sabato 3 luglio 2010

TORRE GERMANA (m 2.197): Spigolo Boccalatte - Variante Gervasutti


Sabato 3 luglio 2010


Io e Manu


Purtroppo Paolino è acciaccato...
In vista delle grandiose uscite future, ormai prossime, decide di riposare.
Io e Manu optiamo per una via mitica, lo Spigolo Boccalatte - Variante Gervasutti (5c D 10L 250 m) alla Torre Germana (m 2.197), in Valle Stretta, sopra Bardonecchia.
Partenza poco dopo le 5,30: in base all'esperienza, anche se avvicinamento e via non sono così lunghi, non è mai troppo presto per partire, in montagna!
Percorriamo la Valle Stretta e parcheggio l'auto quando sono quasi le 8,00; ci prepariamo, attraversiamo il torrente e ci portiamo sotto la torre:

L'avvicinamento non è lungo, 1 ora, ma è veramente penoso: un'unica, lunga pietraia instabile ci deve condurre fino all'attacco della via:

Il cielo è sereno, le previsioni sono migliorate all'ultimo momento e dicono bello stabile fino a metà pomeriggio; io però non mi fido molto e spingo per rientrare presto.
La pietraia è veramente infida: qualche decina di metri sotto di me, Manu impreca; alle sue spalle, la mitica Parete dei Militi con lo Spigolo Fornelli tra luce ed ombra:

Un'ora dopo la pietraia finisce, travesiamo a destra e ci portiamo nei pressi di un gendarme dalla forma curiosa, denominato "La Monaca", ricordando una monaca con le mani giunte:
Eccomi sotto la parete ovest e sotto la Punta Marta:

La via è stata salita da Boccalatte, Piolti e Rivero nel 1935; un anno dopo, Giusto Gervasutti (Il Fortissimo) scala la Punta Marta ed ora la via più bella è proprio l'unione dei due itinerari: la Punta Marta, la calata in doppia alla forcella e lo spigolo della Torre Germana.

Manu spunta dalla pietraia e mi raggiunge all'attacco della via:
Il tracciato della via:
Ci leghiamo, sono le 9,30.
Il primo tiro è facilissimo, solo un po' esposto: vado avanti a perlustrare il cammino...

Pochi minuti dopo sono in sosta (uno spit con cordino), alla base di un evidente diedro:

Manu mi raggiunge e mi prende in sicura (alle sue spalle la Parete dei Militi): salgo il diedro del secondo tiro (4a), rinviando uno spit:

La sosta è su un ampio e comodo terrazzino, dove Manu mi raggiunge:

Terza lunghezza (5a): Manu passa avanti e sale la fessura e la breve ma intensa placca finale:

Siamo sulla Variante Gervasutti, che per primo nel 1936 scalò la Punta Marta, il torrione su cui ci troviamo adesso...
Questo solo pensiero per me sarebbe già sufficiente a giustificare la mia presenza qui, sulle tracce del Fortissimo...
Attacco il quarto tiro (4c), un breve diedro verticale seguito da facili risalti (3c) che mi portano in vetta alla Punta Marta, su un'aerea e comoda cima piatta, dove trovo una sosta attrezzata; Manu mi raggiunge, mentre, un paio di tiri più indietro, solo un'altra cordata condivide con noi questo vero e proprio angolo di Dolomiti incastonato tra Piemonte e Francia:

Una breve doppia di 15 metri ci deposita all'intaglio tra la punta staccata e la torre vera e propria:

Manu riparte lungo il quinto tiro (3c), una parete articolata senza difficoltà, salvo il fatto che il primo chiodo si trova 7 o 8 metri più in alto della sosta:

Io faccio sicura nello stretto intaglio:

Raggiunta la sosta, Manu decide di concatenare due tiri, siccome sono brevi, e prosegue lungo la sesta lunghezza (5c), caratterizzata da una vera e propria partenza boulder, un passo molto esposto ed atletico, su roccia lisciata dai molti passaggi, che costringe entrambi ad un bel resting:

Un breve traverso a destra su esili appoggi conduce in sosta.
Il sole è caldo, non c'è vento.
Sopra di noi una paretina verticale, ma non difficile; è il settimo tiro (4b), che salgo rinviando un vecchio chiodo:

Esco su un risalto della cresta, sormontato da una sosta da collegare a spit: recupero Manu.
L'ottava lunghezza (brevi passi di 5a) è molto estetica ed aerea, quasi sempre sul filo di cresta:

Dal comodo terrazzo di sosta, attacco la fessura che sale diritta (5a) lungo il nono tiro e raggiungo una comoda cengia, dove trovo la sosta da collegare:

Percorriamo in conserva la facile decima lunghezza, di trasferimento, che ci conduce alla base del verticale diedro finale.
Non prima di aver espletato un non più procastinabile bisogno fisiologico, Manu si lancia lungo le ultime difficoltà della via (5a) e sbuca in vetta, dove lo raggiungo poco dopo:

La madonnina ci accoglie in cima:

Immancabile scatto:

Un aiuto non guasta mai:

Mangiamo qualcosa, poi ci avviamo verso la discesa, anche perchè nel giro di pochissimi minuti si stanno addensando alcune nuvole grigie...
Percorriamo con attenzione le cenge esposte che ci conducono alla calata in doppia da 30 metri:

Segue una cengia verso nord ed un'altra breve calata di 10 m, proprio mentre esplode il temporale...
Fortunatamente siamo fuori dai problemi: sfruttiamo la lunghezza delle corde per calarci nel canale sfasciumoso, mentre comincia a piovere.
Facciamo su le corde e ci lanciamo a tutta velocità lungo gli infiniti ghiaioni che conducono a fondovalle: sorprendentemente, tanto è stata ostica e penosa la salita, tanto si rivela agevole la discesa, con la leggera scivolata del piede che attutisce i contraccolpi a caviglie e ginocchia.
Non ci bagniamo nemmeno più di tanto e in una mezzoretta siamo in macchina: arriveremo a casa in tempo per il quarto di finale dei mondiali tra Germania ed Argentina.

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