sabato 1 ottobre 2011

BEC RATY (m 2.417): Ex Art. 18


Sabato 1 ottobre 2011




Io, Manu e Paolino l'Alpino



Finalmente si torna in montagna!
Dopo il (fantastico) mare della Puglia e dopo la vendemmia, il meteo ci offre giornate incredibili... oltre 30°C ad ottobre!
Il Bec Raty (m 2.417) mette d'accordo tutti: andiamo a salire la via Ex Art. 18 (6a+ TD 9L 300 m), in alta Valle di Champorcher.
Si va con la mia auto, sperando che la stradina sterrata negli ultimi 2 km non faccia danni alla vettura ribassata...

Partenza alle 6,00, con sosta colazione. Con calma, eccoci di fronte alla parete sud-est del Bec Raty, che mi trovo a scalare per la quarta volta.

Condizioni magnifiche, non una nuvola in cielo (infatti, io avrei preferito scalare ancora un ultimo Quttromila in stagione...):

In una ventina di minuti raggiungiamo l'attacco, condotti da un evidente sentiero; la via infatti è molto ripetuta:

La roccia è serpentino, non il massimo della vita, ma qui si trova un buon compromesso tra arrampicata sportiva ed ambiente di montagna, con chiodatura a spit molto generosa.

Sono le 10,00 quando ci leghiamo: il sole picchia duro e non c'è una nuvola in cielo.

Paolino sale il primo tiro (4b):

Seguo io, poi Manu, nel diedro:

Il secondo tiro si fa impegnativo (6a): Prima un pilatrino da salire lungo un diedro verticale, poi una placca molto liscia da traversare verso sinistra, quindi ancora una placca verticale decisamente povera di appigli:



Al terzo tiro passo avanti io, ma superato il primo muro verticale mi imbatto in uno strapiombo piuttosto ostico e decisamente mal protetto...

Ancora bello brasato dal tiro precedente, faccio un paio di tentativi, ma non mi fido: non mi va di atterrare in cengia e lasciarci una caviglia...

Prova Paolino, che dopo un paio di parolacce ci mostra un bel volo con atterraggio dritto in cengia... fortunatamente, senza conseguenze.

Manu sale e passa. Alla faccia del 5a, diciamo tutti...

Torno avanti io e scalo il lunghissimo e magnifico quarto tiro (5c): un diedro verticale, poi una placca, quindi un pronunciato strapiombo ben manigliato, un traversino tecnico in placca ed una salita decisamente verticale in dulfer, su ottima lama; un lungo muro a tacche conduce alla grande cengia dove trovo la sosta:

Sosta fisiologica in parallelo per Manu e Paolino, che non posso proprio descrivere...

Quinto tiro (5a): salgo la placca appoggiata che segue, quindi un muro verticale, con un passo a destra in spaccata per andare a reperire un camino, fino alla sosta sotto ad un evidente strapiombo:

Seguono i due tiri più duri della via, quindi lascio volentieri il comando a Manu.

La sesta lunghezza (6a) attacca bella dura, in strapiombo con movimenti verso destra,
quindi una placca con risalti più verticali e rarissimi appigli:



















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