domenica 5 luglio 2015

CAYRES de COUGOURDE (m 2.904): Directissime à la Cime III

Domenica 5 luglio 2015
Io e Paolino l'Alpino

Una giornata decisamente movimentata, anche se abbiamo passato qualche brutto quarto d'ora...
Finalmente convinco l'Alpino a tornare a scalare ai Cayres de Cougourde, dopo la salita alla Cima 4 di qualche anno fa.
Stavolta l'obiettivo è la Directissime à la Cime III (5c   D   12L   500 m).
Saliamo in giornata, purtroppo non posso fare diversamente...
Passo a prendere il socio alle 3,15 e via verso Saint-Martin de la Vésubie; parcheggiamo a Le Boréon alle 6,30.
Una ventina di minuti dopo siamo in cammino verso il Réfuge de Cougourde, lungo un sentiero decisamente bucolico ed in buona parte all'ombra; splendido.
In un'ora siamo al rifugio:
La vista sulle pareti ovest che ci aspettano è quanto mai intrigante:
Meteo perfetto, ma anche a causa del caldo incredibile di questi giorni (oggi zero termico a 4.600 m!) il rischio temporali di calore pomeridiani è sicuramente non trascurabile...
L'avvicinamento prosegue su buona traccia fino al lagarot sotto i risalti rocciosi che difendono la montagna; li aggiriamo a sinistra, risalendo una pietraia dove scorre un rigagnolo:
Traversiamo poi a destra e ci portiamo all'attacco della via, molto chiaro, segnalato anche da un evidente ometto, alla base di una placca particolarmente chiara.
Alle nostre spalle, il vallone risalito fin qui:
Sono le 9,20.
Non c'è praticamente più neve, la via è perfettamente in condizioni:
Quel che ci aspetta:
Le placche chiare del primo tiro:
Ci prepariamo, attacca l'Alpino la prima lunghezza (4c):
Oggi però non si sente in grande fiducia e la distanza degli spit (in media uno ogni 10-15 metri...) non lo ispira, così scende e mi dice che per oggi se voglio posso tirare io.
Poco dopo salgo la prima fessura e trovo la sosta dopo circa 40 m:
Siamo in ombra, ma con il caldo infernale di questi giorni si sta benissimo.
Paolino sale a sua volta:
La prima sosta:
Il secondo tiro (5a) prosegue sulla stessa falsariga, con roccia magnifica, una fessura più o meno vaga da seguire, placche lavorate a vaschette:
Altri 40 m e sosta, dove mi raggiunge il socio:
La terza lunghezza (5a) mi vede salire diritto, superare un risalto sulla sinistra, per reperire la sosta  in una nicchia, dopo una serie di placche sempre magnificamente lavorate ed un pilastrino:

Il quarto tiro (4c) è schiodato: attacco i risalti che sovrastano la sosta, in leggero diagonale verso destra per aggirare dei tettini, poi scalo una serie entusiasmante di diedri e pilastrini, fino a raggiungere una comoda cengia, da cui tra l'altro è possibile uscire dalla via da sinistra, con una calata di 45 m:
Proseguiamo, mentre arriva il sole (purtroppo) a scaldarci ulteriormente:
La quinta lunghezza (4c) presenta una magnifica placca lavorata, marchio di fabbrica di questa parete, che scalo in diagonale verso destra, rinviando 2 o 3 spit, l'ultimo dei quali in corrispondenza di un breve tettino, ben appigliato, fino alla sosta:
Paolino segue:

Avanti, sesto tiro (4c) con partenza in placca:
Mi sposto leggermente a sinistra e scalo un lungo pilastro arrotondato, sempre in placca, fino a convergere alla sosta, posta alla base di un camino, nuovamente in ombra.
Lì mi raggiunge l'amico:

La settima lunghezza (5b) in realtà risulta spezzata in due: salgo il camino in opposizione:
dopo una quindicina di metri, esco sulla sinistra, sul pilastro che prelude ad un breve passaggio ostico, ben protetto da spit; in uscita mi imbatto in una sosta, che la relazione dice non essere della nostra via; non avendo ben chiaro dove proseguire, però, decido di fermarmi e recuperare l'Alpino.
Eccomi in sosta, sempre con le fastidiose "antenne" che spuntano dal mio zaino, causa bastoncini troppo lunghi:
Riparto e mi riporto leggermente a destra, riprendendo la linea da cui siamo partiti, mi porto sotto ad un pronunciato strapiombo, traverso a sinistra ed esco al di sopra, con un movimento breve ma da interpretare:
Trovo la sosta poco oltre una zona fratturata, dove praticamente cammino, fino ad una sella.
L'Alpino non trova immediatamente il modo di superare il passo a sinistra per ribaltarsi al di sopra del tetto, così mi slego, scendo fino a poco sopra e gli do qualche dritta; alla fine eccoci riuniti in sosta, dove ci concediamo un breve spuntino.
Siamo alla lunghezza chiave della via, l'ottava (5c): salgo una prima placca, rinvio l'evidente spit, poi proseguo lungo un muro verticale con alcuni passi tecnici, ottimamente protetti da 3 spit, per poi uscire leggermente a destra:
Non trovo la sosta che mi aspettavo, così proseguo lungo placche lavorate e diedrini, senza percorso obbligato, fino alla fine delle corde, dove organizzo una sosta su spuntoni in posizione comoda.
Paolino mi segue:
La via vera e propria è terminata, ora dobbiamo raggiungere la vetta con alcuni tiri più facili e non più chiodati.
Proseguo lungo lo spigolo, con passi in placca:
Qualche passo di IV+, saliamo veloci:
Per la verità, per divertirmi ancora fino alla fine, vado a ricercarmi qualche passo interessante in maniera forse un po' gratuita... ma siamo qui per questo, no?


Dopo altre 2 o 3 lunghezze simili, quando manca poco alla cima, veniamo improvvisamente scossi da tuoni temporaleschi!
Ma da dove diavolo...???
Sembra tutto sereno, a parte una porzione di cielo leggermente lattiginosa verso nord... ok Paulin, diamoci una mossa, presto: via le corde, si prosegue in slego veloci, tanto da qui in avanti il terreno lo permette!
Pochi minuti dopo, inizia già a gocciolare...
Esattamente mentre transito per la vetta sento friggere i bastoncini nello zaino, l'aria si carica di elettricità prima del fulmine e del tuono che segue...
Azz, qui la situazione si fa seria.
Non mi sono mai fermato così poco tempo su una vetta: il tempo di attraversarla letteralmente di corsa, poi via verso l'intaglio tra la Cima III e la Cima II, da cui parte il canalino di II grado da scendere.
Mentre aspetto Paolino che mi raggiunga e mentre cambio le scarpe, mettendo nello zaino le scarpette da arrampicata, prima ancora che il cielo diventi scuro, ecco la grandine che inizia a scendere copiosa...
Ma la cosa peggiore continuano ad essere i fulmini, per il resto pazienza se ci si bagna...
Frattanto il canalino che dobbiamo scendere, privo di ancoraggi per discesa in doppia, si è già trasformato in un torrente e temo, oltre alle aumentate difficoltà causa roccia bagnata, che mi piombi addosso qualche masso smosso e trasportato dall'acqua impetuosa.
Scendiamo lentamente, sotto una fitta grandinata che provoca dolore sulle braccia e sul tronco, fortunatamente abbiamo il casco in testa.
Arrivo al termine degli 80 m di canalino, aspetto che Paolino mi raggiunga, poi fortunatamente riconosciamo il posto da cui siamo passati qualche anno fa scendendo dalla Cima IV, dove dovremmo trovare un ancoraggio per calata in doppia.
Ora però la pioggia, la grandine ed i fulmini sono davvero troppo pericolosi, così troviamo parziale riparo sotto ad una roccia aggettante: rimarremo lì quasi un'ora.
La grandine inizia subito a depositarsi dovunque:
Aspettiamo, tremando anche per il freddo, unico lato positivo della vicenda, in questa torrida estate 2015:
Finalmente il temporale pare poi calmarsi, dopo oltre un'ora e mezza, così ci caliamo in doppia.
Abbiamo però un grave problema di corde incastrate dopo l'ultima calata, soprattutto a causa delle corde inzuppate di acqua che non scorrono più nell'anello di calata...
Dopo vari tentativi, sono ormai quasi rassegnato a lasciare lì la mia coppia di mezze corde da 60 m.
Un ultimo sussulto: traverso una quindicina di metri a sinistra (faccia a monte), dove scende la parte bassa del canalino che avevamo sceso prima e che segna quasi tutta la parete est di discesa, e lo studio: non sarebbe difficile da risalire, se non fosse totalmente fradicio...
Con gli scarponcini ai piedi e con la roccia bagnata, inizio a risalirlo, ovviamente senza protezioni, nella speranza di provare a tirare le corde da un po' più in alto; altre volte mi è successo che in questo modo riuscissi a recuperarle...
Riesco a guadagnare la cengia 10-12 metri più in alto, dove scendendo avevamo visto un'altra sosta di calata: mi assicuro alla sosta e tiro le corde come un forsennato, con una rabbia insospettabile: finalmente ce la faccio!
Le corde vengono giù ed io mi calo su una sola dalla sosta cui sono appeso.
Qualche minuto dopo eccoci scendere per nevai, dove si cammina meglio che non sulla pietraia, dove registro anche una bella caduta...
Frattanto, come se nulla fosse successo, salta fuori nuovamente un sole incredibile.
Le splendide pareti scalate, scendendo lungo il sentiero verso il rifugio:
Giungeremo all'auto tardissimo, circa alle 20,00 e purtroppo riuscirò a telefonare a casa solo pochi minuti prima.
Tutto ok, comunque, anche questa volta!

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