sabato 1 agosto 2009

CAYRE OCCIDENTALE DE COUGOURDE (m 2.892): Parete Sud-Ovest e Cresta Sud-Ovest

Venerdì e Sabato 31 luglio-1 agosto 2009




Io e Paolino l'Alpino

Una delle più belle scalate della mia vita...

Di sicuro, un altro di quei giorni che non dimenticherò facilmente.
Partiamo dal principio: venerdì sera Paolino esce dal lavoro, abbiamo già tutto pronto; partiamo alle 21.
Valle Stura, Colle della Lombarda, Vallée de la Tinée, Saint-Martin de la Vésubie: Parco Nazionale del Mercantour.
All'1,00 finiamo di piantare la tenda, gonfiamo i materassini e nanna; siamo talmente stanchi che dormiremo benissimo...
Impietosa, la sveglia ci riporta alla realtà alle 5,30.
Smontiamo, mangiamo e ci prepariamo: alle 6,15 siamo in cammino.
L'obiettivo è davanti a noi, in fondo alla valle: il Cayre Occidentale di Cougourde (m 2.892), che saliremo per la Parete Sud-Ovest e Cresta Sud-Ovest (4c D- 110 300 m).


Percorriamo un sentiero semplicemente bellissimo, molto bucolico, sempre avendo di fronte la pala verticale ed imponente che intendiamo scalare:

Le indicazioni parlano di 1h 30' per arrivare al rifugio e di un'ulteriore 1h 30' per arrivare all'attacco della via.
Saliamo spediti e, mentre il sole delle 7,00 inonda le pareti rocciose più alte, in soli 55' siamo al Réfuge de Cougourde (m 2.100):

Qui le indicazioni sono un po' vaghe, gironzoliamo qualche minuto attorno al rifugio cercando il sentiero giusto, infine lo troviamo e puntiamo dritti all'obiettivo.
L'incedere non è più tranquillo e plaisir come prima, ora troviamo pietraia, salti di roccia da superare e pendenze maggiori.
La "Zucca", significato del termine provenzale Cougourde, incombe su di noi e la sua imponenza minacciosa riesce a far breccia sulle sicurezze del mio amico, che mi preannuncia di lasciarmi volentieri il comando della cordata.

Sbuchiamo dalla pietraia e siamo ormai in vista della Combe de Cougourde (m 2.680), il colle-spalla a sud-ovest della montagna, già illuminata dal sole:

Tutt'intorno fanno bella mostra di sè grandiose pareti di gneiss, forme ardite che rendono questa zona tanto celebre agli arrampicatori di Francia ed Europa:

La temperatura è ottima, lo zero termico ad oltre 4.000 m ed il vento quasi assente.
Cosa dire dei colori della "nostra" montagna?

Dopo 1h 10' di salita dal rifugio, siamo all'attacco della via, sono veramente elettrizzato: rompo le scatole agli amici da oltre due anni con questa parete!
La verticalità è ovunque... la roccia è splendida, il miglior gneiss che abbia mai trovato ed accarezzato!

Il primo tiro: una traversata dapprima in leggera discesa, poi una quindicina di metri fino ad uno spit, cui segue una salita in diagonale verso destra molto esposta ed un pochino delicata (3c), sempre in placca:

Lasciamo un po' di roba sotto un masso, ci imbraghiamo e via!

Come concordato, salirò io da primo, per cui parto convinto e traverso a lungo, con attenzione e grande divertimento; trovo una sosta molto logica, felicemente attrezzata sotto ad uno strapiombo, al riparo, appena doppiato lo spigolo.
Poi Paolino mi segue:

La roccia è semplicemente perfetta!

Abbiamo attaccato alle 9,20.
La seconda lunghezza (4c) mi vede superare lo strapiombo con un breve passo di forza, protetto da uno spit, per poi affrontare una lunga serie di passaggi in fessura, verticali, per una ventina di metri:

Uno spit dopo qualche passo, poi una dozzina di metri prima del successivo, tra i più impegnativi della via; integro piazzando un buon friend medio, spalmo i piedi in opposizione e mi isso lungo la fessura verticale.
Esco a destra, salgo una placca e sbuco su un terrazzino comodo ed aereo, dove trovo un'ottima sosta a spit e cordone.
Paolino mi raggiunge imprecando selvaggiamente, mentre io studio la parete sopra di me per intuire dove dovrò passare:

Nel terzo tiro (4c) salgo leggermente in diagonale verso sinistra, lungo splendide placche lavorate (4a), puntando verso uno spit che vedo luccicare una quindicina di metri più in alto:

Oltre, la parete si raddrizza ulteriormente, rinvio una fettuccia che poso attorno ad uno spuntone staccato, su cui mi ristabilisco in piedi per attaccare un diedro verticale (4b+).
Come da precisa relazione, evito di salire verso destra in direzione di una vecchia sosta, per affrontare una fessura-camino lievemente strapiombante (4c) lunga 5 m, scalandola sul labbro sinistro, con il braccio destro all'interno alla ricerca di appigli.

Dopo il passaggio faticoso, esco ancora verso sinistra in placca, fino ad una buona sosta:
Quando ci ritroviamo in sosta, riparto per la quarta lunghezza (4b), lungo un canalino un po' erboso verso destra, fin quasi sul filo della cresta sud-ovest; mi proteggo con una fettuccia su spuntone, poi proseguo lungo belle placche fessurate (4b) in leggera sinistra, appena sotto il filo dello spigolo, fino a reperire la sosta dopo una trentina di metri:
Paolino mi raggiunge, l'ambiente è grandioso, il clima ottimo; mi svesto, da qui salirà in maglietta.

Fin qui le soste sono tutte piuttosto comode, su terrazzini o cenge su cui ci si riposa qualche istante.
Proseguo leggermente a destra, fino a reperire la cresta, che ora è più ampia ed in forma di placca:



Trovo uno spit ed una sosta per calata, nuova nuova, continuo a scalare la placca (4a) e raggiungo un'altra nicchia comoda con sosta attrezzata:

Da qui recupero l'amico, la via mi sta entusiasmando; i tiri più impegnativi dovrebbero essere alle nostre spalle, quando abbiamo già guadagnato un buon dislivello rispetto al colle di partenza:

La sesta lunghezza (4c) mi vede superare ancora qualche metro in placca, per giungere sotto un lieve strapiombo, che scavalco leggermente a destra, per ristabilirmi su una comoda cengia con sosta su spit con catena:

Paolino si porta sotto lo strapiombo:

ed esce poco dopo lungo il muro verticale che conduce in sosta:
La cuspide finale della montagna, sotto cui mi porto con un tiro quasi di trasferimento, senza trovare soste attrezzate:
L'ottava lunghezza (4b) contribuisce a donare alla scalata una nota decisamente alpinistica, nel senso che dalla sesta sosta fino alla nona sosta non troviamo alcun punto di protezione, né chiodi, né soste, nulla...
Dopo aver studiato attentamente le due differenti relazioni di salita che ho in tasca, individuo con discreta sicurezza il muro verticale che descrivono, seguendo la fessura-camino che lo solca in diagonale verso destra:

Percorro una trentina di metri, proteggendomi a metà tragitto con un cordino annodato ad uno spuntone; Paolino non nasconde la tensione per questi "viaggi" poco protetti...
Finalmente sbuco sul filo del pilastro, all'intaglio di una sella con tanto di comoda cengia erbosa.
Ammetto di non attrezzare una sosta a prova di bomba, come non mancherà di farmi notare l'amico al suo arrivo, ma in effetti le possibilità di far meglio sono veramente scarse...
Qualche nuvoletta interviene a metterci fretta, ma non sono "roba seria"...
Abbastanza serio è invece il nono tiro (4b), che affronto praticamente in free-solo, dal momento che salgo in diagonale verso sinistra un muro di rocce articolate, alcune delle quali un pochino instabili, senza mai rinviare per oltre 20 metri...
Il fatto è che incontro i rari spuntoni adatti sempre mentre sono impegnato in un passo di forza, per cui trovo più saggio tenere salda la presa con entrambe le mani ed uscire al più presto dall'esposizione...

Trovo una solida sosta su spit e catena, da cui recupero Paolino; sotto di noi, lontanissimi, i ghiaioni ancora innevati:

Alzo la testa, Paolo mi assicura ed esco sul filo di cresta: ormai ci siamo quasi!

Mi ristabilisco a sinistra e salgo per placche e diedri aperti appena al di sotto dello spigolo sommitale; rinvio un cordone in loco, supero un risalto verticale ed attrezzo una sosta su spuntoni.

Alla mia sinistra, la rimanente cresta da percorrere:

Non mi va di far su le corde in quella posizione, per cui procediamo in conserva lunga: parto assicurato, percorro i 70 m che mi separano dalla vetta, man mano più semplici, rinviando 2 o 3 volte; quando la corda finisce, Paolo libera la sosta e parte a sua volta:

In vetta trovo tre ragazzi francesi: bene, li terremo d'occhio durante la discesa: visto che le relazioni offrono varie possibilità non banali, vedremo dove passeranno loro e decideremo di conseguenza.

Alle 13,30 siamo in cima al Cayre Occidentale di Cougourde (m 2.892)!



Il tempo di sgranocchiare qualcosa, bere un sorso e fare una telefonata a casa, dove non hanno mie notizie da ieri sera; quindi, pensiamo a scendere da questo enorme pulpito che abbiamo sotto il sedere...
Ho visto il primo ancoraggio per calata ad una decina di metri di distanza dalla vetta: li percorriamo con attenzione, sono facili ma molto esposti:

La sosta è nuova, ottima; ci caliamo fino all'intaglio tra la Cima IV e la Cima III, con una doppia di 30 m:

Percorriamo una placca in discesa, poi una cengia decisamente esposta ci conduce ad una sosta su tre chiodi... Li verifichiamo, sono saldi ed hanno appena retto i tre francesi...
Vado avanti io, mi calo per tutti i 60 m delle corde, spettacolare:
Scendiamo di pochi passi, segnalati da ometti in pietra, e giungiamo all'ultima sosta per calata.
La sosta non è delle più solide, a vedersi... Vari cordoni e fettucce, più o meno recenti, incastrati attorno ad un grande masso e collegati ad un anello di calata piccolo ed arrugginito...
Speriamo tenga...
Mi calo per primo, visto che sono il più pesante dei due; prima rinforzo l'anello con un moschettone, che interviene solo in caso di sicurezza: se tutto va bene, Paolino lo toglierà e si calerà a sua volta.
Mi calo per una cinquantina di metri, arrivando sui ghiaioni basali:

Ora possiamo rilassarci, siamo fuori dai guai.
Torniamo alla sella di partenza, recuperiamo le nostre cose e scendiamo, dopo aver posato di fronte a questa spettacolare parete:

Trattengo a stento l'entusiasmo e la soddisfazione...
Ci fermiamo più volte a far fotografie:
La montagna ed il tracciato della via scalata:

Scendiamo con calma, oltrepassiamo il rifugio ed entriamo nel bosco di larici, lo sguardo va sempre alla splendida parete:

Il Cayre domina la valle del Boréon:
Dopo una pausa in osteria a Isola, rientriamo a casa, stanchi ed appagati.
E' cominciato un grande agosto!

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