domenica 8 marzo 2009

CORMA di MACHABY (m 798): Mitico Vento + Urca Urca


Domenica 8 marzo 2009





Io e Paolino l'Alpino


Sabato lavorativo, quindi si ripiega sulla domenica.
Manu dà forfeit; destinazione: Paretone di Machaby (m 798).
L'idea è di percorrere un mix tra le due vie del settore sinistro del Paretone: Mitico Vento (6b 13 L 400 m) e Urca Urca (6c 12 L 400 m).
La mia idea è evitare i tratti troppo duri di 6b e 6c ed abbinare le due vie in modo da ricavarne una di difficoltà (6a 13 L 400 m).
Arriviamo a Bard (AO), parcheggiamo e partiamo verso la parete, sostando ad osservare eventuali colate d'acqua ancora presenti... Paolino è perplesso, ma secondo me là dove saliamo noi non troveremo bagnato.

Le vie del settore sinistro della parete, il Settore Case Fara:

In pochi minuti siamo all'attacco delle vie:



Urca Urca ha un attaco facile (4b), mentre Mitico Vento attacca subito dura (5c).
Scegliamo quest'ultima... Sono le 10,45. Parto io e tribolo come un assassino, anche perchè le difficoltà a freddo mi vanno sempre indigeste...
La placca è veramente liscia e ci metto mezz'ora!
Intanto, alla nostra sinistra, la gente si affolla a salire Lo Dzerby (5c 11 L 400 m).

Paolino mi raggiunge ed attacca il secondo tiro (4b): una spaccatura a sinistra, poi un vago diedro dalle forme arrotondate, quindi in placca fino alla comoda cengia.

Segue un trasferimento a destra di circa 25 m, lungo il cavo della via ferrata, che facciamo con anelli di corda in mano.
La terza lunghezza (4c) mi vede salire per il canale scavato nella roccia, per uscire a destra, con un passo in placca, e proseguire per rocce più semplici e lavorate, fino alla grande cengia.

Il quarto tiro (5b) si apre con Paolino impegnato a superare un muretto strapiombante, faticoso...

...poi in placca per oltre 20 m di grande divertimento, che termina più abbattuta.

La quinta lunghezza (3b) traversa quasi orizzontalmente per 25 m, doppiando uno spigolo e raggiungendo una comoda sosta alla base di uno sperone.
Mi raggiunge Paolino, che impegna quindi la sesta lunghezza (4c), uno spigolo rampa, che si apre poi in placca verso sinistra; la chiodatura non è ravvicinatissima, ma la roccia è ottima.

Comincia ad affiorare un po' di stanchezza e di dolore ai piedi, sollecitati da tanti passaggi in aderenza; si alza un po' di vento.
Sopra di noi il settimo tiro (5b), uno spigolo verticale che salgo in aderenza, mettendoci molto punch; nella seconda parte, la placca si fa più lavorata ed avanzo rapidamente fino ad una cengia, dove studio attentamente la situazione, visto che siamo al punto in cui vorrei passare su Urca Urca, per evitare il tiro di 6b di Mitico Vento.
In effetti, sopra di me, a circa 8-10 metri, scorgo la sosta, mentre alla mia sinistra ne vedo un'altra, che fa parte della nuova via. Bene, Paolino, molla tutto!!!

L'ottava lunghezza (6a) è molto impegnativa: parte Paolino, placca senza eccessivi problemi, fino a portarsi sotto un pronunciato muro strapiombante (capitano tutti a lui!); la chiodatura è ottima e, con grande sforzo, ci si issa su buone prese. Al di sopra del tetto, placca fantastica, su roccia lavorata, poi una successione di "gobbe" in placca, fino ad una comoda sosta.

Il nono tiro (6a) ci tira un bello scherzo: la relazione che abbiamo (quella nel disegno in alto) dice 5a... Io parto tranquillo, ma, giunto sotto il muretto verticale completamente liscio, se non per una presa per la mano sinistra, mi sorgono dubbi: sono impazzito, involuto o c'è qualcosa di poco chiaro?
Il passo non è azzerabile, intuisco come passare (tenendo la presa sinistra, ruotare il peso e caricare il piede sinistro poggiato su... nulla), ma non mi fido del piede e torno sui miei passi.

Paolino decide di provarci e riesce a passare; al di sopra del muretto, non ci sono più difficoltà fino alla comoda sosta. Visti i problemi di gradazione della via sulla nostra relazione, preferiamo operare un cambio di via, tornando a destra su Mitico Vento.
Vado avanti nel decimo tiro, che dovrebbe essere 3c (col cavolo...), ma si passa...

Salgo placche splendide, lungo una fessura e poi in aderenza:


Rinvio la sosta e proseguo oltre, su terreno facile, fino alla dodicesima, in prossimità di un albero.
E' tardi, sono le 16,30 ed è ora di uscire... Sopra di noi, la placca di 6a che la relazione descrive come chiodata lunga... Per evitarla, due possibilità: a destra, andando a prendere gli ultimi due tiri di Opera Rock, 3c e 4a, oppure traversando a sinistra per cenge e facili placche, fino a Lo Dzerby.
Paolino sale qualche metro per valutare il tiro a destra, ma dopo un quarto d'ora lo sento bestemmiare in aramaico antico: pare che il tiro non sia così banale e la chiodatura è molto lunga... Gli suggerisco di mollare un maillon e scendere, è tardi per ravanare e purtroppo perdiamo mezz'ora, in questo modo...
Quando mi raggiunge, ci carichiamo le corde in spalla e camminiamo a sinistra lungo cenge erbose, prima di raggiungere alcuni spit: riconosco la sosta che precede gli ultimi 3 o 4 tiri de Lo Dzerby, che percorriamo rapidamente senza assicurarci (il terreno lo permette, mai oltre qualche passo di III).
Pochi minuti dopo aver temuto per un attimo il bivacco, eccoci fuori, con l'autoscatto di vetta, alle 17,15:

Scendiamo lungo il comodo sentiero e un'ora dopo siamo in macchina.

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