martedì 4 settembre 2018

ROCCA CASTELLO (m 2.452): Vecchio Scarpone

Martedì 4 settembre 2018
Io e Bruno

Ancora in alta montagna, ancora una grande via, finalmente salgo la parete ovest della Rocca Castello (m 2.452)!
Appuntamento con Bruno a Dronero alle 6,15, colazione appena fuori paese e poi dirigo l'auto verso Chiappera, come mille altre volte.
Le previsioni sono spaziali per oggi, un peccato mortale passare una giornata così in ufficio, per chi ha la nostra "malattia"...
Mi fermo al parcheggio alto, subito prima del divieto, in quanto la destinazione oggi è appunto la parete ovest della Rocca, per salire la via Vecchio Scarpone (6a+   TD-   11L   450 m), aperta nel 2001 dal mitico Massimo Piras in solitaria.
Al parcheggio il termometro segna 4,5°C... contando che la via è tutta in ombra, ci sarà di che preoccuparsi? Ma no, abbiamo fiducia nel rialzo termico previsto in giornata.
Ci prepariamo e iniziamo l'avvicinamento, in poco più di mezz'ora siamo in vista della nostra parete, sempre di grande effetto:
Prima di salire al Colle Greguri, lasciamo il sentiero e scendiamo a destra, costeggiando la parete, fino alla parte bassa della montagna. Da lontano individuo subito l'attacco della via, grazie a un evidente ometto in pietre e a una foto presa da Gulliver:
9,30.
Ci prepariamo a salire, ci leghiamo e Bruno apre le danze con la prima, tosta lunghezza (6a+): una fessura lo impegna in diagonale da destra a sinistra, prima di un'altra serie di passi delicati in placca:
La particolarità sta nel fatto che lo zoccolo della montagna è in calcare, prima di raggiungere l'amata quarzite che caratterizza il Gruppo Castello-Provenzale:
Tocca a me, tra non poche difficoltà raggiungo l'amico in sosta:
Resta davanti Bruno per il secondo tiro (6a), splendido: la roccia è la magnifica quarziye che ben conosciamo; Bruno traversa a sinistra qualche metro, in esposizione ma su buone prese:
Attacca poi un bel muro e una serie di brevi strapiombi:
Salgo poi a mia volta:
Terzo tiro (6a+), ancora partenza a sinistra, poi in alto lungo una fessura-camino all'inizio strapiombante, piuttosto antipatica:

Lunga uscita senza protezioni in loco... Poi tocca a me:
Passo davanti per la quarta lunghezza (5b), lungo bei muri lavorati e placche:

Fatico a trovare la sosta, poi la trovo molto a sinistra:
L'amico mi raggiunge:
Quinto tiro (4), Bruno sale deciso, senza difficoltà fino alla sosta in cengia:
Salgo poi la sesta lunghezza (3), portandomi oltre la grande cengia, lungouna lunga placconata appoggiata, sostando al di sopra dello stretto passaggio della cengia che ho percorso per raggiungere l'attacco delle vie alla ovest della Torre.
Bruno mi raggiunge, sgranocchiamo qualcosa, poi va avanti per il settimo tiro (4b), con un primo tratto verticale ma ben manigliato, poi più facilmente, fino ad una sosta strana, due spit lontani tra loro collegati da un cordone:
Salgo poi l'ottavo tiro (4b), vagando qua e là per la parete senza trovare nulla, superando poi alcuni blocchi accatastati alcuni dei quali di dubbia "moralità", per raggiungere infine la sosta alla base del nuovo e definitivo impennarsi della parete:
Alla mia destra, la vetta della Rocca Provenzale (m 2.451) con la grande croce:
La parete poco prima di raggiungere la sosta:
Bruno attacca ora il nono tiro (6a+), partendo in deciso traverso a destra, su roccia sempre fantastica:
Sale poi alcuni metri, traversa ancora a destra e infine sale un breve tratto strapiombante, che fa rima con entusiasmante, molto ben protetto:
Salgo in traverso:
quindi approccio lo strapiombo, inseguito dal sole che sta per illuminare la parete ovest della Rocca:
Resta davanti l'amico per il decimo tiro, gradato 6a ma secondo noi ben più ostico: prima lungo divertenti placche e diedrini sulla sinistra (5+):
Poi con alcuni passi delicati e di forza (6a+):
Il tiro è bello lungo e continuo, ma ci porta molto in alto lungo la parete:
Quando tocca a me, devo mettercela tutta:

Un ultimo lungo tiro ci separa dalla cresta sommitale:
L'ambiente lungo questa via è veramente aspro e selvaggio, proprio quel che cercavamo, oltre alla scontata solitudine:
Salgo io l'undicesima lunghezza (5c), prima lungo un muro verticale, con un passo delicato a destra ad aggirare alcuni strapiombi:
Raggiungo poi un tratto descritto come "poco protetto e molto esposto", descrizione in effetti corretta, ma quando si è in ballo occorre ballare:
Raggiungo la cresta sommitale, già tante volte percorsa uscendo da diverse vie, compresa la mia Via dei Pupazzi, che sbuca proprio qui vicino dalla parete opposta, faccio sosta su spuntoni, dato che stranamente non trovo alcuna sosta attrezzata, benché la relazione parli di una sosta di calata addirittura...
Poco dopo l'amico mi raggiunge:
Percorriamo in un attimo i 70 m di cresta che ci separano dalla vetta:

Ed eccoci quassù per l'ennesima volta, in una fantastica giornata spesa su una bellissima via:
Il panorama è famigliare, ma ogni volta mi rapisce:
La vicina Torre:
Ci caliamo lungo King Line fino alla grande cengia, poi con un'ultima breve doppia dalla Sigismondi:
Una grassa marmotta ci ignora, scendendo il sentiero:
Recuperiamo i bastoncini dietro un masso, poi via verso l'auto, con la solita sosta ad ammirare la grandiosità della montagna appena scalata:
La linea salita:
A parte il finire con l'auto accerchiata da un'immensa mandria di pecore lungo la discesa, la giornata si chiude così, salutandoci a Dronero e proseguendo verso casa.
Alle prossime avventure!

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