domenica 23 giugno 2013

CHAPEAU de GENDARME (m 2.682): Les Jeans Heureux

Domenica 23 giugno 2013

Io e Paolino l'Alpino

Dopo i bagordi della festa di matrimonio di Mary, dormo appena un'ora, poi alle 3,20 suona la sveglia...
Cosa non si fa per una grande scalata?
Passo a prendere l'Alpino e via, schizzo a tutta velocità verso Cuneo e poi lungo la Valle Stura; scavalchiamo il Colle della Maddalena e giù lungo la Vallée de l'Ubaye, fino a Barcelonnette, che raggiungo in due ore esatte.
Imbocchiamo la stradina che conduce al Col de la Cayolle, risalendola fino al piccolo abitato di Le Villard d'Abbas, dove posteggiamo.
Un panino, ci prepariamo, mentre l'occhio è già rapito dalla fantastica parete triangolare che domina la valle:
E' la nostra destinazione, il Chapeau de Gendarme (m 2.682), che scaleremo lungo la via Les Jeans Heureux (6a   D+   11L   300 m), che corre sul lato destro della parete e poi ne risale lo spigolo di placche, fino in vetta:
Alle 7,00 ci incamminiamo lungo il sentiero che già conosciamo, avendo salito un paio di anni fa una via al prospiciente Pain de Sucre (m 2.560), che tra l'altro vediamo benissimo, quando sbuchiamo sui pianori sommitali, dopo circa 40' di marcia:
Imbocchiamo la deviazione del sentiero che ci aspettavamo di trovare e puntiamo dritto alla parete, che assume proporzioni e verticalità sempre più imponenti:
Ora la nostra attenzione è attratta dalla cengia orizzontale che taglia tutta la parete: vista da lontano fa un po' impressione, sembra molto esposta:
Che lavagna perfetta!!!
In realtà, vista da vicino, la cengia appare camminabile con sicurezza:
Anzi, si rivela molto affascinante, un tour passando per l'attacco di diverse vie interessanti, anche se spesso durette... il tutto sospesi già a 80 m dai prati sottostanti:
Anche stavolta pare che abbiamo scelto la via con l'accesso meno agevole...
Arrivati sotto la cengia sospesa da cui attacca la famosa via Sonnez et Montez, dobbiamo traversare a destra e scendere un pendio detritico molto inclinato, ma finalmente eccomi senza dubbio all'attacco della nostra via.
Sono circa le 9,15.
Ci prepariamo e ci leghiamo; il primo tiro (5c) tocca a Paolino e presenta una partenza delicata, con un traverso a destra ed una successione di risalti verticali, su roccia non solidissima:
Salgo a mia volta, quando il sole ha ormai raggiunto anche la parte più bassa della parete, dove attacca la nostra via:
La seconda lunghezza (5c) presenta un primo risalto senza difficoltà, poi un antipatico muretto bombato:
In seguito, altri risalti più articolati:
ed una parete molto estetica e verticale, che mi conduce in cima ad un pilastrino ed al comodo terrazzino di sosta:
Paolino mi raggiunge:
Il terzo tiro (5c) tocca a Paolino: una placca spostata a sinistra rispetto alla sosta, quindi un lungo tratto in diagonale ancora verso sinistra:
Massima esposizione:
La quarta lunghezza (5c) mi dà un po' di filo da torcere, soprattutto sul piano nervoso: il muro perfettamente verticale che devo scalare, infatti, è sorprendentemente chiodato lungo, a differenza dei tiri precedenti:
Lo affronto con decisione, ma qui non ci siamo con la chiodatura... impossibile integrare:
Paolino sale a sua volta e ravana nel diedro:
Il quinto tiro (6a) ci fa tribolare abbastanza: Paolino traversa a destra per 5 o 6 metri, lasciandomi appeso in sosta sul baratro:
Sale il muro verticale, a tratti leggermente strapiombante, e si porta diritto in sosta, imprecando alla grande (come farò anch'io da secondo):
Salgo la sesta lunghezza (5c), splendida, ma ancora molto fisica, come ormai abbiamo capito essere tutta la parete:
Un bellissimo pilastro arrotondato, poi una cengia ed un diedro liscio e faticoso, verticale, quindi l'uscita più articolata fino all'aereo pulpito di sosta:
Paolino segue:
La settima lunghezza (5c) inganna l'apparenza: sembra più facile, in realtà è ancora decisamente verticale e aerea, con partenza delicata in placca:

Il cielo si mantiene terso quando attacco l'ottavo tiro (5b): un diedrino in realtà piuttosto delicato, poi un lungo traverso in diagonale verso sinistra:

Improvvisamente, si materializza all'orizzonte un fronte nuvoloso decisamente minaccioso e scuro.
In pochi minuti avanza deciso, pare proprio che ci piomberà addosso...
Ok, acceleriamo: Paolino attacca il nono tiro (5a), con un passaggio in placca seguito da tratti più facili:
Passo avanti io e ingrano il turbo: complici le difficoltà ora più abbordabili in L10 (4c) e L11 (4c), salgo a razzo, rinviando solo uno spit ogni tanto:
Insomma, non ho alcuna intenzione di farmi sorprendere da tuoni e fulmini in parete a 2.700 m di quota!
Le placche finali sono articolate, salgo velocissimo, col fiatone, fino a uscire sui prati sommitali:
Ok, siamo fuori dalla parete, ora anche se ci bagniamo non sarà così grave...
Resta però da capire come scendere: abbiamo due relazioni, i cui autori la pensano in modo opposto...
Uno suggerisce di scendere a piedi lungo il versante est, l'altro raccomanda le doppie lungo la via Sonnez et Montez...
Buttiamo l'occhio verso est, ma non mi ispira molto... anche perchè se piovesse non vorrei trovarmi su pendii inclinati di roccia bagnata...
Optiamo per le doppie, bellissime, verticali e veloci:
Intanto il vento è girato ed il temporale si è allontanato tanto velocemente quanto era arrivato.
Bene così.
Scendendo incontriamo una coppia di tedeschi che sta ancora salendo, tranquillamente...
Le doppie:
La parete è magnifica, niente da dire:
La discesa prosegue senza problemi, con un tratto attrezzato con corda fissa; poi riprendiamo la nostra roba, ripercorriamo la grande cengia a ritroso e riguadagniamo i prati:
Un ultimo sguardo alla parete, veramente magnifica e dolomitica:
Si torna a casa, con gran fatica: ho dormito pochissimo, ho fatto fatica tutto il giorno e mi aspetta il viaggio di ritorno di quasi tre ore alla guida...
Ma per passione si fa questo ed altro!

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