sabato 16 novembre 2013

ROCCA SBARUA (m 1.100): Gervasutti-Ronco

Sabato 16 novembre 2012

Io e Paolino l'Alpino

Altra giornata un po' folle...
Solita smaronata a spulciare siti web meteo, poi la scelta viene rimandata al sabato mattina: vediamo qualche webcam e decidiamo.
Aspettiamo le 7,30 perchè prima è buio...
Non abbiamo voglia di andare fino a Finale, anche se là danno sole e vento forte; tentiamo la fortuna col mitico Bracchetto: passo a prendere l'Alpino e punto verso Sanfront, anche se per strada notiamo come verso nord sia più sereno...
Giunti al parcheggio del Bracco, la situazione non è buona: le pareti sono bagnate, ma proprio in quel momento ecco sbucare il sole. Dopo lunga riflessione, decidiamo di provarci: saliamo su alle pareti, magari questo sole asciuga in fretta la roccia.
Invece, niente: salendo, il sole sparisce e, quando mezz'ora dopo siamo alla Placconata dei Serpenti, le pareti sono ancora bagnate...
Torniamo giù, io sono convinto di andarmene a casa, essendo pure il compleanno di mia moglie non mi va di sprecare così la giornata...
Torniamo all'auto e, quando siamo a Saluzzo, Paolino ha un ultimo colpo di coda: telefona al Rifugio Melano a Rocca Sbarua (m 1.100) e il gestore gli dice che c'è il sole già dal mattino presto e le pareti sono asciutte; dalla finestra vede una cordata impegnata sulla Gervasutti-Ronco (5c   TD-   4L   140 m).
La parola magica: so che sono fuori allenamento e nell'ultimo periodo ho arrampicato ben poco, men che meno su vie atletiche come il granito... ma il nome Gervasutti fa scattate il clic: ok, andiamo a vedere!
Un'ora dopo, eccoci di fronte alla Sbarua, dove effettivamente c'è un bel sole:
L'unico problema è che ormai sono le 14,00 e in questi giorni fa buio presto, molto presto...
Ci avviciniamo quasi di corsa ed eccoci all'attacco della mitica Gervasutti:
Ci leghiamo e facciamo i conti, in modo che l'ultimo tiro, la famosa e temuta dulfer, tocchi a me.
Attacca Paolino: il primo tiro (5c) si presenta subito bello tosto: un diedro evidente, da risalire, per poi sparire dietro l'angolo:
Una volta sparito alla mia vista, Paolino inizia ad imprecare: evidentemente ha trovato un passaggio poco simpatico...
Insomma, già siamo partiti tardi, in più il primo tiro ci impegna per oltre un'ora!
Quando è il mio turno, ho il mio bel daffare ad issarmi a mia volta lungo quella spaccatura verticale, che costringe poi ad un traverso a destra, con una buona lama tra le mani ma poco per i piedi:

Mi porto a fatica sotto la verticale della sosta, praticamente in piena esposizione sulle Placche Gialle:
Traverso ancora a destra, aggiro il bombé e risalgo, per raggiungere la sosta con un traverso a sinistra.
Non male come primo tiro! A causa dello scarsissimo allenamento e della desuetudine al granito, siamo già mezzi ghisati... per carità...
Secondo tiro (4b): salgo diritto sopra la sosta, poi esco sul facile verso sinistra; oltrepasso (e rinvio) una sosta su catena e spit e continuo a traversare, salendo fino a portarmi sotto un lungo diedro verticale:
Risalgo per 7-8 metri il diedro, in opposizione, fino a raggiungere la sosta che coincide con la relazione che ho in tasca:
La sosta non è delle più rassicuranti, ma in compenso credo sia originale del Fortissimo:
La terza lunghezza (5b) tocca all'Alpino ed è splendida, un diedro verticale che non finisce mai, punta dritto al cielo:
Anche questo tiro ci impegna a fondo, dato lo scarso allenamento...
Insomma, sta diventando molto tardi, tra non molto farà buio...
Salgo a mia volta:
E' ormai l'imbrunire quando ci troviamo alla base della celebre dulfer, l'ultimo tiro della Gervasutti.
Stanchi, un po' demotivati dall'ora tarda...
Parto per il mitico diedro-fessura (5c), ma dopo pochi metri decido a malincuore di fare dietro-front; non ho nessuna voglia di cercare la discesa a piedi al buio, dopo aver combattuto mezz'ora con la faticosa dulfer...
Affascinante, ma noi torniamo giù, con un paio di doppie:

Sarà per la prossima volta, ora cui aspetta il sentiero fino all'auto col buio pesto...

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