giovedì 5 novembre 2015

ROCCA CASTELLO (m 2.452): Balzola variante Motti

Giovedì 5 novembre 2015
Io e Rena

Giornata spaziale, da ricordare!
Oggi è il compleanno di Rena e quale modo migliore di festeggiare, se non con una scalata in ambiente, e perchè no nel magico tempio della Castello-Provenzale???
E' deciso, purtroppo per esigenze di lavoro devo anticipare l'uscita infrasettimanale dal venerdì al giovedì, cosa che preclude la partecipazione di Paul...
Il meteo in questi giorni parla di una vera e prolungata estate di San Martino: dopo la nevicata di martedì mi attacco alla webcam per vedere se la neve se ne va dalle pareti; intanto il meteo dice zero termico oltre 3.000 m, sole pieno e zero vento.
Non possiamo mancare un'ultima possibilità di scalare una grande via in montagna, quella con la M maiuscola!
Ok, giorno di ferie.
Ritrovo alle 6,30 con Rena, poi via verso l'amata Val Maira.
Come al solito, René spinge per salire in auto fino alle Grange Collet, per avere meno dislivello in avvicinamento a piedi... Vuoi contraddirlo il giorno del suo compleanno???
Incontriamo neve già sull'ultima parte dello stradino (che mette a dura prova la mia auto ribassata...), ma parcheggiamo alle 8,30.
La temperatura è di 4°C all'ombra.
Ci prepariamo, l'obiettivo è di quelli top: la via Balzola con Variante Motti (V   D+   7L   260 m) alla parete est della Rocca Castello (m 2.452).
Tutti contenti: l'amico ci tiene a salire la Balzola; io l'ho già salita anni fa ma ci tengo molto ad esplorare la Variante Motti.
Ci rendiamo subito conto che c'è molta più neve del previsto, in questa zona a nord...
Ecco il pendio che dovremo risalire, dove troveremo una copertura costante di ca. 30 cm di neve:
Questo fatto chiaramente ci fa perdere tempo; si procede senza eccessivi problemi, ma impieghiamo certamente più tempo.
Quando giungiamo all''attacco della via sono le 10,00.
La giornata si conferma splendida, non c'è una nuvola e si sta benissimo.
Il primo tiro della via, nonostante la foto appannata dal sudore, avendo il telefono in tasca...
Ci prepariamo e Rena attacca il primo tiro (V), una magnifica fessura subito verticale ascendete verso destra:
Prosegue lungo la fessura e supera sulla destra un primo strapiombo:
Poi... si incasina...
Non vedendo chiodi si fa ingolosire da una piccola cengia ascendente verso destra e, puntando un chiodo ancora più a destra... finisce alla seconda sosta della via Sete d'Oriente...
Dopo un po' di improperi, si cala in doppia fino a metà tiro, poco sopra l'errore, e si rimette in carreggiata, seguendo le mie indicazioni dal basso, non senza un aereo traverso a sinistra che lo conduce alla base della grande nicchia che caratterizza la prima sosta.
Lo raggiungo e sghignazziamo, anche se abbiamo perso un'ora... Cose che capitano, soprattutto su queste pareti.
Il secondo tiro (V) è altrettanto aereo e divertente; dalla sosta si vede un cordino che pende da un chiodo in alto, sotto al grande tetto che chiude la nicchia:
Passo avanti, salgo le placche fessurate e raggiungo il grande tetto, rinviando il cordino:
Opero una spaccata sulla destra, rinvio un friend incastrato sul bordo del tetto, quindi esco in fuori in esposizione, tastando le prese in alto oltre lo strapiombo:
Salgo il più possibile con il piede sinistro, spaccando ancora di più il destro, quindi supero il tetto sulla destra, trovando buone prese in uscita.
Segue una serie di placche articolate ed un bel diedro verticale, dove trovo qualche chiodo; vedo la sosta però tutta a destra, quindi mi impegno in un traverso con un paio di passi delicati, rinvio un altro friend incastrato e raggiungo il pulpito di sosta.
Ok, Rena, tocca a te!
La magnifica lunghezza di corda vista dalla seconda sosta:
Il terzo tiro (V) propone una bella fessura verticale in partenza, ben protetta da un chiodo:
Poi la fessura porta a destra; giunto sotto ad un tetto rossastro, Rena si impegna in un traverso deciso a destra, anche se secondo me era più facile stare più bassi; sale poi una bella fessura sempre più larga, fino alla comodissima sosta su cengia:
La quarta lunghezza (III+) non pone problemi: salgo qualche metro, poi traverso a sinistra con un passo delicato su roccia un po' umida e marmorea, nera:
Qui trovo un buon chiodo (anche se ribattuto più volte, al punto da essere quasi al limite della rinviabilità...) e poi salgo veloce in diagonale verso sinistra, fino allo spigolo:
Memore del brutto quarto d'ora passato anni fa, quando ero salito diritto senza avvicinarmi allo spigolo a sinistra, stavolta non ho problemi e non apro varianti dure...
Raggiungo quindi la comoda sosta in comune con lo Spigolo Maria Grazia; è il (per me) famoso Terrazzino Rabino, dove mi sono schiantato nel 2006...
Ora è parzialmente ingombro di neve e devo adoperarmi nel recupero delle corde per evitare che si bagnino:
Ci siamo, da qui parte la Variante Motti che mi intriga molto esplorare; si tratta di due tiri di corda che, anziché salire il grande diedro della Balzola, ci porterà sul filo dello spigolo, fino alla grande terrazza subito sotto il castello sommitale. La descrizione la dà di IV grado, ma non protetta; ecco perchè ho all'imbrago martello e chiodi.
Propongo a Rena di lasciarmi andare davanti, un po' perchè ci tengo molto, un po' perchè voglio tentare di salire magari con un unico tiro fino alle terrazze sommitali, ma in caso non ci arrivassi potrò attrezzare una sosta a chiodi.
Il socio dice ok, per cui vado avanti ed attraverso la placca lavorata che costituisce la faccia destra del grande diedro, per portarmi sullo spigolo:
Le difficoltà non sono eccessive, ma l'esposizione è massima e le protezioni in loco nulle:
Raggiungo il grande strapiombo che chiude lo spigolo dopo una quindicina di metri e devo decidere da che parte aggirarlo: do un'occhiata a sinistra, tornando verso il diedro, poi mi convinco di stare sullo spigolo e passo a destra; all'altezza di un passaggio un pochino delicato, trovo un buon chiodo, che rinvio (credo sia della via Sete d'Oriente).
A questo punto devo decidere: se salgo, non torno più indietro. Ovviamente, salgo!
Torno subito sul filo dello spigolo, ma comincio ad aver problemi di tiraggio corde, a causa della fettuccia rinviata sotto lo strapiombo e del fatto che ho dovuto poi fare una digressione sul lato est, oltre lo spigolo.
Poco sopra trovo un altro chiodo sullo spigolo, per cui non è vero che la variante non è chiodata.
Il tiraggio, nonostante abbia allungato tutte le protezioni rinviate, diventa eccessivo, così dopo 30 m cerco un buon punto per attrezzare una sosta.
In corrispondenza di un altro chiodo, in un diedro sul filo dello spigolo, ne piazzo un secondo mio:
La sosta:
Faccio salire l'amico, che mi raggiunge in sosta divertito:
Lo spigolo sale diritto sopra le nostre teste:
Resto davanti, aggiungo un friend alla sosta e provo ad estrarre il mio chiodo (visto che abbiamo un solo martello), ma non c'è verso, per cui ho contribuito alla chiodatura della variante.
Riparto (IV), ma pochi metri più in alto trovo due vecchi chiodi vicini, per cui non è vero nemmeno che non ci sia la sosta tra i due tiri della variante Motti...
Poco male, rinvio quello più alto e proseguo, trovando poi almeno un altro chiodo ed una fantastica clessidra di sapore squisitamente dolomitico:
Raggiungo la sommità del pilastro, passando sotto al caratteristico masso visibile in uscita dal diedrone piazzo un nut grande per direzionare meglio le corde e raggiungo la comoda sosta a spit, prima dell'ultimo tiro, da dove vedo bene il castello sommitale:
Rena risale lo spigolo a sua volta; ai suoi piedi, l'ombra lunga della Punta Figari:
Gli ultimi passi sulle orme di Motti, poi torniamo sulla via classica:
Riuniti in sosta, partiamo subito per la settima ed ultima lunghezza (IV), Rena risale le facili placche articolate e risalti che lo portano alla base dell'ultima parete, che attacca a 2-3 m dallo spigolo sinistro:
Rinvia un paio di chiodi, sale lo splendido tiro che io ho già salito più volte (anche slegato...):
Ultimi metri:
Ci siamo!
Poco dopo siamo entrambi in vetta, ovviamente soli.
Nessuno in tutto il gruppo.
Di fianco a noi la piatta sommità della Torre Castello (m 2.448):
Scatto alla croce di vetta per Rena:
e per me:
Lo spettacolo dura poco, io devo rientrare, così non molto tempo dopo eccoci già in calata:
Dopo la prima calata, avendo già deciso in anticipo di scendere lungo la Balzola a causa della neve presente alla base delle pareti (non simpatica da percorrere con le scarpette ai piedi...), eccoci alla fatidica, solita seconda calata, teatro di diversi problemi di incastro corde... che puntualmente si ripete!!
Rena, dopo aver provato in tutti i modi a disincagliarle avendo in mano entrambi i rami di corda, risale a prusik, immolandosi per il bene della cordata:
Niente da fare, deve risalire fino all'ancoraggio, per scoprire che non c'è nessun problema evidente... Ridiscende facendo particolare attenzione a che le corde rimangano in posizione, senza accavallarsi o saltare in qualche fessura, poi finalmente possiamo riprendere la discesa.
La parete vista dall'attacco, nel pomeriggio avanzato:
La base delle pareti: la "nostra" via in primo piano, la Punta Figari in secondo:
Le giornate ormai sono corte, sono le 16,40 quando risaliamo al Colle Gregouri:
Un ultimo sguardo alle amate pareti quarzitiche:
Chissà se per quest'anno finisce qui? Spero di no, ma ringrazio il meteo per avermi regalato ancora una giornata magnifica nel mio "giardino" preferito!

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