Venerdì 2 maggio 2008
Io e Vilfredo
Stavolta ti ho beccato, Wil!
Dopo tante parole, tante battute e dileggio a go-go, eccoci al Monte Coudrey (m 1.298), all'attacco di una vera via di roccia...
Wil denota forse una certa perplessità, prima di partire:
Cominciamo con una via facile facile, non troppo esposta e con soste comode (come da contratto...): Marimba (4c 70 m 2L).
La roccia è uno splendido gneiss granitoide, che sorprende subito il mio amico per la tenuta che garantisce in aderenza con le moderne scarpette da arrampicata:
Si tratta di una placca lavorata, dove la spittatura non è poi così ravvicinata...
Il primo tiro (4a o 4b) raggiunge una comoda sosta; Wil ha già gli alluci indolenziti... maledette scarpette!
La seconda lunghezza (4c) risale la parte alta della placca rossa, poi supera un muretto verticale, dove trovo la sosta e recupero il compagno:
Scendiamo facilmente, fino a riguadagnare il sentiero che risale il Coudrey tra il bosco; Wil è entusiasta di dirigersi all'attacco di un'altra via, come si vede...
L'attacco è bruttino, come tutto il primo tiro. Tanto facile (3b), quanto brutto!
Il secondo tiro (3c) va meglio: sempre facile, ma arrampicabile, un po' di placca ed eccoci ad una comoda sosta.
Mentre ce ne stiamo seduti a questa sosta, squilla il mio telefono: è Beppe, il nostro collega, che da buon crumiro ha deciso di non fare il ponte e ci chiama dall'ufficio per sapere se Wil è ancora vivo...
E' allora che Wil alza lo sguardo verso i due tiri che ci aspettano e rimane impressionato dalla verticalità assoluta della parete!
Tanto per peggiorare un po' la situazione, i due ragazzi che ci precedono se ne stanno appollaiati alla terza sosta, sotto lo strapiombo che costituisce la partenza della quarta lunghezza, quando... decidono che non se la sentono e tornano indietro in corda doppia...
Ok, allora tocca a noi!
Percorro la terza lunghezza (4c) e mi appendo alla terza sosta, da cui recupero un preoccupato Wil, che sale parlando di strani ed incontrollabili tremori di gamba...
Quando mi raggiunge, mi fa sapere che se per caso volessimo rinunciare anche noi allo strapiombo dell'ultimo tiro, lui non se la prenderebbe affatto...
Ma figurati, tienimi che ci provo!
In effetti la quarta lunghezza (5a) non è banale, ma supero l'ostacolo e salgo la placca verticale:
Una quarantina di metri dopo, eccomi sbucare in vetta al pilastro, con la placca che si abbatte ed una rassicurante sosta da cui recuperare il socio.
Poi tocca a lui: io da sopra non vedo come sale, ma dopo qualche incertezza la corda "viene", sta salendo a buon ritmo.
Grandissimo!
Infine, ecco sbucare il suo casco blu: gli ultimi passi...
La vetta!
L'espressione è un po' provata, soprattutto a causa del dolore provocato dalle scarpette, ma c'è viva soddisfazione.
Come in altri contesti della vita, quando non ci sono molte altre vie di uscita da un problema, l'unica cosa è affrontare con decisione le difficoltà; dopo il giustificato tentennamento iniziale, l'animo razionale del nostro provetto alpinista reagisce, anche confidando a mente lucida sull'indubbio aiuto dei due rami di corda che uniscono il suo imbrago alla sosta lassù in vetta.
Come era successo a me alle prime uscite in parete (e che parete: la Rocca Castello!), ad un certo punto realizzi che sei con qualcuno che sa quel che fa, sei assicurato da una corda, dunque rompi gli indugi e sali, magari talmente concentrato da non pensare nemmeno più a tutto il vuoto che ti vedresti tra le gambe.
In definitiva, Wil se la cava alla grande, poi improvvisiamo un corso accelerato di calata a corda doppia e via, eccolo lanciarsi verso il basso:
Sotto di noi, il Forte di Bard.
Una serie di quattro calate ci riporta alla base della parete.
Una quarantina di minuti più tardi, eccoci al parcheggio, da cui ammiriamo le pareti scalate; il Pilastro Emmenthal è molto evidente, al centro della foto:
E domani si replica, ma in alta quota e su canali innevati!
Tanto per peggiorare un po' la situazione, i due ragazzi che ci precedono se ne stanno appollaiati alla terza sosta, sotto lo strapiombo che costituisce la partenza della quarta lunghezza, quando... decidono che non se la sentono e tornano indietro in corda doppia...
Ok, allora tocca a noi!
Percorro la terza lunghezza (4c) e mi appendo alla terza sosta, da cui recupero un preoccupato Wil, che sale parlando di strani ed incontrollabili tremori di gamba...
Quando mi raggiunge, mi fa sapere che se per caso volessimo rinunciare anche noi allo strapiombo dell'ultimo tiro, lui non se la prenderebbe affatto...
Ma figurati, tienimi che ci provo!
In effetti la quarta lunghezza (5a) non è banale, ma supero l'ostacolo e salgo la placca verticale:
Una quarantina di metri dopo, eccomi sbucare in vetta al pilastro, con la placca che si abbatte ed una rassicurante sosta da cui recuperare il socio.
Poi tocca a lui: io da sopra non vedo come sale, ma dopo qualche incertezza la corda "viene", sta salendo a buon ritmo.
Grandissimo!
Infine, ecco sbucare il suo casco blu: gli ultimi passi...
La vetta!
L'espressione è un po' provata, soprattutto a causa del dolore provocato dalle scarpette, ma c'è viva soddisfazione.
Come in altri contesti della vita, quando non ci sono molte altre vie di uscita da un problema, l'unica cosa è affrontare con decisione le difficoltà; dopo il giustificato tentennamento iniziale, l'animo razionale del nostro provetto alpinista reagisce, anche confidando a mente lucida sull'indubbio aiuto dei due rami di corda che uniscono il suo imbrago alla sosta lassù in vetta.
Come era successo a me alle prime uscite in parete (e che parete: la Rocca Castello!), ad un certo punto realizzi che sei con qualcuno che sa quel che fa, sei assicurato da una corda, dunque rompi gli indugi e sali, magari talmente concentrato da non pensare nemmeno più a tutto il vuoto che ti vedresti tra le gambe.
In definitiva, Wil se la cava alla grande, poi improvvisiamo un corso accelerato di calata a corda doppia e via, eccolo lanciarsi verso il basso:
Sotto di noi, il Forte di Bard.
Una serie di quattro calate ci riporta alla base della parete.
Una quarantina di minuti più tardi, eccoci al parcheggio, da cui ammiriamo le pareti scalate; il Pilastro Emmenthal è molto evidente, al centro della foto:
E domani si replica, ma in alta quota e su canali innevati!
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