domenica 15 luglio 2012

CIMA di NASTA (m 3.108): Spigolo Vernet

Domenica 15 luglio 2012

Io e Paolino l'Alpino

Una di quelle vie che avevo nel mirino da tempo... la mia terza salita della parete ovest della Cima di Nasta (m 3.108) è quella giusta!
In realtà i programmi erano altri: anche oggi avremmo voluto inaugurare la stagione dell'alta quota, dei Quattromila, ma il meteo non era convincente.
OK, allora si va alla Nasta per lo Spigolo Vernet (5b   D   13L   460 m).
Proviamo a sentire il Rifugio Remondino, ma è tutto pieno, compreso il locale invernale...
Bene, risparmiamo la pecunia e carichiamo la tenda in macchina.
Sabato sera saliamo al Pian della Casa del Re (m 1.743), dove in realtà le condizioni meteo non sono magnifiche, ma noi confidiamo nelle previsioni per domani, ottime:
Come al solito, in pochi minuti il nostro "hotel" è pronto:
Stavolta sottostimo un po' il clima di montagna e dormo in un sacco a pelo sottilissimo, diciamo senza sudare...
In più, non abbiamo trovato un ripiano del tutto pianeggiante, quindi non eravamo molto comodi.
Nessun problema, sveglia alle 5,00 e via a smontare tutto.
Alle 5,40 partiamo e mezz'ora dopo siamo in vista del rifugio e della parete ovest della Nasta:
Alle 7,00 siamo al rifugio, dove ci fermiamo per un thè caldo.
Qui parliamo con una coppia di Genova, che ci dicono che sono intenzionati la nostra stessa via: incredibile, dico io, non la fa quasi mai nessuno e oggi siamo già in quattro!
Paolino sghignazza, ormai sa bene che a me piace essere completamente soli sulle pareti che scaliamo...
Poco dopo ci mettiamo in cammino verso la parete, che raggiungiamo alla base del nevaio che la difende:
Mentre Paolino litiga furiosamente con i suoi micro-ramponi dalle punte invisibili, io infilo i miei: conveniamo che sono decisamente migliori.
Risaliamo il nevaio, ghiacciato, devo ridiscendere un tratto a recuperare un ramponcino del socio, sfilatosi impietosamente, quindi ci infiliamo nella terminale, tra neve e roccia, dove si sale abastanza bene:
Come sempre, qui fa piuttosto freddo, anche se non come lo scorso anno quando abbiamo salito Bouquet d'Amis.
Cominciamo male, sbagliando l'attacco della via: le descrizioni che abbiamo sono fuorvianti e ci portano a salire un diedro troppo sulla destra... arrivo ad una forcella e trovo una sosta a spit, da cui poco dopo ci caleremo in doppia...
Risultato: una bella ora persa... Ma che ci vorrà mai a scrivere il nome delle vie all'attacco, magari piccolo con un pennarello o una targhetta il legno???
Intanto sono le 10,00.
Raggiunto l'attacco corretto, contrassegnato da un chiodo con cordone, ecco il diedro-rampa che attacco (IV):
Paolino mi raggiunge, seguito dall'amico genovese, il quale però ci comunica subito che scenderà in doppia, causa troppo freddo alle mani...
Ci alterniamo al comando e Paolino sale il secondo tiro (IV):
La prima sosta, su due chiodi:
La terza lunghezza mi propone un bel 5c, in quanto non si capisce bene dove salire: un chiodo mi porta a seguire una linea verso sinistra, fino ad un diedro molto impegnativo e totalmente sprotetto... quando mi accorgo che c'è un chiodo sulla destra, sono molto in alto e ormai ho salito tutto il tiro.
Consiglio ai ripetitori: dopo il primo chiodo, visibile dalla sosta, prendere decisamente a destra e cercare il facile, fino al filo dello sperone di destra.
Paolino sale a sua volta, potendo traversare a destra, non avendo io mai rinviato...

Ad ogni modo, mi trovo ad un'ottima sosta a spit.
Paolino attacca la quarta lunghezza (IV+), spostandosi a sinistra per qualche metro e salendo il diedro soprastante:
Ne esce ancora a sinistra, ma poi non trova più nulla e sosta su spuntone.
Lo raggiungo e scorgiamo una sosta su cordone una quindicina di metri sulla destra; in ogni caso, la parete sopra di me è splendida ed invitante ed essendo dotato di tutta l'attrezzatura necessaria, salgo senza indugio verso l'alto, dove trovo una sosta su due chiodi da collegare:
Recupero Paolino, un po' preoccupato dal fatto di non trovare abbastanza chiodi e segni di passaggio:
Sesto tiro (V-, un passo): Paolino sale un muretto tanto breve quanto impegnativo, quindi ancora per pochi metri fino ad una cengia, dove trova subito altri due chiodi da collegare:
Decide di fermarsi subito, anche perchè non vede nulla più in alto...
Lo raggiungo: la parete al di sopra è verticale, non si sale.
A destra no di certo, in quanto secondo me siamo già anche troppo a destra, altro che nei pressi del filo dello spigolo, dove dovremmo approdare ora.
Decido allora di traversare 4 o 5 metri a sinistra, in cengia, e di portarmi sotto ad un diedro strapiombante, ma ben appigliato, sopra il quale vedo solo cielo... Ok, mi dico, dopo soli 5 o 6 metri arriverò a vedere e capirci qualcosa di più.
Il mio settimo tiro (IV+) mi vede quindi partire verso l'ignoto (ma armato di martello e chiodi vado quasi dove voglio, su questa parete... ;-D), ma ben presto mi rendo conto di essere sulla retta via, in quanto mi ritrovo a cavalcare il filo dello sperone, esattamente come da relazione!
Tutto trullare, continuo a salire per alcune decine di metri, fino a reperire una buona sosta, da dove recupero il socio:
Il quale mi trova tutto felice, pienamente tranquillo e immerso nel mio ambiente naturale:
Ottavo tiro (IV+): Paolino sale lo scudo che ci sovrasta e che costituisce il "naso" della parete ovest della Nasta, lo Spigolo Vernet.
Si tratta di una magnifica placconata, protetta da un paio di chiodi, da salire sostanzialmente diritti in alto:

Dalla sosta, alla mia sinistra, ecco dei colleghi impegnati su Bouquet d'Amis, la splendida via di Gabarrou che ho salito esattamente un anno fa:
Paolino sale il tiro, quindi tocca a me:

La nona lunghezza (5b) contiene il passo chiave della via, anche se in realtà il passo più duro sono andato a trovarmelo al terzo tiro, poco più di un'ora fa...
Dalla sosta, salgo diritto per pochi passi, poi compio un delicato traverso a destra su appoggi decisamente precari, fino a reperire il primo chiodo, 5 o 6 metri distante:

Superata la placca ed uscito sullo spigolo a destra, salgo una serie di brevi muri e, lungo un diedro alto alcune decine di metri, vedo a sostare oltre un grosso masso incastrato.
Paolino mi raggiunge e prosegue con il decimo tiro (V-), prima sulla faccia di destra del diedro, in placca, poi uscendo a sinistra con un passo atletico:

La lunghezza si chiude con un bel muro di roccia rossastra, ricco di appigli, fino alla comoda sosta:
Undicesimo tiro (IV+): inizio a salire le placche articolate dello sperone, divertendomi un sacco:
Ogni tanto trovo qualche chiodo da rinviare e proseguo fino a raggiungere la famosa Fessura a Z, che supero per l'appunto con traverso in diagonale a destra ed un ritorno a sinistra dopo il passaggio:
Continuo a salire, come in estasi, fino a quando non scorgo la cima dello sperone: so che la corda è quasi finita (60 m), ma ormai voglio portarmi fuori dallo spigolo vero e proprio; non senza fatica, riesco a guadagnare la cima dello sperone ed a sostare su solidi spuntoni di roccia, da cui recupero Paolino:
Ad un certo punto sento il rumore sinistro di un grosso masso in caduta lungo la parete, ma sotto di me. Quando Paolino mi raggiunge, è ancora molto scosso e mi dice che la pietra si è staccata sotto il suo peso e che ha avuto il terrore di aver fatto secco qualcuno al di sotto...
Fortunatamente nulla di tutto ciò.
Intanto alla nostra sinistra giungono in sosta (noi siamo su uno spuntone dove mi sono fermato io, per evitare ressa) un paio di cordate dalla via Strapiombi di Nasta, formate da due noti alpinisti piemontesi, con al seguito un idiota o un ignorante in materia... 
A differenza dello scorso anno, non traversiamo bassi verso l'ultima parete, ma Paolino affronta direttamente il filo di cresta; è la dodicesima lunghezza (IV).
Parlo di un idiota, in quanto come a volte accade ecco il genio che si infila da primo un attimo prima che io parta da secondo, finendo quindi in mezzo alle nostre corde e facendo un casino indicibile...
Non pago, quando arriviamo tutti all'ultima sosta si mette a dare istruzioni, passa sopra di qua, scavalca la corda di là... una scena veramente patetica...
Cerchiamo di soprassedere per quieto vivere, così riparto per il tredicesimo, bellissimo tiro (5a), salendo perplacche e fessure a destra, mentre il genio sale a sinistra:
Paolino mi raggiunge, mentre gli annuncio che manca solamente la cresta finale, che percorrerò per la terza volta!
Eccola, da percorrere ovviamente in conserva protetta, con passi di III+:

Ed eccomi ancora una volta in cima alla Nasta!
Verso sud, si vede il mare della Costa Azzurra:
Autoscatto, con Monviso alle spalle:
La cima est ed il Gelas sullo sfondo:
Scendiamo dalla normale, lungo il Canale della Forchetta; in basso, il Lago di Nasta:
Tornati al rifugio, possiamo ammirare le vette e le pareti che lo incoronano, al cospetto di un amico incurante della nostra presenza:
La via percorsa, una linea magnifica ed elegante:
E' tempo di scendere, mi aspetta il cammino fino all'auto, il ritorno a casa per il cambio attrezzatura, poi... si torna al mare, dove arriverò alle 2,00...
Un arrivederci:
Un po' di stretching per lenire un principio di crampi dell'autista:

Nessun commento: