Sabato 2 aprile 2011
Io, Manu, Bruno e Paolino l'Alpino
Ci abbiamo provato, la voglia di arrampicare in alta montagna ha prevalso, ma la generosità non è stata premiata fino in fondo...
La giornata è stata comunque grandiosa, ma la montagna non ci ha lasciati salire in cima, stavolta.
In settimana mi libero dallo stress degli esami di concorso e torno a pensare prepotentemente all'alta montagna, invogliato da un clima improvvisamente quasi estivo.
Così la butto lì: andiamo in Castello-Provenzale a vedere se si scala; la webcam del Rifugio Campo Base lascia vedere ben poca neve...
Bruno risponde con entusiasmo: andiamo a fare Solo per Bruna (5+ D+ 7L 200 m), via che avevamo già tentato qualche anno fa, interrotti da un violento temporale.
Partiamo poco dopo le 6,00; alle 7,25 incontriamo Bruno a Dronero e risaliamo la Val Maira fino a Chiappera, dove parcheggiamo nei pressi del rifugio: Le nostre impressioni ed informazioni sembrano trovar conferma: la neve sembra poca. OK, lasciamo qui racchette da neve ed occhiali da sole e saliamo. Ben presto iniziamo a ravanare nella neve, invece, prima per superare oceani di residui valanghivi:Poi anche più su... facendo una fatica immane. Il meteo è spettacolare, così come queste pareti, che mi attirano ogni volta come il miele, benché mi abbiano regalato anche qualche brutto quarto d'ora... Batto traccia in salita, la neve è sempre più abbondante... Riposo su un'isoletta erbosa: A quest'altezza l'esposizione e la pendenza del versante fanno sì che la neve sia sparita ed alla nostra sinistra la parete est della Rocca Provenzale (m 2.402) è in perfette condizioni, così come l'attacco delle vie, pulito: Noi non ce ne curiamo (ahi, pentirommi...) e continuiamo a salire, anche quando la neve ridiventa profonda e molle... La parete est di Punta Figari (m 2.345), splendida: Continuiamo la salita, sempre più faticosa, nella neve alta: ecco la Torre e la Rocca, lentamente si avvicinano...
Finalmente raggiungiamo l'attacco della via, ci riposiamo un po' e mangiamo qualcosa.
La temperatura è semplicemente incredibile, il sole spietato.Con una ulteriore ravanata nella neve alta ed ora anche molto pendente, raggiungo l'attacco della via e ben presto siamo tutti e quattro appesi al cordone che pende dal primo spit. Cercheremo infatti di indossare le scarpette senza bagnarle nella neve, così come tenteremo di gestire le corde senza bagnarle completamente. Ci leghiamo io e Manu, lo stesso fanno Bruno e Paolino. Manu va avanti lungo il primo tiro (V+), che parte subito bello tosto: La nostra roba rimane appesa al primo spit: I nostri compagni di ventura: Manu arriva in sosta dopo una galoppata verticale di oltre 50 m; OK, tocca a me, la quarzite della Castello è sempre splendida... Arrivo in sosta, seguito a pochi metri di distanza da Bruno: Sopra di noi, il secondo tiro; ci alterniamo da capocordata e, lungo una divertente fessura, salgo il muro di IV che conduce prima in cresta, poi alla grande cengia che taglia tutta la parete:
Quando sbuco al di sopra, però... sorpresa: tutta la cengia ed alcuni metri al di sopra sono completamente invasi dalla neve!
E come si passa con le scarpette su 15 m di neve che ricoprono la roccia inclinata?
Con lo sguardo cerco di individuare la sosta, che non dovrebbe essere molto lontana...
Niente, non vedo né sosta, né spit. Salgo prima verso destra, da dove poteri tentare di aggirare la neve, ma non essendo certo di dove passerà la via più in alto, non mi avventuro dove non potrei tornare indietro.
Disarrampico per 7 o 8 m, con qualche premura legata anche ad un blocco che pare staccarsi, poi mi porto più a sinistra, lungo la parte bassa della cengia, ma nemmeno da qui riesco a scorgere la sosta:
Niente da fare: potrei superare il tratto innevato, ma non saprei come tornare indietro; in più, a causa della neve profonda e imprevista, l'avvicinamento ci ha fatto perdere tempo e comincia a farsi tardi.
OK, ho capito che per oggi è meglio non andarsi a cercare rogne; ora però devo scendere...
Torno in cima al muro di IV, ma scenderlo non è così invitante: è scritto che oggi mi debba calare dal mio primo chiodo!
Cerco una buona fessura, scelgo il chiodo più adatto, brandisco il martello e (finalmente) lungo le pareti della Castello riecheggia il suono dell'alpinismo classico, il mio chiodo entra nella roccia con un rumore piuttosto rassicurante:
Scendo disarrampicando, senza caricare completamente l'ancoraggio...
Intanto, Bruno e Paolino hanno attrezzato la calata in doppia, che dovrebbe depositarci a terra, 50 m più in basso:
Ci caliamo tutti e lancio un'ultima occhiata alla parete lungo il primo tiro, che ho percorso per la seconda volta senza riuscire a completare la via:
Il primo spit, con cordino:
Via, ci rituffiamo nella neve profonda e torniamo ai nostri isolotti rocciosi, dove abbiamo lasciato un po' di materiale:
Breve pausa, poi scendiamo:
Le tracce che portano all'attacco della Balzola, con la Punta Figari sullo sfondo:
Per ripararci gli occhi dal riverbero del sole sulla neve, ci adoperiamo come meglio possiamo:
Bella idea aver lasciato in macchina gli occhiali da sole...
Scendiamo ancora, lasciando occhiate che già promettono di tornare quanto prima...
Dopo una lunga discesa, cercando di aggirare gli accumuli valanghivi, eccoci finalmente all'auto, cotti dal sole...
Non c'è che dire, il magnetismo che esercitano queste torri di quarzite è veramente incredibile:
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