:

Ormai ci siamo, manca poco.
Incalzati dalle cordate che ci seguono, concludiamo la via ancora con Wil avanti nell'ottava lunghezza (5): alcuni passi semplici su rocce rotte, poi l'ultimo muro verticale, breve ma estetico:

E' fatta, siamo in vetta:

Foto abbarbicati al castello sommitale sormontato dalla croce di vetta:

Sono le 15,30: occorre sbrigarsi, dobbiamo trovare la via più breve per tornare al Colle del Crò, dove abbiamo posteggiato...
Purtroppo per noi, gli altri hanno le macchine qui vicino, mentre noi a 2 ore di distanza...
Facciamo su le corde e ci incamminiamo lungo il sentiero di dscesa, segnalato con bolli rossi:

In breve siamo alla base della struttura, ma qui finiscono le certezze e cominciamo la nostra ravanata nei boschi, incalzati dall'oscurità.
Un ultimo sguardo alla Rocca: una via veramente bella, una piacevole sorpresa, devo dire, molto consigliabile.
Tra errori, capitomboli nel bosco in forte pendenza con mezzo metro di foglie secche a nascondere le insidie sottostanti ed una fatica immane, alla fine ritroviamo il sentiero sull'altro lato della valle e, da qui, fino al Crò, dove giungiamo alle 17,40, al buio e con 2°C.
Un'altra bella giornata di avventura e divertimento.